Antenna 5G su cielo azzurro e nuvoloso

COVID-19 e 5G: cosa succede?

L’emergenza sanitaria a livello mondiale continua, anche se il lockdown di intere nazioni e continenti sta iniziando a dare, lentamente e con grande sacrificio, i suoi frutti. La riduzione dei contagi da Covid-19 è però ancora troppo bassa per poter dire di essere rientrati dal clima di paura che ci circonda ormai da mesi. Ciò che tuttavia siamo ben distanti dallo sconfiggere è, purtroppo, il divagarsi di un fenomeno ancor più virale del Coronavirus: le fake news. Questo accade principalmente perché, in un periodo storico incerto come quello che stiamo vivendo, si è alla continua ricerca di risposte immediate a quesiti complessi che hanno necessariamente bisogno di studi ed analisi che si protraggono nel tempo. L’ansia da conoscenza immediata, unita alla paura di correre rischi alla salute, porta spesso a trarre conclusioni prive di corrette basi scientifiche che le comprovino.

Medico tiene tra le mani un planisfero in scala coperto a metà da una mascherina per descrivere la situazione mondiale a seguito dell'epidemia da Covid-19
Fonte: Ansa

È esattamente ciò che sta accadendo in questi giorni con il vasto tema del 5G. Si passa da complotti segreti orchestrati da alcuni stati per ragioni sconosciute, all’aumento dei casi di tumore derivanti da esposizioni ad onde elettromagnetiche delle antenne di nuova generazione, fino ad arrivare ad affermare una correlazione tra il diffondersi del Covid-19 proprio a causa dal 5G. Questi dunque tra i motivi alla base dell’escalation di rabbia e violenza che ha portato alcuni individui a dare letteralmente fuoco a ripetitori di onde in Olanda, Gran Bretagna, Irlanda e Nuova Zelanda. Gli sforzi della comunità scientifica volti ad affermare l’estraneità tra i due fenomeni sembrano non avere effetto sui cosiddetti dimostratori anti-5G, sparsi per il globo. Lo afferma anche il Ministero della Salute italiano, nell’apposita pagina web dedicata al contrasto delle bufale su internet:

“Non ci sono evidenze scientifiche che indichino una correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G. Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all'esposizione alle tecnologie wireless.” 

Estremità superiore di un'antenna per la trasmissione di segnale 5G circondata da cielo azzurro e nuvole bianche e grigie
Fonte: Dr Commodore

Facebook, il social network più utilizzato per la diffusione di notizie false, proprio per il l’immenso numero di utenti che giornalmente vi navigano, corre però ai ripari. A seguito di forti critiche da parte di attivisti e politici, ha prontamente deciso di chiudere una delle maggiori pagine britanniche, dall’evocativo nome “Stop5GUK”, che, con decine di migliaia di utenti attivi, diffondeva informazioni false. In seguito, il social di Zuckerberg ha dichiarato che, d’ora in poi, adotterà politiche più aggressive contro i gruppi che diffondono teorie cospirazioniste.

Mark Zuckerberg, Ceo e founder di Facebook con microfono in mano ad una conferenza
Fonte: InTime

Anche YouTube ha deciso di prendere una posizione forte in merito alla questione dei legami tra la diffusione del Covid-19 e le reti 5G. La piattaforma per la condivisione di video più grande al mondo ha, infatti, annunciato di voler ridurre la visibilità dei “video raccomandati” che parlano di tali teorie agli utenti e, nei casi più evidenti, in cui tali video violeranno esplicitamente le linee guida legate ad una corretta informazione sul tema, procederà con la rimozione.

Logo di Youtube nero, rosso e bianco con sullo sfondo alcuni schermi di computer sfocati
Fonte: Tecno Android

Due sono in particolare le notizie false più rilevanti che circolano sui social media:

  • i batteri sono in grado di trasmettersi attraverso le onde elettromagnetiche;
  • il 5G indebolisce il sistema immunitario umano accrescendo la letalità del Covid-19.

La prima notizia falsa poggia su uno studio congiunto realmente condotto nel 2011 tra la Northeastern University di Boston e l’Università di Perugia secondo il quale le onde elettromagnetiche incidono su specifiche reazioni chimiche dei batteri e non sulla proliferazione delle rispettive colonie, come falsamente riportato.  Inoltre, è fondamentale sapere che il Covid-19 non è un batterio, ma bensì un virus e di conseguenza, nonostante esistano alcuni virus respiratori, la sua resistenza fuori dall’organismo è decisamente bassa. Al contrario, i batteri sono in grado di riprodursi nell’ambiente esterno, su qualunque superficie.

Sulla seconda fake news, ci sono diversi studi che confermano come il livello delle onde radio 5G sia basso nella scala di frequenza dello spettro elettromagnetico. Una delle indagini più significative in questo ambito è quella del professore di microbiologia cellulare Simon Clarke, dell’University of Reading (estensione dell'Università di Oxford nel Berkshire), il quale afferma, in sintesi, che a differenza dei raggi UV e dei raggi X con frequenze decisamente più elevate, le onde radio del 5G, non sono abbastanza potenti da danneggiare le cellule.

Tastiera da computer con tasti bianchi in cui sono stati disegnate delle lettere in rosso per formare la scritta fake news
Fonte: Secolo d'Italia

Di fronte alla crisi sanitaria più spaventosa che l’epoca moderna abbia mai affrontato, è auspicabile che scorrendo le notizie su internet si abbia la coscienza di essere razionali, di non credere a tutto ciò che si legge, a non condividere false informazioni e quindi di riuscire a scindere il reale dal surreale, nonostante l’incalzante paura di mettere a rischio la propria salute. Le conseguenze dei roghi alle torrette 5G avvenuti nel corso di questa settimana, sono state di mettere a repentaglio un’infrastruttura digitale affidabile ed al momento essenziale per il mantenimento di collegamenti e comunicazioni stabili, soprattutto tra strutture ospedaliere, centri di ricerca e case di cura, e tutto ciò è inaccettabile.


McDonald's e Audi

Coronavirus: nuovi loghi per le aziende

di Roberto Faraci
tempo di lettura: 3 minuti

In questi giorni stiamo vivendo un momento particolarmente difficile. Questa terribile pandemia, causata dal Covid-19, ci costringe ad attuare un unico, quanto vitale, comportamento: restare a casa per rimanere uniti. Sembra quasi un ossimoro, eppure è la triste realtà. Ma così come noi, improvvisamente, siamo chiamati a cambiare le nostri abitudini quotidiane, rinunciando a molti dei piaceri della vita, anche le grandi aziende si adeguano.

Coronavirus e Real-time Marketing

Il Real-time Marketing è la capacità di un’azienda di reagire e rispondere velocemente a stimoli ed eventi esterni. L’obiettivo è monitorare quelle tendenze che sono di interesse collettivo in un determinato periodo, e successivamente cavalcarne l’onda, semplicemente perché la gente ne parla. Il Covid-19, seppur ne faremmo volentieri a meno, purtroppo non è uno di quei trend che dura qualche giorno, o al più qualche settimana. Questo isolamento, che poi diverrà “convivenza”, per citare il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è destinato a durare ancora per molto tempo, e probabilmente sarà la ragione per cui ricorderemo sempre questo 2020.

Raramente capita di vedere un episodio di Real-time Marketing alla portata di tutti. Per intenderci, il famoso discorso di Greta Thumberg alle Nazioni Unite, riassumibile con “Right here, right now”, è stato remixato e introdotto in numerosi contesti, ma chiaramente doveva esserci una coerenza di fondo. Oppure, si pensi al complottismo sulla terra piatta, in quell'occasione ad essere geniale fu la campagna di Risiko, con la foto della mappa da gioco e la scritta “Caso chiuso!”. Il Covid-19 sta segnando la vita di tutti noi, e, proprio per questo, il Real-time Marketing non è, come nella maggior parte dei casi, un semplice post o una serie di stories su Instagram. Le aziende, per promuovere il distanziamento sociale ed esortare le persone a rimanere a casa, hanno modificato i loro loghi!

Da McDonald’s a Coca Cola, Da Audi a Volskwagen

Tra i marchi celebri meritano una menzione speciale:

  • McDonald’s, che ha modificato il proprio logo distanziando i due estremi della nota “M”.
  • Audi, che ha staccato i suoi celebri quattro cerchi, commentando così su Facebook: “Prendere le distanze, ma stando insieme”.
McDonald's e Audi
Fonte: tg24.sky.it
  • Coca Cola, che si è fatta notare con un digital signage pubblicato nella deserta Times Square, nella bellissima New York. Il noto marchio, oltre a distanziare maggiormente le lettere del suo logo, metteva in risalto lo slogan “Stare separati è il modo migliore per rimanere in contatto”. Coca Cola ha anche deciso di rinunciare agli investimenti pubblicitari previsti per aprile, anche in Italia, decidendo di reinvestire queste somme di denaro in donazioni a chi combatte questa pandemia.
  • Volskwagen, altro marchio automobilistico, ha distanziato la “V” e la “W
  • Milan, che ha separato i tre colori diversi del suo logo (nero, rosso e bianco). “Distance is the new strength”, conclude la società rossonera.
  • Chiquita, il noto marchio delle banane, ha fatto sparire dal suo logo la signorina Chiquita, l’iconica donna rappresentata con un cesto di frutti in testa: “Io sono già a casa. Per favore fate lo stesso anche voi e proteggete voi stessi”.

L’importanza del messaggio

Non solo, quindi, politici, autorità sanitarie, calciatori e vip di ogni genere. Anche le aziende si sono messe in gioco per promuovere il distanziamento sociale, e lo hanno fatto con azioni di marketing semplici ma per nulla banali. “Personalmente stimo molto le aziende che in questo momento stanno adottando comportamenti socialmente importanti.” – così ha affermato il pubblicitario Lorenzo Marini. L’intenzione, da parte di queste aziende, di lanciare messaggi di vicinanza, empatia e condivisione emotiva, è riuscita perfettamente.

coca cola
Fonte: artwave.it

Dal mio punto di vista, queste azioni di Real-time Marketing hanno una valenza molto più forte di quel che si può immaginare. Pensate ad un consumatore fedelissimo a Coca Cola, oppure ad un uomo che non comprerebbe mai un'altra auto che non sia l’Audi, o ancora ad un tifoso sfegatato del Milan. Il senso di appartenenza verso il brand di fiducia può essere così forte da convincere, magari, anche tutti coloro che ancora oggi non hanno capito a pieno la gravità della situazione.

#StayHome #Restateacasa

 


#iorestoacasa

#IoLoFaccioACasa il digital mood che sta invadendo i social

di Laura Marina Popa
tempo di lettura: 3 minuti

#IoLoFaccioACasa, un hashtag e 10.000 influencer coinvolti nell'iniziativa per trascorrere le giornate a casa in modalità digital.
Parlando di Influencer Marketing è immediata l’associazione di quest’attività con la sponsorizzazione di prodotti o servizi. Gli influencer ricoprono un ruolo ben più elevato della sola sponsorizzazione di prodotti quando riescono ad utilizzare la loro influenza per lanciare messaggi a sfondo sociale.

La call to action #IoLoFaccioACasa, promossa da diversi brand e a cura di creator italiani, è un “raccoglitore” di contenuti attraverso il quale poter condividere attività da fare direttamente da casa.

Fonte: Engage

Si tratta di un’iniziativa gratuita promossa dai principali player italiani dell’IM per supportare le indicazioni governative. Tra i promotori dell’iniziativa Buzzoole, Flu, FUSE e OpenBox, cui si aggiungono le agenzie media di Omnicom Media Group con le sigle OMD, PHD, Hearts&Science e Omni@ e di WPP con la media holding GroupM e le sue agenzie Mindshare, MediaCom, Wavemaker e molti altri.

In questa particolare situazione, gli influencer per la capacità di raggiungere in modo rapido, coinvolgente ed incisivo diverse fasce d’età, rappresentano un ottimo mezzo per sensibilizzare la campagna. Si vuole dare un supporto ad amplificare le indicazioni degli enti istituzionali per creare un senso di responsabilità diffusa, perché restare a casa non è mai stato così necessario.

Al centro di questa campagna c’è l’idea che si può stare a casa, ma continuando a divertirsi, lavorare, studiare, coltivare le proprie passioni o scoprirne nuove.

Per farlo si stanno coinvolgendo migliaia di creators, chiedendo loro di realizzare contenuti utili per chi si trova in casa.

La campagna, partita il 13 marzo, si è sviluppata con l’apertura del profilo Instagram @IoLoFaccioACasa e la Pagina Facebook volti a presentare l’iniziativa e annunciare il palinsesto di dirette dei creators coinvolti, la condivisione dei post e delle storie.

Pagina Instagram
Fonte: Instagram

Sono stati messi a disposizione dei filtri realizzati ad hoc e numerosi sono i post e le storie che stanno animando il profilo con l’hashtag #IoLoFaccioACasa. Altrettanto numerose sono le accezioni a questo tag che mantengono la struttura #ioXXXacasa, come ad esempio #IoMiAllenoACasa o #IoMiDivertoACasa.

Nonostante la situazione drammatica che stiamo vivendo ed affrontando, i social e la forza della condivisione positiva possono essere un ottimo mezzo per sentirci tutti più vicini e abbattere la barriera della lontananza fisica. Non ci resta altro che condividere i nostri momenti e raggruppare il tutto in un grande #IoLoFaccioACasa.


Birra Corona Extra con limone

Brand Equity: il caso Corona Extra

di Simona Galioto
Tempo di lettura: 2 minuti

I social media sono un posto meraviglioso. Anche durante un periodo grigio, come quello che stiamo vivendo adesso, caratterizzato dalla diffusione del coronavirus, si riesce a sdrammatizzare attraverso contenuti ironici e divertenti. Tra questi non potevano mancare di certo i meme, contenuti virali per eccellenza nel mondo digital, e le associazioni stravaganti che hanno coinvolto il virus; quelli di maggiore successo riguardano la birra Corona e il Covid19.

Birra Corona con il Coronavirus e altre birre con la mascherina
Fonte: wired.it

Nonostante fosse solamente un modo della Rete per ironizzare sulla realtà, tutto ciò ha avuto delle ricadute sul marchio della nota birra, con tanto di perdite economiche per l’azienda e un calo sulla borsa di New York

Birra Corona su una spiagge. Meme durante il Coronavirus
Fonte: cdt.ch

Il motivo? Semplicemente l’assonanza del nome.

Il Coronavirus è stato battezzato così in virtù della sua struttura osservabile al microscopio. La birra Corona, invece, dovrebbe il suo nome alla decorazione della torre principale della chiesa di Nostra Signora di Guadalupe di Puerto Vallarta in Messico.

Ma tralasciando l’assonanza del nome, è ovviamente chiaro a tutti che non vi possa essere alcuna connessione tra la birra e il Covid-19. Eppure la Constellation Brands Inc (compagnia indipendente da ABinBev, per quanto riguarda il mercato americano) ha perso l’8% alla borsa di New York. Secondo un sondaggio di YouGov, la percezione dei consumatori, soprattutto statunitensi, nei confronti della bevanda è nettamente peggiorata dall’inizio di quest’anno: Il 38% degli intervistati non comprerebbe birra Corona e il 14% del campione non la ordinerebbe in pubblico. Il dato più sorprendente, però, è che il 16% degli intervistati avrebbe dichiarato di non essere sicuro che non vi sia una qualche relazione tra la birra Corona ed il Coronavirus.

Molte sono state le ricerche su Google che avevano come keywords "Coronavirus birra corona" o "Virus birra corona", l'azienda si è dunque ritrovata a dover smentire il legame tra la birra Corona e il Coronavirus.

Com’è possibile che la sola assonanza del nome abbia avuto tanto effetto sul fatturato di un brand?

I modelli di analisi del valore economico della marca, o brand equity, sono stati introdotti nella letteratura accademica da Keller e Aaker.

Secondo Keller il fattore strategico fondamentale da prendere in considerazione per lo sviluppo del valore della marca è rappresentato dalla conoscenza che i consumatori hanno del brand (brand knowledge).  Questa si fonda su due dimensioni: 

  • La consapevolezza di marca (brand awareness), che esprime la capacità della marca di essere riconosciuta e richiamata alla memoria dal consumatore, 
  • L’immagine di marca (brand image), che sintetizza le percezioni sulla marca presenti nella memoria dei consumatori e che si riflettono in associazioni di varia natura alla marca stessa.

Il modello di Keller, definito Customer Based Brand Equity, prende in considerazione il punto di vista della domanda. La forza di un marchio dipende dai clienti, il potere dello stesso risiede nella mente dei consumatori e da quello che hanno appreso su di esso. La forza di un brand dipende dal suo posizionamento competitivo e da come questo è stato costruito nel tempo.

La Corona Extra è tra le birre d’importazione più vendute negli Stati Uniti insieme a Guinness e Heineken. Ciò vuol dire che il posizionamento di questo prodotto nella mente dei consumatori è ben radicato. 

E’ evidente che la birra messicana negli anni ha operato molto bene la propria strategia di brand management, tanto che i consumatori hanno costruito un’associazione mentale con il coronvarius, assolutamente poco veritiera, solo per effetto dell’assonanza del nome. 

Birra Corona, sale e limone
Fonte: navasdistribuzione.it

Nella mente dei consumatori, americani per lo più, in riferimento al settore delle birre, la Corona Extra occupa il gradino più alto, definito top of mind. Qual è il rovescio della medaglia? 

In questo caso la diffusione del coronavirus, che contiene all’interno del suo nome la parola “corona”, e il forte posizionamento del noto brand nella mente dei consumatori, ha creato quasi inconsciamente un’associazione tra i due, che si è trasformata nella diffusione virale di meme e contenuti ironici.

Tutto questo ci fa riflettere sul fatto che anche i fattori esterni devono essere presi in considerazione dai brand, dato che possono avere sia degli effetti positivi sia, come in questo caso, conseguenze e ripercussioni negative . 

Probabilmente tra qualche mese ci ritroveremo al bar o al parco con gli amici a sorseggiare proprio una birra Corona.

#TuttoAndràBene 

 

 

 


Artificial Intelligence

COVID-19 e l'intelligenza artificiale

di Alessio Artista
Tempo di lettura: 3 minuti

Quello che state leggendo non è il solito articolo sul COVID-19. Nei prossimi due minuti non apprenderete quali sono i sintomi, come evitare il contagio o come relazionarvi con gli altri in un momento molto delicato per l’umanità.

La più recente novità sul coronavirus vede come protagonista la multinazionale cinese Alibaba Group. Vi starete chiedendo quale sia la relazione tra una società che si occupa di commercio elettronico e l’attuale emergenza sanitaria; forse che stanno aiutando l’intera umanità a fronteggiare il coronavirus? In parte la risposta è corretta ma non del tutto soddisfacente. Proviamo a capire di che si tratta.

Jack Ma Yun, fondatore di Alibaba Group
Fonte: pixabay.com

Alibaba, tramite l’Alibaba Damo Academy, ha trovato una soluzione innovativa per individuare nel minor tempo possibile la presenza del virus nelle persone, oltre all'efficacia già testata con l'apposito tampone. Grazie all’AI (Artificial Intelligence), i medici riusciranno a individuare il COVID-19 in pochi secondi. Questo metodo viene attuato tramite scansioni tomografiche computerizzate (ovvero TAC) che, grazie ad un algoritmo, individuano l’infezione in soli 20 secondi, contro i 5-15 minuti necessari che servono ad un medico per analizzare una TAC, e con un’accuratezza del 96%. Questa nuova macchina è stata “addestrata” con i dati di oltre 5'000 contagiati. Secondo quanto riferisce Alibaba, questo straordinario strumento è già in funzione ed è stato adottato in oltre 100 ospedali cinesi.

COVID-19 e l'intelligenza artificiale
Fonte: pixabay.com

L’applicazione dell’intelligenza artificiale al sistema sanitario, come in questa situazione, non è di certo il primo caso; basti pensare ad esempio a Microsoft che sta sviluppando dei computer che permetteranno di combattere il cancro riprogrammando le cellule danneggiate.

L’intelligenza artificiale, inoltre, può essere di supporto per le aziende farmaceutiche nel creare nuovi farmaci come il DPS-1181 (nome attuale) formulato da Centaur Chemist. Centaur Chemist è un approccio ideato da Exscentia, la prima azienda farmaceutica ad automatizzare la scoperta di farmaci, che “trasforma la scoperta di farmaci in una serie formalizzata di mosse e in un sistema per apprendere la strategia dagli esperti umani”. Questo ha permesso di creare in soli 12 mesi un farmaco pronto per essere testato sugli esseri umani, riducendo non solo i tempi di creazione ma abbassando notevolmente anche i costi di produzione.

Intelligenza Artificiale
Fonte: pixabay.com

Tutto questo ci porta a dedurre come oggi l'AI, oltre ad apportare dei validi vantaggi nel campo imprenditoriale ed economico, sia un valido supporto anche per il settore sanitario, che mai come in questo momento ne sente l'esigenza per fronteggiare quanto prima l'emergenza dell'intera umanità.

Questo dovrebbe portarci a dare maggior fiducia alla scienza e alle nuove tecnologie come settore principale a guida dello sviluppo dell'umanità. Ovviamente il cammino non è privo di insidie, ma il progresso scientifico e tecnologico potrebbe risolvere problemi di carattere sociale in tempi minori e con costi contenuti.


Pinterest lancia nuovi modi di fare shopping

Il successo di Pinterest: un social in ascesa

Di Antonino Ferro

Tempo di lettura: 3 minuti

Nell’ultimo periodo si è evidenziata in modo sempre più consistente l’importanza dei contenuti visuali nel processo di attrazione, coinvolgimento e conversione di nuovi contatti. Il visual content marketing è il trend del momento. Facebook, Instagram, Snapchat e Pinterest inseriscono costantemente nuove funzionalità per permettere una migliore fruizione di questo tipo di contenuti. Le persone adorano i contenuti visuali. Per questo motivo le performance dei contenuti testuali sono di molto inferiori rispetto a quelle dei contenuti visuali. Questi ultimi hanno maggiori probabilità di condivisione.

Logo Pinterest
Fonte: Pinterest.com

Pinterest, appunto è un social network basato sulla condivisione di fotografie, video e immagini. Il nome deriva dall'unione delle parole inglesi pin (spillo, puntina) e interest (interesse). Pinterest permette agli utenti di creare bacheche in cui catalogare le immagini presenti nei siti web in base a temi predefiniti oppure da loro scelti.

La notizia principale è che Pinterest nell’ultimo periodo ha superato Snapchat e si aggiudica il terzo posto dietro Instagram e Facebook. Soprattutto grazie ai nuovi aggiornamenti, il social si è conquistato un posto sempre più appetibile per brand ed inserzionisti. Il sorpasso è stato letto dagli investitori come un chiaro segnale del declino della piattaforma dei messaggini fantasma a favore della piattaforma orientata sulle immagini. Il titolo di Pinterest è balzato del 13% alla pubblicazione del report di eMarketer e continua a guadagnare oggi più del 9%. Secondo l’ultimo rapporto di eMarketer, Pinterest avrebbe superato Snapchat continuando a crescere anche nel mercato italiano. Snapchat nonostante i continui sforzi tecnologici ha iniziato a perdere il suo appeal soprattutto nei confronti degli utenti più giovani. Il numero degli utenti di Pinterest è salito a 82,4 milioni nel 2019, in aumento del 9,1% rispetto all’anno precedente, battendo gli 80,2 milioni di Snapchat con un aumento del 5,9%, secondo le stime del rapporto.

Differenze tra Pinterest e Snapchat a livello di fatturato e crescita negli ultimi anni
Fonte: www.emarketer.com

Le stime di eMarketer per Pinterest e Snapchat si riferiscono a utenti di ogni età che usano il servizio una volta al mese. Nel caso di Pinterest, si considerano gli utenti di Internet che accedono al loro account da qualunque dispositivo; per Snapchat si considera chi accede dalla app mobile.

Nel 2019, Snapchat aveva un lieve vantaggio, per un totale di 80,2 milioni di utilizzatori stimati da eMarketer. Ciò non ha evitato il sorpasso di Pinterest, con 82,4 milioni di utenti stimati l’anno scorso (+9,1%) e 86 milioni previsti per il 2021 (+4%), a coronamento di un periodo positivo per il brand. Anche per Snapchat eMarketer prevede una crescita degli utenti nel 2020, a 83,1 milioni. Ma il gap tra le due piattaforme, dicono gli analisti, continuerà ad allargarsi. Snapchat, dunque, non è in caduta libera, ma la sua debolezza è costituita dal fatto che non riesce ad allargare i suoi spazi e soffre la concorrenza dei servizi alternativi. Uno dei motivi, è che Pinterest è riuscita ad attrarre pubblico tra tutte le fasce di età, mentre l’audience di Snapchat si concentra nella fascia dei più giovani, tra i 18 e i 34 anni. Gli utenti di Pinterest rappresenteranno il 41,1% di tutti gli utenti Usa di social media, mentre Snapchat accentrerà il 39,7%. Percentuali ancora rilevanti ma mentre i numeri di Snapchat non si sposteranno nel corso del 2021, Pinterest accrescerà lievemente il suo share. Secondo Pinterest le ricerche di video ispirazionali sono aumentate del 31% all’interno della piattaforma e sempre più brand puntano sui video come mezzo di intrattenimento, comunicazione e pubblicità. Secondo una stima fornita da CNBC lo scorso dicembre, TikTok è arrivata a circa 625 milioni di utenti su base globale, anche se non sono ancora del tutto chiari i numeri dell’app. La grande forza di Pinterest degli ultimi anni è stata quella di posizionarsi come il più grande e performante social network di ricerca visiva.

Mentre Facebook si trasforma in un’infrastruttura sempre più sociale moltiplicando a dismisura le sue funzioni, YouTube diventa una vera piattaforma di streaming, Pinterest continua a essere coerente con lo scopo per cui era nato, ovvero consentire agli utenti di avere una potentissima piattaforma di ricerca visiva, fenomenale soprattutto nei settori moda, design, food e make-up.

Panoramica applicazione Pinterest e le varie funzionalità
Fonte: Studiosamo.it

Ricerca visiva e shopping rappresentano una combinazione sempre più vincente. Tra gli aggiornamenti più importanti dello scorso anno vi è sicuramente l’aggiornamento e il potenziamento di Pinterest Lens. Un nuovo design per rendere ancora più semplice scattare foto nel mondo reale e caricarle nei propri board, oltre alla possibilità di trovare oggetti di design o di moda sbirciati qua e là in negozi o camminando per strada, che Pinterest Lens è in grado di riconoscere e di trovare qualcosa di simile. Dopo questo aggiornamento quando utilizziamo il tool all’interno di un Pin sulla moda o sull’arredamento di interni per scoprire un prodotto specifico, vediamo comparire dei Pin prodotto acquistabili, ovvero dei Pin con il prezzo attuale del prodotto e un link diretto alla procedura di pagamento finale sul sito del rivenditore.

Un altro strumento si chiama Pinterest Shop diretto all’e-commerce. Un tentativo da parte dell’azienda di trovare una strada sostenibile alla profittabilità. Il titolo dell’azienda ha infatti perso quota dopo che lo scorso trimestre ha mancato gli obiettivi di fatturato. Tuttavia, Pinterest è convinta di poter ridurre le perdite, stimate tra i 10 e i 30 milioni di dollari nel 2019, rispetto a quanto previsto in precedenza, cioè perdite comprese in un intervallo tra i 25 e i 50 milioni di dollari. Secondo Piper Jaffray attualmente il leader in questo settore è Instagram che riesce a raggiungere un pubblico di potenziali clienti più giovani. Le ricerche di video ispirazionali sono aumentate del 31% all’interno della piattaforma e sempre più brand puntano sui video come mezzo di intrattenimento, comunicazione e pubblicità. Per questo l’azienda ha deciso di supportare le aziende per soddisfare questa domanda introducendo nuove funzionalità video che includono:

-Un video tab che permette alle aziende di presentare tutti i propri video in un unico luogo;

-Un aggiornamento dell’uploader che permette di caricare i video direttamente su Pinterest;

-Lifetime analytics con informazioni dei video e statistiche nel tempo;

-Pianificazione dei pin per programmare in anticipo la pubblicazione dei video;

Altro aggiornamento molto interessante per i brand è stato nel 2019 con l’introduzione dei cataloghi. Grazie a questo strumento le aziende hanno l’opportunità di caricare su Pinterest il loro catalogo completo trasformando automaticamente i loro prodotti in Pin prodotto acquistabili.

L’ultima novità, in arrivo in Italia è Pinterest Trends, uno strumento che consente ai brand di comprendere meglio l’andamento dei contenuti su Pinterest, dando statistiche negli ultimi 12 mesi dei termini più cercati. Uno strumento in prospettiva utilissimo per ricerche di mercato e per accedere a dati utilissimi sul comportamento degli utenti permettendo alle aziende di capire meglio quali sono le aree in cui investire di più e allocare il maggior budget delle campagne.

Individuare gusti, preferenze e interessi grazie a dati che vengono messi per la prima volta a disposizione dei brand è l’obiettivo di Pinterest che si trasforma sempre più in un hub dalle potenzialità infinite per i marchi a metà tra Google e Amazon in grado di interpretare gli utenti a 360 gradi.


Vialli Intervista Unipr MasterSportAward2020

Gianluca Vialli: una storia di ispirazione per i giovani

di Maria Ottone
tempo di lettura: 3 minuti

Lo scorso 5 Febbraio abbiamo preso parte all'apertura della XIV edizione del MasterSport, corso leader nel settore sportivo del management, che si tiene presso l’Università degli studi di Parma.

L’evento è stato presentato da Matteo Marani (giornalista di Sky Sport), il quale ha condotto un’intervista a tu per tu con il noto Campione Gianluca Vialli, oggi Capo delegazione della nazionale, presente in qualità di ospite d’onore.

Il fondatore del MasterSport Marco Brunelli ha descritto il corso come una follia nata 24 anni fa, era un corso di soli tre mesi e si teneva a San Marino, disse che fu un’avventura entusiasmante tanto da essere arrivata fino ad oggi. Inizialmente era un corso solo sul calcio, oggi ricopre diversi settori. È lo stesso Brunelli che ha definito Gianluca Vialli come una persona che riesce a trasmettere in ogni suo discorso ai giovani positività, emozioni e passione. Durante questa presentazione è stato conferito a Gianluca Vialli il premio Master Sport Award 2020, per sottolineare il suo impegno nello sport e nel sociale.

Gianluca Vialli ritira premio Master Sport Award 2020 università di Parma

Il momento cruciale dell’evento è stato proprio quello, come si suol dire, accademico, al quale Vialli tiene particolarmente; ha esordito dicendo di sentirsi molto onorato di poter parlare in un’aula universitaria.

Il suo obiettivo sin dalle prime parole è stato quello di motivare i giovani che erano lì per ascoltarlo in qualità di mentore.

Ha raccontato che quando ha iniziato a giocare lui, il calcio era diverso, erano 18 giocatori, un allenatore, un presidente, un direttore sportivo e un massaggiatore; oggi le squadre di calcio sono delle macchine da guerra, la parte commerciale viaggia insieme a quella sportiva.

Gianluca Vialli al Dipartimento di Economia dell'Università di Parma

L’obiettivo della conversazione è stato un po' quello di ripercorrere le tappe della sua carriera, ha raccontato di aver capito quale sarebbe stata la sua vocazione a soli 3 anni, quando ha tirato il suo primo calcio ad un pallone. Il nonno di un suo amico diceva sempre: “Se troverai una passione e riuscirai a trasformarla in un lavoro ti sembrerà di non aver mai lavorato un giorno nella tua vita” e Gianluca Vialli ha aggiunto: “Io non ho mail lavorato per 40 anni, lo avrei fatto anche gratis, ma mi sono sempre fatto pagare il massimo”.

L’augurio fatto dal campione ai giovani è stato quello di trovare un lavoro che gli permetta di sviluppare le loro passioni e quindi di non “lavorare mai”, proprio come lui. Dice di dovere tutto al calcio e che prima di tutto ci sono le soddisfazioni, quando si scende in campo si rappresenta una squadra, una città, a volte anche una nazione, sotto la maglia c’è una persona che sente il senso di appartenenza per quello che sta facendo.

Le soddisfazioni derivano dal regalare un goal al pubblico o dal rendere tifosi e famiglia orgogliosi.

È uno sport che permette di conoscere dei colleghi-fratelli. Il calcio gli ha permesso di comprare la prima macchina a 18 anni, la prima casa, e di diventare presto indipendente.

Infatti è proprio a 18 anni che ha firmato il primo contratto da professionista con la Cremonese, in serie C, a 20 anni fu chiamato dalla Sampdoria, e passò 8 anni a Genova.

Inoltre ha anche svelato il segreto del successo, dicendo che se paghi una persona per fare un lavoro questa persona farà il lavoro in maniera professionale, se sarai fortunato. Se tu la coinvolgi, se condividi i valori, la missione e i principi, questa persona ci metterà lacrime e sangue per farlo bene. Ed è quello che fece Mantovani quando allenò la Sampdoria, la stessa Sampdoria in cui Vialli passò 8 anni.

Vendere una cosa insieme al progetto rende tutto più emotivo, Mantovani ha venduto un "perché" e Vialli ha riferito di sentirsi parte di qualcosa di più grande di lui in quei momenti.

Vialli Coppa dei Campioni
Fonte: Il Messaggero

Nel 1992 è iniziata la sua carriera nella Juventus, la prima esperienza nel calcio imprenditoriale. Vialli definisce la Juventus come una società con una grande e unica cultura sportiva, il nome che conta è il logo, non quello dietro la maglia. Anche il modo di giocare è diverso, in una società di questo calibro o vinci o impari qualcosa. E poi ha ricordato con affetto la vittoria, ma soprattutto il momento in cui ha potuto alzare la Coppa dei Campioni con la Juve, ha rappresentato una delle più grandi emozioni nella sua carriera.

Una delle parti maggiormente di ispirazione per gli studenti del MasterSport è stata quella in cui ha parlato di leadership. Matteo Marani gli ha espressamente chiesto cosa rappresenta per lui la leadership, e la riposta è stata tutt'altro che accademica. Vialli ha detto che per essere un leader è necessario trasmettere i caratteri fondamentali, i valori, ed essere d’esempio per gli altri. Durante la sua esperienza da allenatore al Chelsea ha imparato a lavorare sulla propria introspezione, per essere realmente d’aiuto ai suoi compagni e colleghi, perché non era solo l’allenatore ma anche un giocatore, ha ricoperto il cosiddetto ruolo di Player Manager.

MasterSport Award 2020 Intervista Viall

Alla fine del suo intervento ha ricordato ai giovani che come dice il suo amico Alex Ferguson è importante staccare la spina, altrimenti non si riesce a dare il meglio di sé.

Possiamo concludere dicendo che Gianluca Vialli oltre alla carriera brillante, può essere considerato un campione umile, ma soprattutto una persona da cui i giovani, che intraprenderanno o hanno già intrapreso un percorso come quello offerto dal MasterSport, possono solo trarre ispirazione.


Coronavirus: chiariamoci le idee

La Cina è in quarantena: strade deserte, scuole chiuse, mezzi pubblici inutilizzabili e produzione industriale sospesa. No, non è il prologo di un film apocalittico sulla fine del mondo, ma le conseguenze della diffusione dell’ormai noto coronavirus. Tv, giornali e social media sono in continuo aggiornamento con notizie provenienti da Pechino, Usa, Russia ed Italia che hanno momentaneamente bloccato i voli e inizia a manifestarsi una certa diffidenza nei confronti della popolazione cinese. Ma cosa sta davvero accadendo? Chiariamoci le idee.

Turisti cinesi con mascherine per corona virus in aereoporto
Fonte: Thenational

I coronavirus, innanzitutto, fanno parte di un’ampia famiglia di virus in grado di causare sia malattie comuni come un semplice raffreddore, fino ad arrivare a patologie più gravi come la SARS (Sindrome respiratoria acuta grave), già manifestatasi in Cina nel 2002 con 8.000 persone contagiate e 775 decessi accertati, o la MERS (Sindrome respiratoria mediorientale). Quello manifestatosi per la prima volta a Wuhan, è dunque un nuovo ceppo mai stato identificato precedentemente dall'uomo, dal nome "Coronavirus 2019-nCoV".

Virus Coronavirus 2019-nCoV al microscopio
Fonte: Wikipedia

Attualmente non è noto come si sia sviluppato. Alcuni sostengono che sia arrivato all’uomo dal serpente e dal pipistrello (molte altre malattie respiratorie simili a questa, provengono proprio da questi animali). Altri affermano invece, che si sia propagato dal mercato del pesce della cittadina cinese, anche se, a ben vedere, non ci sono riscontri oggettivi sulla presenza del primo paziente su cui è stato riscontrato il virus al mercato, in periodi antecedenti il primo dicembre (giorno del suo ricovero). A far discutere è stata inoltre la comunicazione tardiva da parte delle autorità di Pechino, all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OSM), circa la diffusione del nuovo agente infettivo, arrivata soltanto a fine mese. Dalla provincia orientale di Hubei, il nuovo coronavirus si sarebbe propagato in altre zone della Cina arrivando rapidamente, a causa degli spostamenti aerei, in altre parti del mondo. Da dicembre ad oggi sarebbero 20 mila i contagi ed oltre 400 le morti causate dal virus. Da qui è possibile monitore la diffusione in tempo reale grazie alla mappa fornita dalla Johns Hopkins University.

Soltanto il 20 gennaio è stata scoperta la trasmissibilità tra esseri umani del nuovo ceppo, dalla National Health Commission cinese: il contagio avviene attraverso il contatto con gocce di respiro di soggetti infetti, provocate da tosse, starnuti e mucosa nasale. Il tasso di contagiosità non è comunque alto, compreso tra 1,5 e 2, il che significa che ogni infetto può contagiare da una a due persone (per il morbillo, ad esempio, il tasso va da 7 a 29). Il periodo di incubazione, cioè l’arco temporale tra il contagio e il manifestarsi dei primi sintomi clinici, va dai due giorni alle due settimane, tuttavia il problema maggiore è dato dalla complessa diagnosi. Il coronavirus presenta, infatti, sintomi comuni ad una semplice influenza quali raffreddore, febbre, tosse secca e difficoltà respiratorie. Di conseguenza, in caso di sospetto contagio, sono necessari degli esami di laboratorio per confermarne la presenza. La letalità (il numero dei decessi rispetto alla percentuale dei casi), infine, è bassa; basandosi sui pazienti curati in ospedale è del 3% e, sale al 20%, nei casi più gravi. È possibile comunque consultare, per maggiori informazioni, l’apposita pagina web istituita dal Ministero della Salute.

Cinese con mascherina e smartphone in aeroporto
Fonte: Thenational

Tuttavia, non finisce qui: sono anche i risvolti economici e sociali dell’epidemia a preoccupare le grandi potenze mondiali. Anche se è ancora troppo presto per valutare i reali impatti del coronavirus sulla crescita del gigante asiatico, le prospettive non sono certo positive. È previsto che il Pil cinese perda poco più di un punto percentuale già nel primo trimestre del 2020, rispetto a quanto preventivato, se i settori più colpiti dal calo dei consumi dei cinesi (trasporti e intrattenimento pubblico), dovessero scendere del 10%, secondo quanto riportato da Standard & Poor’s. Sotto la lente d’ingrandimento degli investitori, anche il settore tecnologico: ad oggi la Cina è al secondo posto nel mercato globale per valore e quantità degli investimenti di venture capital in startup e società tecnologiche. Si teme che la relazione negativa tra epidemie ed effetti economici, comporti un calo nell'afflusso di capitali privati. Il vero problema risiede però, nella chiusura temporanea di migliaia di fabbriche che blocca la produzione e, di conseguenza, le catene del valore globalizzate non soltanto nel settore dell’automotive e della chimica.

C’è da preoccuparsi anche a livello mondiale. Pechino rappresenta quasi un terzo della crescita globale con una quota percentuale superiore ad Europa, Usa e Giappone messe insieme, come ribadito da Andy Rothman, economista di Matthews Asia. Di conseguenza, alla luce di una crescita globale del 2,9% stimata per il 2020, l’impatto negativo sul Pil mondiale, potrebbe anche arrivare ad essere superiore all’1,8%.

Cinese fa shopping in un centro commerciale con buste rosse in mano e smartphone
Fonte: Luxetalent

E l’Italia? Essendo un paese che più di altri basa la propria economia sulle esportazioni e, considerando che il popolo cinese è tra i maggiori consumatori a livello globale, non si può certo stare sereni. I settori più colpiti saranno il lusso e il turismo. Il primo vale il 50% della bilancia commerciale, con i cinesi protagonisti del 28% degli acquisti (spesa media giornaliera pari a 300 euro). Il secondo, dopo un 2019 che aveva fatto registrare il record assoluto di presenze cinesi (5,3 milioni), per quest’anno dovrà prevedere numeri certamente più contenuti. Basti pensare ad una città d’arte come Firenze che prevede un calo da gennaio a maggio di circa 400 mila unità. Paura, quarantena, diffidenza e blocco degli spostamenti stanno facendo crollare il mercato cinese, fondamentale per l’Italia.

Nella speranza che in tempi brevi l’epidemia riesca ad essere contenuta, il vaccino scoperto e il virus debellato, il nostro pensiero non può non andare al Dott. Li Wenliang, uno dei primi medici cinesi ad avere intuito la pericolosità del nuovo virus. Accusato dalla polizia di Wuhan di aver “turbato l’ordine sociale e diffuso notizie false”, il medico cinese è deceduto il 5 febbraio per aver contratto il virus che aveva scoperto, ma che nessuno aveva creduto potesse esistere. Pochi giorni dopo le accuse, il coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutta la Cina. Vorremmo ricordarlo con le parole scelte da Enrico Mentana sul suo profilo Instagram:

“Beati i mondi che non hanno bisogno di eroi, addio Dott. Li”.

Dott. Li Wenliang in ospedale
Fonte: RaiNews

coppetta di gelato Grom

Il futuro di Grom

di Ketty Ilacqua
Tempo di lettura: 2 minuti

Grom nasce a Torino nel 2003 dall’idea dei due trentenni Federico Grom e Guido Martinetti, dalla chiara e semplice idea di produrre il “gelato come una volta”. Il sogno italiano era presto diventato internazionale, con un’espansione iniziata negli Stati Uniti e che aveva portato 3 nuovi grandi soci, continuata poi con l’apertura delle gelaterie a Dubai, Malibù, Parigi, arrivando a contare 17 gelaterie all'estero e 67 in Italia.

coppetta di gelato Grom
Fonte: www.horecanews.it

Nel 2015 la multinazionale Unilever acquisisce l’azienda e con essa il marchio sbarca nei supermercati, andando così a perdere proprio l’artigianalità che contraddistingueva i gelati Grom.

In questi anni il numero di gelaterie presenti sul territorio italiano è sceso a 46, ma il cambio di rotta risulta molto chiaro adesso che Unilever ha confermato quattro chiusure nel 2019 alle quali se ne sommano altre tre per il primo trimestre 2020, compresa quella della sede storica di Torino. Questo cambio, spiegano da Grom, sarebbe a supporto del piano di crescita del brand per assecondare l’evoluzione del modello di business degli ultimi anni che «tiene conto di nuove opportunità, di nuovi canali e di nuovi modelli di acquisto e consumo».

Guido e Federico Martinetti
Fonte: www.repubblica.it

Quindi Grom non sparirà dall’Italia, bensì le gelaterie faranno parte di un ecosistema in cui i diversi canali opereranno in sinergia con gli altri, tra cui degli smart format come chioschi e biciclette gelato su strada per il canale on the go, la GDO, i bar e il canale direct to consumer.

Possiamo dunque dire che il pericolo è scampato, la rete di vendita è chiaramente oggetto di revisione ma non verrà del tutto eliminata, rimarrà anzi al centro dell’esperienza e del DNA di Grom.


Amazon e il suo Marketplace

Novità in cas(s)a Amazon

di Laura Marina Popa
Tempo di lettura: 2 minuti

Amazon da anni sta investendo in ricerca sui metodi di pagamento; sta lavorando ad un nuovo sistema che permette di acquistare i suoi prodotti attraverso la scansione del proprio palmo della mano e intanto, in Italia, sta testando la possibilità di dilazionare i pagamenti a tasso zero.

Questa funzione era già presente in altri paesi quali, Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Germania.

Per il momento il colosso americano dell'e-commerce non ha ancora diffuso un comunicato ufficiale, ma la notizia appare fondata alla luce dell’opzione presente in riferimento all’acquisto di alcuni prodotti con il metodo “Pagamento a rate mensili” e alla pubblicazione di una pagina sui “Termini e condizioni dei pagamenti a rate”.

L’opzione però presenta dei limiti. Infatti, non solo al momento è disponibile solamente per un campione di utenti, ma anche solo per determinati prodotti:

  • Prodotti nuovi (Amazon Warehouse Deals esclusi)
  • Dispositivi Amazon nuovi
  • Dispositivi Amazon certificati.
Amazon offre l'opzione dei pagamenti a rate
Fonte: iGizmo.it

 

Anche l’utente deve possedere una serie di requisiti per acquistare un prodotto su Amazon pagandolo a rate:

  • Residente in Italia
  • Account it attivo da almeno 1 anno
  • “Una buona cronologia di pagamenti su Amazon.it”, come si legge sul sito: vale a dire che occorre aver acquistato spesso sul marketplace
  • Possedere una carta di credito o di debito MasterCard, VISA o American Express. Escluse le carte prepagate e il circuito Maestro.

Una volta che si è usufruito del pagamento rateale, non sarà possibile dilazionare ulteriori acquisti finché l'utente non avrà finito di pagare le rate della precedente transazione.

La dilazione di pagamento consiste in cinque rate mensili comprese di Iva e senza alcun interesse o onore finanziario. I costi di spedizione vengono inclusi nella prima rata il cui pagamento avverrà il giorno della spedizione del collo, le successive saranno addebitate ogni 30 giorni a partire dalla prima.

L'utente non può chiedere una suddivisione differente dell'importo da pagare, ma può decidere di saldare in anticipo le rate in qualsiasi momento.

Chissà se Amazon con questa nuova strategia riuscirà a conquistarsi una fetta di mercato più grande di quella che già possiede.

Infatti, è uno dei pochi marketplace che consente di pagare in comode rate il che fa sì che si distingua dagli altri e-commerce, inoltre è provato che questo metodo di pagamento riesce garantisce una maggiore accessibilità ai certe tipologie di prodotti.

Amazon e il suo Marketplace
Fonte: TuttoTech.net

Voi ne fate parte di quel campione di utenti che ha accesso a questa nuova modalità? Inserisci un prodotto nel carrello e controlla se compare la dicitura: “Paga in 5 rate mensili da xx,xx €”.