Team Oikosmos al Marketers World 2019

MARKETERS WORLD 2019: UN MIX DI EMOZIONI

di Anna Lo Coco, Roberto Faraci e Giuseppe Samperi
Tempo di lettura: 4 minuti

“Se vuoi costruire una barca non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito” - Il Piccolo Principe.

Il 18, 19 e 20 ottobre il Team Oikosmos ha partecipato al Marketers World 2019, un evento che riunisce appassionati di Digital Marketing, e freelancers di tutta Italia. Dal networking al videoediting, dal copywriting all’ipnosi passando dagli Analytics: questo, e tanto altro, è stato per noi il Marketers World 2019.

Plenario del Marketers World durante il primo giorno

Un evento che ci ha offerto la possibilità di vivere un’esperienza unica, di conoscere non solo grandissimi professionisti del settore, ma soprattutto persone straordinarie. Giorno dopo giorno la nostra stanchezza cresceva proporzionalmente alle nostre emozioni, grazie ai numerosi spunti che ci sono stati offerti. Non sono state giornate incentrate solamente sulla crescita professionale, ma ci hanno permesso soprattutto di scoprire lati nascosti di noi stessi, mettendo in luce gli angoli bui di cui non eravamo a conoscenza. Siamo stati stimolati a metterci continuamente in discussione e come non avrebbe potuto essere così?
Il fascino magnetico di Dario Vignali e dei membri della sua Family ci ha fatto apprendere quasi per osmosi anche quando eravamo distrutti a fine giornata.

Come può un evento essere indimenticabile se gli ospiti non si sentono a casa fin dal primo giorno? Come possono emozionarsi se non si sentono parte di qualcosa e, soprattutto, se non hanno modo di relazionarsi l’uno con l’altro?
I ragazzi di Marketers si saranno di certo posti queste domande!

Il primo giorno può essere riassunto in tre semplici concetti: condivisione, valori comuni e divertimento. Dietro l’apparente contesto formalizzato di networking si celava un’anticipazione dei temi che avremmo affrontato nelle giornate successive. Il grande salone che ospitava l’evento altro non era che un enorme contenitore di spunti, idee ed emozioni. Ogni spazio era apparentemente dedicato ad attività ludiche e divertenti, ma che in realtà erano molto di più di questo, non a caso

“Il Business sta all’uomo come il gioco sta al bambino” – Dario Vignali

Non possiamo dimenticarci il nostro ingresso all’interno della sala principale e lo stupore nel vedere l’esperto di jumping effettuare salti e capriole nel grande tappeto elastico. In quel momento abbiamo capito che sarebbe stato un evento indimenticabile!
Il salto fatto dall’esperto potrebbe essere comparato a quello fatto da un aspirante freelancer/imprenditore che decide di mettersi in gioco costruendo una nuova realtà. Sicuramente all’inizio non è semplice, l’ansia, la paura di sbagliare e di essere giudicati non ci permettono di avere una visione lucida di ciò che sono i nostri obiettivi. Dopo il primo salto è tutto più chiaro, qualunque sia l’atterraggio. La paura iniziale scompare e lascia spazio alla voglia di scoprire le numerose possibilità che possiamo cogliere.

“Tutte le volte che si lancia un’attività imprenditoriale si lancia un’avventura, in cui l’eroe deve misurarsi con paura, ostacoli ed insuccessi. È importante sviluppare una visione che ci dia la direzione” – Alex Bellini

Speech di Alex Bellini durante il Marketers World

Dal lato opposto della sala c’era uno spazio dedicato agli appassionati di skateboard. La visione di numerosi ragazzi che tentavano di imbattersi in qualcosa di nuovo, vederli cadere per poi rialzarsi più motivati di prima, ci ha fatto riflettere su come le cadute e gli errori debbano essere vissuti come stimoli per migliorarsi e non come sconfitte. Ogni caduta ci fa scoprire qualcosa di noi stessi, ci rende più forti e ci permette di crescere. Non è semplice rialzarsi e spesso si cade nello sconforto, ma “bisogna sempre ricordare il perché hai cominciato” - Alex Bellini. Un grande imprenditore è proprio colui che sbaglia, cade ma trova sempre la forza ed il coraggio di rialzarsi più forte e consapevole di prima.

Spesso le sconfitte vengono percepite dalla nostra mente come qualcosa di negativo, come qualcosa di cui vergognarsi, ma in realtà sono proprio queste che ci rendono consapevoli di ciò che sappiamo fare e di ciò che vogliamo diventare.

Una parte fondamentale nella vita di un imprenditore è il confronto, dove l’interlocutore può essere una persona con cui condividere passioni e valori o un competitor. In entrambi i casi il risultato è l’apprendimento di qualcosa di nuovo, in quanto il dialogo costruttivo è sempre fonte di crescita professionale e personale. A ricordarci questa fase della vita di un imprenditore sono stati i tavoli da Ping Pong, non a caso situati proprio al centro della sala, che hanno rappresentato per tutti un momento di svago e gioco. Ma c’è di più!
Durante una partita di Ping pong siamo l’uno di fronte all’altro, ad armi pari e con la stessa porzione di campo a disposizione. Probabilmente uno dei due è più forte dell’altro, ma chi perde è senza dubbio colui che si porta a casa un enorme bagaglio di conoscenze ed esperienze.
Questo è lo stesso principio che dovrebbe guidare un dialogo costruttivo; bisogna condividere la propria conoscenza, in quanto:

“ Essere gelosi del proprio obiettivo è proprio quello che non riesce a fartelo raggiungere” – Alex Bellini

E dopo aver fatto tutto questo, come si può continuare a crescere e a sviluppare un’idea o un progetto di business?
Come ben sappiamo, il mondo cambia e cambia anche il modo di fare le cose. Ogni imprenditore deve riuscire a stare a passo con i tempi e cercare di reinventarsi ed innovare la propria azienda. Questo non è semplice se fatto da soli, bisogna sempre ragionare in ottica di team e per farlo bisogna essere dei “buoni ascoltatori” non solo all’interno dell’azienda ma anche al di fuori di essa:

“Non devi essere professionista nel lavoro, devi essere professionista nella vita” – Sergio Borra

Ritornando alla citazione iniziale che ci ha guidato per tutti i tre giorni del Marketers World 2019, possiamo dire che si può insegnare la nostalgia tramite il desiderio, creando una struttura di valore condiviso.

Il Marketers World è stato come un’onda in un mare in tempesta, ci ha colpito e stravolto, permettendoci di cambiare prospettiva su noi stessi e sul concetto di team.
Sicuramente ci porteremo sempre dietro tutto ciò che abbiamo appreso in questo percorso!

“Come si fa a decidere di cambiare? Tramite le emozioni che ci spingono ad agire. La maggior parte delle persone vive in bianco e nero, quando ti emozioni la tua vita diventa per un attimo a colori” – Luca Mazzucchelli.

Team Oikosmos al Marketers World 2019


L'articolo annuncia il crollo della Borsa di New York con sede a Wall Street

La crisi del 1929: dai Tre Porcellini ai Cookies

di Carmelo Falzone
Tempo di lettura: 3 minuti

Cos’è stata la crisi del 1929 e cosa ha portato con sé?

Tutti i libri di storia ne parlano ed è uno dei temi più battuti dagli economisti, ma cosa è davvero accaduto durante il fatidico 29 ottobre 1929 e quali sono state le conseguenze nella società dell’epoca?
Siamo nel pieno degli Anni Venti, chiamati “Ruggenti” poichè è proprio durante questi anni che avviene il consolidamento degli Stati Uniti come potenza mondiale e modello da seguire in diversi settori come quelli del cinema e della musica. Il benessere era un concetto tangibile, lo si poteva davvero toccare!

Adesso è lecito chiedersi come sia possibile accostare la parola “crisi” a questo tenore così smisuratamente alto. Il concetto è molto semplice: per chi ha soldi da investire è il momento di arricchirsi. Oltre 1 milione di americani investe i propri risparmi in borsa e nel giro di pochi anni questi aumentano del 400%.

Poi la mattina del 24 ottobre 1929 (giovedì nero) accadde l’impensabile: l’indice della borsa di New York registra un inaspettato ribasso; ben 5 giorni dopo, il 29 ottobre 1929 (martedì nero), accade il definitivo crollo della borsa valori.

L'articolo annuncia il crollo della Borsa di New York con sede a Wall Street
Fonte: studiarapido.it

Si assiste così alla nascita di ondate di panico dovute al fallimento delle imprese, crollo della produzione industriale e conseguente disoccupazione, che toccherà livelli altissimi e ben presto si diffonderà in tutto il mondo.

Tuttavia, perché soffermarci solo sui suoi aspetti negativi?
Possiamo invece evidenziare delle vere e proprie novità ed invenzioni nate durante questo periodo, forse per necessità di consolazione e distrazione, e che continuano a far parte della nostra vita quotidiana:

  • Siamo ormai abituati alle “zip”, anche chiamate “chiusure lampo”, ma in loro risiede una grande importanza, collegata alle esigenze del periodo: fornivano la possibilità di indossare alcuni abiti per quasi tutto l’anno grazie alla zip aperta o chiusa.
  • Nacquero i giochi da tavolo, come il Monopoly. In particolare, divenne una nuova mania il minigolf.
  • Tra le invenzioni più dolci, invece, i cookies ci mostrano come una mancanza o un errore possa invece diventare pregio. La chef Ruth si trovava senza cacao a causa della crisi. Pensò allora di spezzettare una tavoletta di cioccolata in piccoli frammenti, sperando che si sciogliessero. Il cioccolato non si sciolse, ma il "test" ebbe un successo inaspettato.
L'invenzione inaspettata: i cookies
Fonte: pillsbury.com
  • Una delle invenzioni che sta molto a cuore ad ognuno di noi è quella dei Tre Porcellini, un cortometraggio a lieto fine di soli 8 minuti lanciato da Walt Disney: a causa dei tempi duri che stava affrontando il paese in quel periodo, il pubblico individuò nel Lupo il simbolo della crisi. Gli statunitensi si sentivano rappresentati dai tre porcellini in quanto, così come loro con il Lupo, essi stavano combattendo contro la Grande Depressione. Il film ebbe un successo senza precedenti e la canzone “Who is afraid of the Big Bad Wolf” divenne un motto per la società americana.
Il cortometraggio di Walt Disney: i Tre Porcellini
Fonte: paperpedia.fandom.com

Ad oggi sono passati ben novant’anni, ed oltre a ricordare le tragedie causate era giusto ricordare anche le poche conseguenze positive. Perché si sa, così come avvenne con la crisi del '29, un qualsiasi momento negativo (nel suo complesso), porta quasi sempre a qualcosa di positivo nel suo piccolo.


UBUNTU E IL MONDO OPEN SOURCE

di Erica Lo Verso
Tempo di lettura: 3 minuti

Quindici anni fa nasceva il sistema operativo open source più scaricato al mondo: Ubuntu. Ideato da Mark Shuttleworth  e creato dalla comunità open source e dalla società Canonical, come nuova versione Linux basata su Debian, ha ottenuto sin dagli esordi un successo inarrestabile, diventando uno dei leader del settore.

Fonte: bhmpics.com

Per chi avesse poca familiarità con questo programma, sarebbe utile ricordare le sue caratteristiche principali: è un software prevalentemente libero, quindi accessibile a tutti perché è gratuito, facile da usare e collaborativo.
«Crediamo nell'informatica per tutti, veloce ed efficace» affermano i suoi collaboratori. Il software, infatti, presenta un’interfaccia semplice e intuitiva e una serie completa di toolsutili per operare in ambienti sia domestici che aziendali, senza dover pagare diritti di licenza.

«Ubuntu: Linux per gli esseri umani» non è solo uno slogan avvincente ma una filosofia di vita. Il nome Ubuntu infatti nella cultura sub-sahariana significa letteralmente “Io sono perché siamo” e si basa sui più nobili rapporti umani di lealtà e reciprocità. Questi principi costituiscono il DNA del sistema operativo che favorisce appunto le relazioni interpersonali attraverso la condivisione e la collaborazione nelle attività di sviluppo, documentazione, traduzione e supporto orientate a migliorare il sistema.

Fonte: linuxday.it

Oggi celebriamo l’anniversario di un programma che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del software libero, che è presente su tutti i computer più popolari  (soprattutto sui computer desktop ma anche su server, smartphone, tablet, netbook e dispositivi IoT) ottenendo nel corso del tempo critiche positive e riconoscimenti significativi (migliore distribuzione nella LinuxWorld Conference and Expo nel 2005, Infoworld Bossie Award come miglior sistema operativo open source nel 2007, miglior distribuzione del Readers’ Choice Awards di Linux Journal nel 2011) e che oggi viene utilizzato ogni giorno da 20 milioni di persone in tutto il mondo.

Ogni quarto sabato di ottobre, dal 2001 a oggi, si celebra il Linux Day, attraverso vari eventi, per promuovere la libertà digitale, la condivisione e la cultura aperta veicolate dal software libero. Pertanto, quest’anno l’appuntamento è fissato per sabato prossimo, 26 ottobre e sul sito ufficiale vengono fornite indicazioni precise per organizzare un evento nella propria città. A proposito: sapevate che Torino è la città più open source d’Italia?!

Inoltre, questo è un mese di interessanti novità per l’azienda: sono in atto aggiornamenti per le versioni Ubuntu 18.04 LTS (Bionic Beaver) e Ubuntu 16.04 LTS (Xenial Xerus) per aumentare la sicurezza del sistema e parallelamente è arrivato anche Ubuntu 19.10 (Eoan Ermine) introducendo i driver NVIDIA nell’immagine ISO (favorendo soprattutto gli appassionati di videogiochi), il file system ZFS, nuovi temi e impostazioni (es. luce notturna), GNOME 3.34(permette migliori  prestazioni anche su hardware meno recenti) e tanto altro che potrete cogliere e praticare acquisendo questa nuova versione. Non essendo però una LTS release, la nuova versione di Ubuntu sarà supportata per soli 9 mesi, quindi fino a luglio 2020. «Nei 15 anni dalla prima release, abbiamo visto Ubuntu crescere dal desktop sino a diventare una piattaforma di scelta attraverso il cloud pubblico, infrastrutture open, IoT e IA» ha affermato il CEO di Canonical, Mark Shuttleworth, che aggiungendo che «con la release 19.10, Ubuntu continua a offrire un forte supporto, sicurezza e una grande efficienza a imprese, sviluppatori e, in generale, a tutta la community». Nel frattempo si parla già della prossima release: Ubuntu 20.04 LTS (Focal Fossa), sempre con ZFS e il nuovo GNOME 3.36, che inizierà ad essere sviluppato il prossimo 24 ottobre e lanciato ufficialmente il 23 aprile 2020.

Fonte: ubuntubuzz.com

Che dire? Non c’è mai limite all’innovazione e Ubuntu ci dà la possibilità di essere protagonisti del cambiamento entrando a far parte della community in modo da contribuire allo sviluppo tecnologico e far godere tutti quanti dei benefici che ne derivano.

«Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?» (Nelson Mandela)


La foto mostra i tre economisti che hanno vinto il Premio Nobel per l'Economia

PREMIO NOBEL PER L'ECONOMIA 2019

di Roberto Faraci
Tempo di lettura: 2 minuti

Oggi, lunedì 14 ottobre, a Stoccolma, è stato assegnato il premio Nobel per l’Economia a ben tre economisti, Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer, per l’approccio sperimentale nella lotta contro la povertà globale. I tre vincitori hanno diritto a 9 milioni di corone svedesi da dividersi tra loro.

I vincitori

L’indiano Abhijit Banerjee e la franco-americana Esther Duflo, marito e moglie, insegnano al Massachusetts Institute of Technology. L’americano Michael Kramer, invece, è docente ad Harvard. Stiamo parlando di tre “giovani” vincitori, in quanto tutti sotto i 60 anni. Ma il membro del trio che merita un occhio di riguardo è Esther Duflo. L’economista franco-americana non solo è la più giovane vincitrice di un premio Nobel per l’Economia, con i suoi 46 anni, ma è anche la seconda donna della storia a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Proprio su questo tema ha deciso di soffermarsi la giovane economista: “Sono onorata. Questo premio è la dimostrazione che è possibile per una donna avere successo ed essere riconosciuta per i propri successi. Spero di poter essere un esempio per moltissime donne”.

La foto mostra i tre economisti che hanno vinto il premio nobel per l'economia
Fonte: repubblica.it

Lotta contro la povertà globale

Il Comitato per i Nobel, nell’annunciare i vincitori, ha sottolineato i grandi risultati ottenuti dalle ricerche dei tre giovani economisti, in grado di “migliorare enormemente la nostra capacità di lottare in concreto contro la povertà”. E ancora, è stato evidenziato “il grande contributo nell’introduzione di un nuovo approccio per ottenere risposte affidabili sui modi migliori per combattere la povertà globale”. Un ruolo chiave è stato giocato dai numerosi studi e ricerche sul campo. In particolare, Kramer ha dimostrato quanto possa essere efficace un approccio sperimentale, usando test sul campo per mettere alla prova una serie di interventi che avrebbero potuto migliorare i risultati scolastici nel Kenyaoccidentale". Gli studi di Banerjee e Duflo, molto simili a quelli di Kramer, in quanto spesso condotti in collaborazione, sono stati effettuati in altri paesi, tra cui l’India. In sostanza, grazie ad uno di questi studi, più di 5 milioni di ragazzi indiani hanno beneficiato di programmi scolastici di tutoraggio correttivo.


GIORNATA NAZIONALE DEL MERITO

di Anna Lo Coco
Tempo di lettura: 3 minuti

Martedì 8 ottobre si è tenuta la Terza Giornata Nazionale del Merito presso la sede del Centro Filologico Milanese ideata dal Forum della Meritocrazia in collaborazione con CFMT- Centro di Formazione Management del Terziario.
Durante la giornata si è parlato di come il merito sia importante, anzi fondamentale, sia per le strategie di business delle varie aziende sia nel mondo della formazione.

Ad aprire il convegno è M. Cristina Origlia, presidente di FdM, che ha fatto presente come il destino dell’Italia è da costruire tramite delle strategie economiche e politiche accompagnate dalla trasformazione culturale, che sicuramente aiuta il paese a ricostruire le proprie virtù civiche.

Dopo una breve introduzione prende la parola Silvia Pugi, consigliere CFMT e direttore CSR di Manageritalia che ribadisce il ruolo della meritocrazia come uno dei fattori chiave per il successo di un’azienda.
L’obiettivo di quest’ultima, infatti, è innovare e l’innovazione porta dietro di sè merito e competenza, senza queste due parole chiave l’azienda non può avere successo.
Viene poi affrontato il tema della “fuga dei cervelli” che potrebbe essere evitata creando delle opportunità che permettono ai giovani di rimanere in Italia. A tal proposito vengono esposti i progetti portati avanti, uno di questi è Big, un business game che crea un confronto tra studenti e managers per dar vita a nuove idee.

In seguito prende la parola Mario Vanni, Capo di Gabinetto del Sindaco nel Comune di Milano, che elogia Milano come una città che compete e che si preoccupa che nessuno rimanga indietro. Milano come una città che accetta il merito.

Subito dopo M.Cristina Origlia dà il via ad una conversazione tra Alessandra Perrazzella, vice direttrice di Banca Italia, ed Enrico Cerreda, AD IBM Italia, sul tema del merito come mindset per innovare.

Alessandra Pezzarella si concentra su ciò che manca in Italia rispetto all’estero: l’entusiasmo, ovvero “la scintilla che scatta dentro”.
Per ritrovare questo bisognerebbe mettere da parte gli interessi individualisti ed agire per il bene comune, cercando di allargare lo sguardo e di superare una serie di egoismi che ogni individuo si porta dentro.

Enrico Cerreda sottolinea invece l’importanza dei dati, che sono al centro di ogni decisione aziendale ma anche formativa.

Entrambi parlano di innovazione e trasformazione tecnologica. Nel mondo bancario iniziano ad entrare degli ingegneri per riuscire a controllare questa trasformazione e per cercare dei nuovi spunti ed innovare grazie ad essa. IBM, dal suo canto, sta puntando alla creazione di centri europei che facciano da interfaccia tra clienti e le nuove tecnologie.

“ L’avvento della tecnologia cambia il modo di vigilare” – Alessandra Perrazzella

Inoltre Cereda afferma che bisognerebbe avere una maggiore consapevolezza delle competenze che gli italiani hanno rispetto al resto del mondo, perché possono fare la differenza.

“Dobbiamo avere la consapevolezza delle nostre capacità che sono uniche” – Enrico Cereda

Alessandra Perrazzelli apre il tema dell’inclusione affermando che il merito va di pari passo con essa.

“L’inclusione porta ricchezza all’azienda, perché la diversità porta ricchezza alle nostre aziende” – Enrico Cereda

A tal proposito IBM negli USA è riuscito a formare tantissimi ragazzi che non avevano la possibilità di iscriversi all’università, dandogli l'opportunità di inserirsi all’interno di aziende.

La parola passa a Mattia Adani, consigliere FdM, che tramite la misurazione di determinati indicatori, come il meritometro, e confrontandola con gli altri paesi europei, ha dimostrato come l’Italia debba ancora lavorare per diminuire la disuguaglianza e concentrarsi sul merito.
Sicuramente la meritocrazia è sempre più urgente ed è una battaglia di lungo termine.

Luca Peyrano, CEO di Elite, ha parlato di come la cultura imprenditoriale italiana sia forte ma non sempre aperta al cambiamento per questo si sta pensando di fare degli investimenti sugli imprenditori facendoli avvicinare sempre di più alla meritocrazia, mettendo a loro disposizione capacità e competenze che li aiutino a crescere.

“Meritocrazia è saper fallire per poi sapersi riprendere” – Roberta Guaineri
(Assessore al Turismo, Sport e Qualità della vita comune di Milano)

Si conclude con la squadra del forum della meritocrazia che ribadisce l’importanza della società civile per avere un impatto positivo, perché “più siamo, più contiamo!”.

 


TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI... LA CATENA DI MONTAGGIO COMPIE 106 ANNI!

di Samuela Maggio
Tempo di lettura: 2 minuti

“C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.”

Era questa la filosofia di Henry Ford, uno dei fondatori della Ford Motor Company e padre del fordismo. Ma facciamo un piccolo passo indietro… 

Chi è Henry Ford?
Henry Ford nasce il 30 luglio 1863 a Greenfield, Michigan, e si appassiona ai motori da giovanissimo. A soli 15 anni aveva già costruito il primo motore a vapore! Nel 1908, con l’introduzione della Model T, realizzò il suo sogno di produrre un'automobile dal prezzo concepibile, affidabile ed efficiente.

Fonte: thehenryford.org

Sebbene la catena di montaggio nacque con Frederick Taylor, è ad Henry Ford attribuito il merito  per l’effettiva applicazione di tale metodo, avvenuta il 7 ottobre 1913. Taylor intuì che, per ottimizzare il lavoro, sarebbe stato conveniente dividere il sistema produttivo in tante piccole unità, elementari e replicabili, che permettevano di risparmiare tempo ed energia. La giornata lavorativa degli operai della catena di montaggio consisteva, quindi, nel continuo svolgimento di determinati movimenti ed operazioni.

Henry Ford, forte della sua innovativa mente imprenditoriale, oltre ad aver applicato il metodo del collega Taylor nell’industria automobilistica, incentivò i suoi operai innalzando i salari. Il risultato si tradusse in un benessere mai conosciuto tra le classi operaie, a cui venne permesso di diventare i consumatori del bene da loro stessi prodotto. Bastò soltanto un’ora per la realizzazione di un’automobile, al contrario delle 12 precedenti. Questo fenomeno, spesso definito anche come “ideologia”, passò alla storia come fordismo e, grazie alla sua efficacia, si diffuse rapidamente nel mondo dell’industria di ogni settore.

Fonte: ansa.it

Oggi la catena di montaggio continua ad esistere e a dare grandi risultati, influenzata dall’odierno progresso tecnologico: si è infatti evoluta, automatizzandosi al punto da essere popolata da robot industriali, i nuovi sostituti degli operai.

“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo” - Henry Ford