La Cina è in quarantena: strade deserte, scuole chiuse, mezzi pubblici inutilizzabili e produzione industriale sospesa. No, non è il prologo di un film apocalittico sulla fine del mondo, ma le conseguenze della diffusione dell’ormai noto coronavirus. Tv, giornali e social media sono in continuo aggiornamento con notizie provenienti da Pechino, Usa, Russia ed Italia che hanno momentaneamente bloccato i voli e inizia a manifestarsi una certa diffidenza nei confronti della popolazione cinese. Ma cosa sta davvero accadendo? Chiariamoci le idee.

Turisti cinesi con mascherine per corona virus in aereoporto
Fonte: Thenational

I coronavirus, innanzitutto, fanno parte di un’ampia famiglia di virus in grado di causare sia malattie comuni come un semplice raffreddore, fino ad arrivare a patologie più gravi come la SARS (Sindrome respiratoria acuta grave), già manifestatasi in Cina nel 2002 con 8.000 persone contagiate e 775 decessi accertati, o la MERS (Sindrome respiratoria mediorientale). Quello manifestatosi per la prima volta a Wuhan, è dunque un nuovo ceppo mai stato identificato precedentemente dall’uomo, dal nome “Coronavirus 2019-nCoV“.

Virus Coronavirus 2019-nCoV al microscopio
Fonte: Wikipedia

Attualmente non è noto come si sia sviluppato. Alcuni sostengono che sia arrivato all’uomo dal serpente e dal pipistrello (molte altre malattie respiratorie simili a questa, provengono proprio da questi animali). Altri affermano invece, che si sia propagato dal mercato del pesce della cittadina cinese, anche se, a ben vedere, non ci sono riscontri oggettivi sulla presenza del primo paziente su cui è stato riscontrato il virus al mercato, in periodi antecedenti il primo dicembre (giorno del suo ricovero). A far discutere è stata inoltre la comunicazione tardiva da parte delle autorità di Pechino, all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OSM), circa la diffusione del nuovo agente infettivo, arrivata soltanto a fine mese. Dalla provincia orientale di Hubei, il nuovo coronavirus si sarebbe propagato in altre zone della Cina arrivando rapidamente, a causa degli spostamenti aerei, in altre parti del mondo. Da dicembre ad oggi sarebbero 20 mila i contagi ed oltre 400 le morti causate dal virus. Da qui è possibile monitore la diffusione in tempo reale grazie alla mappa fornita dalla Johns Hopkins University.

Soltanto il 20 gennaio è stata scoperta la trasmissibilità tra esseri umani del nuovo ceppo, dalla National Health Commission cinese: il contagio avviene attraverso il contatto con gocce di respiro di soggetti infetti, provocate da tosse, starnuti e mucosa nasale. Il tasso di contagiosità non è comunque alto, compreso tra 1,5 e 2, il che significa che ogni infetto può contagiare da una a due persone (per il morbillo, ad esempio, il tasso va da 7 a 29). Il periodo di incubazione, cioè l’arco temporale tra il contagio e il manifestarsi dei primi sintomi clinici, va dai due giorni alle due settimane, tuttavia il problema maggiore è dato dalla complessa diagnosi. Il coronavirus presenta, infatti, sintomi comuni ad una semplice influenza quali raffreddore, febbre, tosse secca e difficoltà respiratorie. Di conseguenza, in caso di sospetto contagio, sono necessari degli esami di laboratorio per confermarne la presenza. La letalità (il numero dei decessi rispetto alla percentuale dei casi), infine, è bassa; basandosi sui pazienti curati in ospedale è del 3% e, sale al 20%, nei casi più gravi. È possibile comunque consultare, per maggiori informazioni, l’apposita pagina web istituita dal Ministero della Salute.

Cinese con mascherina e smartphone in aeroporto
Fonte: Thenational

Tuttavia, non finisce qui: sono anche i risvolti economici e sociali dell’epidemia a preoccupare le grandi potenze mondiali. Anche se è ancora troppo presto per valutare i reali impatti del coronavirus sulla crescita del gigante asiatico, le prospettive non sono certo positive. È previsto che il Pil cinese perda poco più di un punto percentuale già nel primo trimestre del 2020, rispetto a quanto preventivato, se i settori più colpiti dal calo dei consumi dei cinesi (trasporti e intrattenimento pubblico), dovessero scendere del 10%, secondo quanto riportato da Standard & Poor’s. Sotto la lente d’ingrandimento degli investitori, anche il settore tecnologico: ad oggi la Cina è al secondo posto nel mercato globale per valore e quantità degli investimenti di venture capital in startup e società tecnologiche. Si teme che la relazione negativa tra epidemie ed effetti economici, comporti un calo nell’afflusso di capitali privati. Il vero problema risiede però, nella chiusura temporanea di migliaia di fabbriche che blocca la produzione e, di conseguenza, le catene del valore globalizzate non soltanto nel settore dell’automotive e della chimica.

C’è da preoccuparsi anche a livello mondiale. Pechino rappresenta quasi un terzo della crescita globale con una quota percentuale superiore ad Europa, Usa e Giappone messe insieme, come ribadito da Andy Rothman, economista di Matthews Asia. Di conseguenza, alla luce di una crescita globale del 2,9% stimata per il 2020, l’impatto negativo sul Pil mondiale, potrebbe anche arrivare ad essere superiore all’1,8%.

Cinese fa shopping in un centro commerciale con buste rosse in mano e smartphone
Fonte: Luxetalent

E l’Italia? Essendo un paese che più di altri basa la propria economia sulle esportazioni e, considerando che il popolo cinese è tra i maggiori consumatori a livello globale, non si può certo stare sereni. I settori più colpiti saranno il lusso e il turismo. Il primo vale il 50% della bilancia commerciale, con i cinesi protagonisti del 28% degli acquisti (spesa media giornaliera pari a 300 euro). Il secondo, dopo un 2019 che aveva fatto registrare il record assoluto di presenze cinesi (5,3 milioni), per quest’anno dovrà prevedere numeri certamente più contenuti. Basti pensare ad una città d’arte come Firenze che prevede un calo da gennaio a maggio di circa 400 mila unità. Paura, quarantena, diffidenza e blocco degli spostamenti stanno facendo crollare il mercato cinese, fondamentale per l’Italia.

Nella speranza che in tempi brevi l’epidemia riesca ad essere contenuta, il vaccino scoperto e il virus debellato, il nostro pensiero non può non andare al Dott. Li Wenliang, uno dei primi medici cinesi ad avere intuito la pericolosità del nuovo virus. Accusato dalla polizia di Wuhan di aver “turbato l’ordine sociale e diffuso notizie false”, il medico cinese è deceduto il 5 febbraio per aver contratto il virus che aveva scoperto, ma che nessuno aveva creduto potesse esistere. Pochi giorni dopo le accuse, il coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutta la Cina. Vorremmo ricordarlo con le parole scelte da Enrico Mentana sul suo profilo Instagram:

“Beati i mondi che non hanno bisogno di eroi, addio Dott. Li”.

Dott. Li Wenliang in ospedale
Fonte: RaiNews