Antenna 5G su cielo azzurro e nuvoloso

COVID-19 e 5G: cosa succede?

L’emergenza sanitaria a livello mondiale continua, anche se il lockdown di intere nazioni e continenti sta iniziando a dare, lentamente e con grande sacrificio, i suoi frutti. La riduzione dei contagi da Covid-19 è però ancora troppo bassa per poter dire di essere rientrati dal clima di paura che ci circonda ormai da mesi. Ciò che tuttavia siamo ben distanti dallo sconfiggere è, purtroppo, il divagarsi di un fenomeno ancor più virale del Coronavirus: le fake news. Questo accade principalmente perché, in un periodo storico incerto come quello che stiamo vivendo, si è alla continua ricerca di risposte immediate a quesiti complessi che hanno necessariamente bisogno di studi ed analisi che si protraggono nel tempo. L’ansia da conoscenza immediata, unita alla paura di correre rischi alla salute, porta spesso a trarre conclusioni prive di corrette basi scientifiche che le comprovino.

Medico tiene tra le mani un planisfero in scala coperto a metà da una mascherina per descrivere la situazione mondiale a seguito dell'epidemia da Covid-19
Fonte: Ansa

È esattamente ciò che sta accadendo in questi giorni con il vasto tema del 5G. Si passa da complotti segreti orchestrati da alcuni stati per ragioni sconosciute, all’aumento dei casi di tumore derivanti da esposizioni ad onde elettromagnetiche delle antenne di nuova generazione, fino ad arrivare ad affermare una correlazione tra il diffondersi del Covid-19 proprio a causa dal 5G. Questi dunque tra i motivi alla base dell’escalation di rabbia e violenza che ha portato alcuni individui a dare letteralmente fuoco a ripetitori di onde in Olanda, Gran Bretagna, Irlanda e Nuova Zelanda. Gli sforzi della comunità scientifica volti ad affermare l’estraneità tra i due fenomeni sembrano non avere effetto sui cosiddetti dimostratori anti-5G, sparsi per il globo. Lo afferma anche il Ministero della Salute italiano, nell’apposita pagina web dedicata al contrasto delle bufale su internet:

“Non ci sono evidenze scientifiche che indichino una correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G. Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all'esposizione alle tecnologie wireless.” 

Estremità superiore di un'antenna per la trasmissione di segnale 5G circondata da cielo azzurro e nuvole bianche e grigie
Fonte: Dr Commodore

Facebook, il social network più utilizzato per la diffusione di notizie false, proprio per il l’immenso numero di utenti che giornalmente vi navigano, corre però ai ripari. A seguito di forti critiche da parte di attivisti e politici, ha prontamente deciso di chiudere una delle maggiori pagine britanniche, dall’evocativo nome “Stop5GUK”, che, con decine di migliaia di utenti attivi, diffondeva informazioni false. In seguito, il social di Zuckerberg ha dichiarato che, d’ora in poi, adotterà politiche più aggressive contro i gruppi che diffondono teorie cospirazioniste.

Mark Zuckerberg, Ceo e founder di Facebook con microfono in mano ad una conferenza
Fonte: InTime

Anche YouTube ha deciso di prendere una posizione forte in merito alla questione dei legami tra la diffusione del Covid-19 e le reti 5G. La piattaforma per la condivisione di video più grande al mondo ha, infatti, annunciato di voler ridurre la visibilità dei “video raccomandati” che parlano di tali teorie agli utenti e, nei casi più evidenti, in cui tali video violeranno esplicitamente le linee guida legate ad una corretta informazione sul tema, procederà con la rimozione.

Logo di Youtube nero, rosso e bianco con sullo sfondo alcuni schermi di computer sfocati
Fonte: Tecno Android

Due sono in particolare le notizie false più rilevanti che circolano sui social media:

  • i batteri sono in grado di trasmettersi attraverso le onde elettromagnetiche;
  • il 5G indebolisce il sistema immunitario umano accrescendo la letalità del Covid-19.

La prima notizia falsa poggia su uno studio congiunto realmente condotto nel 2011 tra la Northeastern University di Boston e l’Università di Perugia secondo il quale le onde elettromagnetiche incidono su specifiche reazioni chimiche dei batteri e non sulla proliferazione delle rispettive colonie, come falsamente riportato.  Inoltre, è fondamentale sapere che il Covid-19 non è un batterio, ma bensì un virus e di conseguenza, nonostante esistano alcuni virus respiratori, la sua resistenza fuori dall’organismo è decisamente bassa. Al contrario, i batteri sono in grado di riprodursi nell’ambiente esterno, su qualunque superficie.

Sulla seconda fake news, ci sono diversi studi che confermano come il livello delle onde radio 5G sia basso nella scala di frequenza dello spettro elettromagnetico. Una delle indagini più significative in questo ambito è quella del professore di microbiologia cellulare Simon Clarke, dell’University of Reading (estensione dell'Università di Oxford nel Berkshire), il quale afferma, in sintesi, che a differenza dei raggi UV e dei raggi X con frequenze decisamente più elevate, le onde radio del 5G, non sono abbastanza potenti da danneggiare le cellule.

Tastiera da computer con tasti bianchi in cui sono stati disegnate delle lettere in rosso per formare la scritta fake news
Fonte: Secolo d'Italia

Di fronte alla crisi sanitaria più spaventosa che l’epoca moderna abbia mai affrontato, è auspicabile che scorrendo le notizie su internet si abbia la coscienza di essere razionali, di non credere a tutto ciò che si legge, a non condividere false informazioni e quindi di riuscire a scindere il reale dal surreale, nonostante l’incalzante paura di mettere a rischio la propria salute. Le conseguenze dei roghi alle torrette 5G avvenuti nel corso di questa settimana, sono state di mettere a repentaglio un’infrastruttura digitale affidabile ed al momento essenziale per il mantenimento di collegamenti e comunicazioni stabili, soprattutto tra strutture ospedaliere, centri di ricerca e case di cura, e tutto ciò è inaccettabile.


Artificial Intelligence

COVID-19 e l'intelligenza artificiale

di Alessio Artista
Tempo di lettura: 3 minuti

Quello che state leggendo non è il solito articolo sul COVID-19. Nei prossimi due minuti non apprenderete quali sono i sintomi, come evitare il contagio o come relazionarvi con gli altri in un momento molto delicato per l’umanità.

La più recente novità sul coronavirus vede come protagonista la multinazionale cinese Alibaba Group. Vi starete chiedendo quale sia la relazione tra una società che si occupa di commercio elettronico e l’attuale emergenza sanitaria; forse che stanno aiutando l’intera umanità a fronteggiare il coronavirus? In parte la risposta è corretta ma non del tutto soddisfacente. Proviamo a capire di che si tratta.

Jack Ma Yun, fondatore di Alibaba Group
Fonte: pixabay.com

Alibaba, tramite l’Alibaba Damo Academy, ha trovato una soluzione innovativa per individuare nel minor tempo possibile la presenza del virus nelle persone, oltre all'efficacia già testata con l'apposito tampone. Grazie all’AI (Artificial Intelligence), i medici riusciranno a individuare il COVID-19 in pochi secondi. Questo metodo viene attuato tramite scansioni tomografiche computerizzate (ovvero TAC) che, grazie ad un algoritmo, individuano l’infezione in soli 20 secondi, contro i 5-15 minuti necessari che servono ad un medico per analizzare una TAC, e con un’accuratezza del 96%. Questa nuova macchina è stata “addestrata” con i dati di oltre 5'000 contagiati. Secondo quanto riferisce Alibaba, questo straordinario strumento è già in funzione ed è stato adottato in oltre 100 ospedali cinesi.

COVID-19 e l'intelligenza artificiale
Fonte: pixabay.com

L’applicazione dell’intelligenza artificiale al sistema sanitario, come in questa situazione, non è di certo il primo caso; basti pensare ad esempio a Microsoft che sta sviluppando dei computer che permetteranno di combattere il cancro riprogrammando le cellule danneggiate.

L’intelligenza artificiale, inoltre, può essere di supporto per le aziende farmaceutiche nel creare nuovi farmaci come il DPS-1181 (nome attuale) formulato da Centaur Chemist. Centaur Chemist è un approccio ideato da Exscentia, la prima azienda farmaceutica ad automatizzare la scoperta di farmaci, che “trasforma la scoperta di farmaci in una serie formalizzata di mosse e in un sistema per apprendere la strategia dagli esperti umani”. Questo ha permesso di creare in soli 12 mesi un farmaco pronto per essere testato sugli esseri umani, riducendo non solo i tempi di creazione ma abbassando notevolmente anche i costi di produzione.

Intelligenza Artificiale
Fonte: pixabay.com

Tutto questo ci porta a dedurre come oggi l'AI, oltre ad apportare dei validi vantaggi nel campo imprenditoriale ed economico, sia un valido supporto anche per il settore sanitario, che mai come in questo momento ne sente l'esigenza per fronteggiare quanto prima l'emergenza dell'intera umanità.

Questo dovrebbe portarci a dare maggior fiducia alla scienza e alle nuove tecnologie come settore principale a guida dello sviluppo dell'umanità. Ovviamente il cammino non è privo di insidie, ma il progresso scientifico e tecnologico potrebbe risolvere problemi di carattere sociale in tempi minori e con costi contenuti.


Amazon e il suo Marketplace

Novità in cas(s)a Amazon

di Laura Marina Popa
Tempo di lettura: 2 minuti

Amazon da anni sta investendo in ricerca sui metodi di pagamento; sta lavorando ad un nuovo sistema che permette di acquistare i suoi prodotti attraverso la scansione del proprio palmo della mano e intanto, in Italia, sta testando la possibilità di dilazionare i pagamenti a tasso zero.

Questa funzione era già presente in altri paesi quali, Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Germania.

Per il momento il colosso americano dell'e-commerce non ha ancora diffuso un comunicato ufficiale, ma la notizia appare fondata alla luce dell’opzione presente in riferimento all’acquisto di alcuni prodotti con il metodo “Pagamento a rate mensili” e alla pubblicazione di una pagina sui “Termini e condizioni dei pagamenti a rate”.

L’opzione però presenta dei limiti. Infatti, non solo al momento è disponibile solamente per un campione di utenti, ma anche solo per determinati prodotti:

  • Prodotti nuovi (Amazon Warehouse Deals esclusi)
  • Dispositivi Amazon nuovi
  • Dispositivi Amazon certificati.
Amazon offre l'opzione dei pagamenti a rate
Fonte: iGizmo.it

 

Anche l’utente deve possedere una serie di requisiti per acquistare un prodotto su Amazon pagandolo a rate:

  • Residente in Italia
  • Account it attivo da almeno 1 anno
  • “Una buona cronologia di pagamenti su Amazon.it”, come si legge sul sito: vale a dire che occorre aver acquistato spesso sul marketplace
  • Possedere una carta di credito o di debito MasterCard, VISA o American Express. Escluse le carte prepagate e il circuito Maestro.

Una volta che si è usufruito del pagamento rateale, non sarà possibile dilazionare ulteriori acquisti finché l'utente non avrà finito di pagare le rate della precedente transazione.

La dilazione di pagamento consiste in cinque rate mensili comprese di Iva e senza alcun interesse o onore finanziario. I costi di spedizione vengono inclusi nella prima rata il cui pagamento avverrà il giorno della spedizione del collo, le successive saranno addebitate ogni 30 giorni a partire dalla prima.

L'utente non può chiedere una suddivisione differente dell'importo da pagare, ma può decidere di saldare in anticipo le rate in qualsiasi momento.

Chissà se Amazon con questa nuova strategia riuscirà a conquistarsi una fetta di mercato più grande di quella che già possiede.

Infatti, è uno dei pochi marketplace che consente di pagare in comode rate il che fa sì che si distingua dagli altri e-commerce, inoltre è provato che questo metodo di pagamento riesce garantisce una maggiore accessibilità ai certe tipologie di prodotti.

Amazon e il suo Marketplace
Fonte: TuttoTech.net

Voi ne fate parte di quel campione di utenti che ha accesso a questa nuova modalità? Inserisci un prodotto nel carrello e controlla se compare la dicitura: “Paga in 5 rate mensili da xx,xx €”.


GIORNATA NAZIONALE DEL MERITO

di Anna Lo Coco
Tempo di lettura: 3 minuti

Martedì 8 ottobre si è tenuta la Terza Giornata Nazionale del Merito presso la sede del Centro Filologico Milanese ideata dal Forum della Meritocrazia in collaborazione con CFMT- Centro di Formazione Management del Terziario.
Durante la giornata si è parlato di come il merito sia importante, anzi fondamentale, sia per le strategie di business delle varie aziende sia nel mondo della formazione.

Ad aprire il convegno è M. Cristina Origlia, presidente di FdM, che ha fatto presente come il destino dell’Italia è da costruire tramite delle strategie economiche e politiche accompagnate dalla trasformazione culturale, che sicuramente aiuta il paese a ricostruire le proprie virtù civiche.

Dopo una breve introduzione prende la parola Silvia Pugi, consigliere CFMT e direttore CSR di Manageritalia che ribadisce il ruolo della meritocrazia come uno dei fattori chiave per il successo di un’azienda.
L’obiettivo di quest’ultima, infatti, è innovare e l’innovazione porta dietro di sè merito e competenza, senza queste due parole chiave l’azienda non può avere successo.
Viene poi affrontato il tema della “fuga dei cervelli” che potrebbe essere evitata creando delle opportunità che permettono ai giovani di rimanere in Italia. A tal proposito vengono esposti i progetti portati avanti, uno di questi è Big, un business game che crea un confronto tra studenti e managers per dar vita a nuove idee.

In seguito prende la parola Mario Vanni, Capo di Gabinetto del Sindaco nel Comune di Milano, che elogia Milano come una città che compete e che si preoccupa che nessuno rimanga indietro. Milano come una città che accetta il merito.

Subito dopo M.Cristina Origlia dà il via ad una conversazione tra Alessandra Perrazzella, vice direttrice di Banca Italia, ed Enrico Cerreda, AD IBM Italia, sul tema del merito come mindset per innovare.

Alessandra Pezzarella si concentra su ciò che manca in Italia rispetto all’estero: l’entusiasmo, ovvero “la scintilla che scatta dentro”.
Per ritrovare questo bisognerebbe mettere da parte gli interessi individualisti ed agire per il bene comune, cercando di allargare lo sguardo e di superare una serie di egoismi che ogni individuo si porta dentro.

Enrico Cerreda sottolinea invece l’importanza dei dati, che sono al centro di ogni decisione aziendale ma anche formativa.

Entrambi parlano di innovazione e trasformazione tecnologica. Nel mondo bancario iniziano ad entrare degli ingegneri per riuscire a controllare questa trasformazione e per cercare dei nuovi spunti ed innovare grazie ad essa. IBM, dal suo canto, sta puntando alla creazione di centri europei che facciano da interfaccia tra clienti e le nuove tecnologie.

“ L’avvento della tecnologia cambia il modo di vigilare” – Alessandra Perrazzella

Inoltre Cereda afferma che bisognerebbe avere una maggiore consapevolezza delle competenze che gli italiani hanno rispetto al resto del mondo, perché possono fare la differenza.

“Dobbiamo avere la consapevolezza delle nostre capacità che sono uniche” – Enrico Cereda

Alessandra Perrazzelli apre il tema dell’inclusione affermando che il merito va di pari passo con essa.

“L’inclusione porta ricchezza all’azienda, perché la diversità porta ricchezza alle nostre aziende” – Enrico Cereda

A tal proposito IBM negli USA è riuscito a formare tantissimi ragazzi che non avevano la possibilità di iscriversi all’università, dandogli l'opportunità di inserirsi all’interno di aziende.

La parola passa a Mattia Adani, consigliere FdM, che tramite la misurazione di determinati indicatori, come il meritometro, e confrontandola con gli altri paesi europei, ha dimostrato come l’Italia debba ancora lavorare per diminuire la disuguaglianza e concentrarsi sul merito.
Sicuramente la meritocrazia è sempre più urgente ed è una battaglia di lungo termine.

Luca Peyrano, CEO di Elite, ha parlato di come la cultura imprenditoriale italiana sia forte ma non sempre aperta al cambiamento per questo si sta pensando di fare degli investimenti sugli imprenditori facendoli avvicinare sempre di più alla meritocrazia, mettendo a loro disposizione capacità e competenze che li aiutino a crescere.

“Meritocrazia è saper fallire per poi sapersi riprendere” – Roberta Guaineri
(Assessore al Turismo, Sport e Qualità della vita comune di Milano)

Si conclude con la squadra del forum della meritocrazia che ribadisce l’importanza della società civile per avere un impatto positivo, perché “più siamo, più contiamo!”.

 


Linkontro 2018: intelligenza artificiale e consumatori

Come stanno impattando le nuove tecnologie sul mercato?

 

Dal 17 al 20 maggio si è svolto l’annuale incontro organizzato da Nielsen, Linkontro, che ha riunito 527 manager, 33 giornalisti e 28 relatori provenienti dalle realtà del largo consumo: dalla distribuzione all’industria di marca, dalla comunicazione alla tecnologia.

Il focus quest’anno era sull’impatto della tecnologia sull’uomo. Si è parlato con molto ottimismo – ma anche un po’ di paura – di strategie per l’integrazione, della creazione di modelli di business ad hoc per prendere il meglio da questa rivoluzione digitale. Temi come la CryptoCurrency e la sempre più richiesta Cyber-security, la robotica e l’intelligenza artificiale. Si parla anche delle nuove competenze richieste, il life-long learning e il reverse mentoring (non più solo parole che si sentono a livello accademico, ma realtà e approcci tangibili che potrebbero  - se usate nel modo giusto - impattare in modo significativo sulle performance aziendali e sulla loro sopravvivenza).

Si parla anche di frammentazione dei canali e dei device, dei modelli dei consumatori, della polarizzazione e del dinamismo tra essi. Christian Centonze, FMCG Solutions Leader di Nielsen, ci riporta i dati del Nielsen Consumer Panel (Febbraio 2018) e ci spiega i due nuovi stili emergenti di consumatori: i Golden e i Low price. I Golden (4,3 milioni e dal 2015 sono cresciuti del 49%) cercano benessere e puntano ai prodotti premium. I Low price – 4,3 milioni di consumatori, cresciuti dal 2015 di circa il 19% – sono invece quelli che cercano convenienza (trovate qualche informazione in più a riguardo qui).

Nel suo intervento, Centonze sottolinea anche il grande – e implicito – trend emergente, ovvero la richiesta di semplificazione. Con il digitale si moltiplica la quantità di informazioni, creando un contesto di overload, e la sfida rimane quella di come impattare sull’attenzione del consumatore, risorsa che rimane comunque scarsa. Sempre uno studio Nielsen, rileva che il 40% delle categorie acquistate non sono pianificate e più del 60% delle persone scopre nuovi prodotti e fa scelte di brand all’interno del punto vendita. Il punto vendita quindi diventa sempre di più un media, il posto in cui si comunica in modo più significativo sul consumatore: come si valorizza il prodotto, come si posiziona e ciò che si vuole comunicare.

E’ finita quindi l’era dello ZMOT? Basta davvero presidiare il punto vendita per affrontare questo cambiamento del consumatore? Quale sarà il vero impatto della rivoluzione digitale?

Centonze conclude il suo intervento sottolineando una cosa imprescindibile: “E’ evidente che viviamo e vivremo in un mondo in cui l’intelligenza artificiale avrà un ruolo sempre più importante. Ma io davvero credo che l’ultimo miglio per il successo sarà sempre garantito dalla capacità di parlare alla parte più umana della nostra intelligenza.