DIGITAL TRASFORMATION E 5G: IL FUTURO DEL BUSINESS AD ALTA VELOCITÀ
di Omar Ciaccio
tempo di lettura: 3 minuti
Quarta rivoluzione industriale, Digital Trasformation, 5G: non sono solo semplici parole, ma flussi che viaggiano in una sola direzione, quella del futuro e che ad oggi si insediano nell’idea di Governance dei più grandi modelli di business.
Per spiegare meglio il termine di Industria 4.0, Roland Berger nel citatissimo studio «INDUSTRY 4.0 The new industrial revolution. How Europe will succeed» afferma
"The Internet is combining with intelligent machines, system production and processes to form a sophisticated network."
indicando così l'unione di mondo fisico e mondo virtuale che si concretizza in macchine intelligenti, sistemi di produzione e processi per creare un mercato sofisticato basato su tecnologie abilitanti.
Ci troviamo ai fasti della grande era del consumismo e agli arbori dell’era della personalizzazione, degli innumerevoli servizi e di un’economia ciclica, dove la velocita di comunicazione ha la priorità per garantire uno sviluppo esponenziale.
Per fortuna il futuro ci offre una soluzione, un mezzo che garantirà di certo l’evoluzione tecnologica con grande velocità e precisione, questo mezzo è il 5G. Prima di tutto bisogna chiedersi cos’è e come questo favorirà tutto ciò. Il suo standard è ancora in via di definizione, ma già si sa che cambierà come mai prima d’ora il mondo delle telecomunicazioni. Come afferma Economy Up:
"il 5G, con una banda teorica da 100 Mbps a 10 Gbps, un consumo di energia ridotto, un tempo di latenza diminuito enormemente e un’affidabilità senza precedenti, sarà la rete che connetterà il mondo di domani. Il 5G garantisce una velocità di trasmissione dati elevatissima"
In questo modo sarà possibile lo sviluppo di nuove tecnologie che necessitano di altissima velocità nella trasmissione di Big Data: si tratta di tecnologie che si basano proprio sull’immediatezza di risposta per evitare collisioni. Semplicemente un Internet sempre più veloce per consentire di trasferire, in modo rapido, enormi quantità di dati. Il potenziale di questa tecnologia ambisce ad abbracciare qualsiasi aspetto della comunicazione odierna, tra gli uomini e le macchine, ma soprattutto tra macchine e macchine. Molte aziende ad oggi hanno già iniziato a progredire nell’utilizzo della tecnologia automatizzata nella produzione, nella comunicazione e nella continua offerta di nuovi servizi. Come spiega Economy up
"Banda e velocità di connessione maggiori porteranno grandi vantaggi alle industrie, che vedranno la piena realizzazione delle smart factories, cioè delle fabbriche intelligenti, in cui gli impianti di produzione saranno pienamente automatizzati, con l’ingresso del 5G nelle fabbriche, si prospetta la trasformazione dell’intera sfera produttiva attraverso la convergenza delle tecnologie digitali e di internet con l’industria tradizionale, fondendo l’Operational Technology (OT) e la Information Technology (IT) in un sistema comune che consenta la completa digitalizzazione dei processi aziendali e di produzione"
Tale cambiamento coinvolgerà la progettazione, la produzione, la conduzione degli impianti e i processi di manutenzione degli stessi, aumentando l’efficienza della produzione, favorendo la semplificazione del lavoro dei dipendenti con nuova strumentazione avanzata.
Insomma, si potrebbero consumare innumerevoli righe per descrivere questa nuova rivoluzione, ma l’obbiettivo di questa analisi non deve semplicemente essere soltanto la comprensione, bensì uno spunto per porsi nuove domande.
Immaginate un mondo dove le auto si muovano in completa autonomia e comunicano tra di esse, immaginate città che come delle onde nel mare si muovono in piena sinergia calcolando al millesimo di secondo lo spostamento di mezzi o la semplice illuminazione urbana, immaginate di poter esplorare le più lontane parti del modo virtualmente, in compagnia di altre persone, grazie a mappe che interagiscono con voi in realtà aumentata. Voi lo state immaginando? “Beh se lo state immaginando allora è probabile che siate già rimasti indietro”
INDUSTRIA 4.0
L'APPROCCIO TEDESCO ALLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E L'ESPERIENZA LUNGO LA VIA EMILIA
di Francesca Bisi
Mercoledì 13 febbraio nell’Aula K16 del Polo didattico Kennedy-D’Azeglio dell’Ateneo si è svolto il seminario di studi Industria 4.0: l’approccio tedesco alla quarta rivoluzione industriale e l’esperienza lungo la Via Emilia, organizzato dalla Cattedra Jean Monnet dell’Università di Parma e dalla Rappresentanza della Fondazione-Konrad-Adenauer in Italia.
La giornata si è aperta con gli indirizzi di saluto di Paolo Andrei, Rettore dell’Università di Parma, di Laura Pineschi, Presidente Centro Studi in Affari Europei e Internazionali dell’Università di Parma e Caroline Kanter, Direttrice Konrad-Adenaeur-Stiftung Italia.
Dopo che la Dottoressa Laura Pineschi ha parlato dell’importanza di ritrovare un’Europa che sappia dialogare, in un periodo in cui sembrano emergerne solo gli aspetti negativi, per avanzare verso nuovi modelli fondamentali per la crescita economica, la Direttrice Caroline Kanter si è soffermata sulla ricerca e l’importanza della formazione delle nuove generazioni. Il processo di digitalizzazione non deve essere percepito con timore, ma come opportunità: Germania e Italia si stanno sempre di più riavvicinando con un impegno comune per le sfide finanziarie e commerciali per la crescita economica poiché “L’Europa è la chiave che ci rende competitivi”.
“La nostra fondazione crede nella ricerca e nella formazione del nuove generazioni”
La giornata si è composta di tre sessioni.
La prima sessione è iniziata con l’introduzione a cura di Franco Mosconi, titolare della Cattedra Jean Monnet in Economia Industriale Europea e responsabile scientifico del Seminario. Il professor Mosconi ha spiegato come è nata l’idea di questo seminario congiunto italo-tedesco: “La robusta base manifatturiera e la spiccata propensione all’export rendono l’Emilia-Romagna assai simile, nella sua struttura economica di fondo, ai grandi Länder manifatturieri tedeschi, a cominciare dal Baden-Württemberg. In particolare, Emilia-Romagna e Veneto si contendono la palma della regione più manifatturiera. Tuttavia, la base tecnologica emiliana è maggiore rispetto a quella veneta."
“C’è sempre qualcosa da fare e migliorare: investimenti in R&S. Un paese che investe una fetta di torta importante in R&S pensa al domani e al dopodomani”
Infatti, l’Emilia-Romagna detiene il record italiano delle esportazioni pro-capite, ma deve investire di più in R&S. Laboratori, aziende e Università sono un elemento chiave per questo sviluppo.
La parola poi è passata a Giovanni Notarnicola, Associate Partner di Porsche Consulting, che è entrato nel cuore del seminario trattando “La ricetta per una trasformazione di successo nell’era digitale” secondo il paradigma dell’Industria 4.0. Il suo intervento è iniziato con la storia della Porsche, nata con la volontà di costruire l’auto dei sogni nel Dopoguerra, seguita da una forte crisi negli anni ’90 che ne ha messo in discussione le basi. La rinascita è avvenuta con la fondazione di una società di consulenza il cui obiettivo è di migliorare la capacità di anticipare i cambiamenti, qualità ormai indispensabile per i manager di oggi.
“Porsche non è più solo un prodotto. Da automobile si sta estendendo a numerosi altri servizi”
Porsche è diventata un’azienda di mobilità in cui bisogna vedere tutto ciò che sta intorno all’automobile, comprese le possibili minacce, la cui trasformazione deve puntare sull’aumento del valore, della crescita e della digitalizzazione.
“Una crisi che ti mette in ginocchio ti dà in futuro la capacità di anticipare i cambiamenti, qualità che magari le nuove aziende di oggi non hanno”
Sfida ardua, ma “riuscire a fare cose nuove mentre si continuano a fare quelle tradizionali è la base di questa sfida”.
La seconda sessione è proseguita con le testimonianze di tre eccellenze produttive emiliano-romagnole - Barilla, Automobili Lamborghini, System Ceramics - rappresentate, rispettivamente, da Antonio Copercini (Chief Supply Chain Officer), Ranieri Niccoli (Chief Manufacturing Officer) e Franco Stefani (Chairman).
Ognuno di loro ci ha raccontato la sua interpretazione di Industry 4.0.
Antonio Copercini, partendo dell’origine dell’innovazione che ritrova negli scrittori di fantascienza, capaci di immaginare macchine intelligenti e robot in grado di interagire tra loro.
"Uno dei pensieri forti che abbiamo in azienda è che il futuro non deve essere qualcosa che accadrà; il futuro è oggi"
“Cosa c’entra tutto questo con Barilla? C’entra moltissimo” Per Barilla è fondamentale che avvenga il passaggio dalle tecnologie dei film fantascientifici a quelle reali, che possono essere utili e abilitanti.
Ranieri Niccoli ha raccontato della crescita di Lamborghini grazie all’acquisizione da parte del gruppo Audi-Volskwagen che ha permesso la nascita del progetto Urus nello stabilimento di Sant’Agata a Bologna.
“Il Dna della sfida e dell’innovazione è rimasto dentro il marchio fin dalla sua nascita”
Da allora è partito un processo di trasformazione che nel tempo ha fatto di Lamborghini un esempio di industria 4.0, o di “manifattura 4.0” come ha affermato Niccoli, in cui “applichiamo paradigmi di digitalizzazione all’artigianalità, fondendo manualità e innovazione attraverso la sostenibilità, la flessibilità e la modularità dei processi produttivi”.
Franco Stefani parla di “Modula” come iniziativa innovativa di intra logistica, un chiaro esempio di integrazione verso i nuovi sistemi digitali.
“Ho sempre voluto esplorare nuovi mondi, nuovi mercati. Esplorare cose nuove è bellissimo, quando si riesce a creare qualcosa di nuovo è ancora più bello.”
Modula è un esempio di Industria 4.0 grazie all’applicazione di “Internet of Things” che permette di collegare in modo rapido tra loro macchine e uomini attraverso una rete virtuale con l’obiettivo di scambiarsi informazioni rilevanti sui prodotti e sul mercato.
La terza sessione ha avuto come oggetto il confronto fra il “modello di capitalismo tedesco”, conosciuto in tutto il mondo, e quello che anche nella letteratura economica internazionale è noto come “modello emiliano”. Il tema è stato affrontato grazie all’intervento di Patrizio Bianchi, Assessore della Regione Emilia-Romagna al Coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, università, ricerca e lavoro, Peter Kurth, Presidente BDE, Federation of the German Waste, Water and Raw Materials Management Industry ed Erwin Rauhe, Presidente della Camera di Commercio Italo-Germanica.
Patrizio Bianchi ha spiegato il forte interesse della Germania verso le aziende italiane perché “ci sono competenze che non ci sono da altre parti”, nonostante l’interscambio tra Emilia-Romagna e Germania sia ancora troppo basso.
“Mai nella storia dell’umanità abbiamo avuto tanta potenzialità scientifica come in questo momento. Ma mai abbiamo avuto tanti problemi come quelli che abbiamo oggi.”
Ci sono però tanti casi di successo come ad esempio Chiesi che rappresenta la dimostrazione fondamentale del passaggio 4.0 dalla medicina alla terapia.
“I tre temi cruciali della vita della nostra società sono educazione, crescita ed eguaglianza. Il 4.0 è passare dal volume al valore. L’asse Italia-Germania-Spagna-Francia deve mettere al centro le Università.”
Per Peter Kurth comprendere l’industria 4.0 vuol dire sfruttare le risorse, non consumarle.
“Per creare un’economia circolare ci serve uno stato forte che formuli leggi chiare e obiettivi ambiziosi”
È necessario lo sviluppo di un’economia ambientale che sappia raggiungere risultati nel lungo termine, non solo per la Germania, ma con una prospettiva europea e mondiale.
“Industria 4.0 vuol dire creare un’economia da lasciare in eredità ai nostri figli”
Erwin Rahue ha seguito l’onda di Kurth affermando la necessità di andare sempre di più verso processi di economia circolare in cui la manifattura deve essere la forza trainante per trovare modelli compatibili con l’industria e con l’ambiente all’insegna della Green Economy.
“Sono fiducioso sugli investimenti delle aziende. Non c’è un grande rallentamento economico, ma un grande interesse delle aziende italiane”
La conclusione del seminario è stata tenuta da Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i popoli e già Professore ordinario di Economia e Politica Industriale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna.
Il professor Prodi ha raccontato come lo sviluppo italiano si sia ispirato a quello tedesco per cui anche nel modello emiliano troviamo molte imprese ben collegate anche se di modesta importanza.
“Il modello Emiliano è un esempio di forza economica dove piccoli pezzi collegati efficacemente creano una grande struttura"
Sia Italia che Germania hanno però un punto debole: vi è scarsa manodopera specializzata e se “ottimizziamo le nostre diversità e massimizziamo le nostre capacità possiamo fare molto progressi in avanti”.
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