di Roberto Faraci
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Oggi, lunedì 14 ottobre, a Stoccolma, è stato assegnato il premio Nobel per l’Economia a ben tre economisti, Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer, per l’approccio sperimentale nella lotta contro la povertà globale. I tre vincitori hanno diritto a 9 milioni di corone svedesi da dividersi tra loro.
I vincitori
L’indiano Abhijit Banerjee e la franco-americana Esther Duflo, marito e moglie, insegnano al Massachusetts Institute of Technology. L’americano Michael Kramer, invece, è docente ad Harvard. Stiamo parlando di tre “giovani” vincitori, in quanto tutti sotto i 60 anni. Ma il membro del trio che merita un occhio di riguardo è Esther Duflo. L’economista franco-americana non solo è la più giovane vincitrice di un premio Nobel per l’Economia, con i suoi 46 anni, ma è anche la seconda donna della storia a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Proprio su questo tema ha deciso di soffermarsi la giovane economista: “Sono onorata. Questo premio è la dimostrazione che è possibile per una donna avere successo ed essere riconosciuta per i propri successi. Spero di poter essere un esempio per moltissime donne”.
Lotta contro la povertà globale
Il Comitato per i Nobel, nell’annunciare i vincitori, ha sottolineato i grandi risultati ottenuti dalle ricerche dei tre giovani economisti, in grado di “migliorare enormemente la nostra capacità di lottare in concreto contro la povertà”. E ancora, è stato evidenziato “il grande contributo nell’introduzione di un nuovo approccio per ottenere risposte affidabili sui modi migliori per combattere la povertà globale”. Un ruolo chiave è stato giocato dai numerosi studi e ricerche sul campo. In particolare, Kramer “ha dimostrato quanto possa essere efficace un approccio sperimentale, usando test sul campo per mettere alla prova una serie di interventi che avrebbero potuto migliorare i risultati scolastici nel Kenyaoccidentale“. Gli studi di Banerjee e Duflo, molto simili a quelli di Kramer, in quanto spesso condotti in collaborazione, sono stati effettuati in altri paesi, tra cui l’India. In sostanza, grazie ad uno di questi studi, più di 5 milioni di ragazzi indiani hanno beneficiato di programmi scolastici di tutoraggio correttivo.