di Nunzio Salvatore Minissale
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C’era una volta un duopolio. Una scelta che molti italiani appassionati di sport dovevano compiere, ogni anno, per poter seguire la propria squadra del cuore: Sky o Mediaset Premium? C’erano (e ci sono ancora) molti altri italiani che per risolvere il dilemma preferivano la “terza via”: lo streaming. Illegale, certo, spesso di bassa qualità e con il commentario in improbabili lingue di dubbia origine, ma che dava la possibilità, con il semplice ausilio di una connessione ad internet, di seguire i principali eventi sportivi di tutto il mondo.
Oggi quel mondo non c’è più. Da qualche anno, infatti, i colossi del web hanno cominciato a presidiare il mercato dei diritti di trasmissione dello sport tramite piattaforme esistenti o create appositamente. Una torta che cresce sempre di più e della quale tutti vogliono un pezzetto. L’ultimo in ordine di tempo ad averla addentata è stato Amazon: è notizia di pochi giorni fa l’accordo tra il colosso di Seattle e la Federtennis francese che consentirà, dal 2021, la messa in onda di alcuni match del celeberrimo Roland Garros (uno degli eventi tennistici più seguiti al mondo) sulla piattaforma Prime Video, interrompendo un dominio, quello del canale televisivo Eurosport, che durava da 27 anni. Questo accordo, che riguarda (almeno per adesso) solo il mercato francese, produrrà presumibilmente un aumento di sottoscrizioni ad Amazon Prime, il servizio di spedizioni veloci e gratuite che include anche l’accesso alla sopracitata Prime Video, e consentirà alla Federtennis un incremento degli introiti televisivi del 25%. Un accordo “win-win”, dunque. Tranne che per Eurosport.
Questo è solo l’ultimo morso di Amazon alla grande torta dello sport live: rimanendo sempre in ambito tennistico, negli ultimi tempi ha acquisito, per la Gran Bretagna, i diritti di trasmissione di US Open, Masters 1000, ATP 500 e circuito donne (WTA). Negli USA invece, il gigante guidato daJeff Bezos ha pagato, nel 2017, 50 milioni di dollari per trasmettere 10 gare di NFL (il campionato professionistico di football americano, un torneo che accoglie all’interno 7 dei 20 brand sportivi più ricchi al mondo secondo Forbes). L’intento sembra chiaro: invogliare l’utenza alla sottoscrizione dell’abbonamento Prime offrendo un ampio ventaglio di servizi, tra cui anche importanti eventi sportivi. Questo potrebbe configurarsi come un embrionale tentativo di sostituirsi alle classiche emittenti televisive a pagamento, che, per loro stessa natura, si limitano a trasmettere gli incontri, risultando così “limitate”; pensiamo invece alle potenzialità di una piattaforma come Amazon, in un mondo in piena rivoluzione digitale, con devices “always connected”: al gol della propria squadra del cuore, si potrebbe ricevere un messaggio sul proprio account Amazon che ci ricorda la possibilità di acquistare la divisa sullo stesso sito, e (sempre grazie al servizio di consegne veloci di Prime) riceverla il giorno dopo. Magari con un piccolo sconto per festeggiare il gol segnato.
Tornando al presente e a ciò che sta già rivoluzionato il modo di “vedere” lo sport, è del 2016 l’accordo tra NFL(sempre loro) e Twitter per la trasmissione, gratuita e disponibile su più devices, della partita del giovedì sera, il “Thursday Night”. Jack Dorsey, Ceo di Twitter, affermò:“Questo accordo trasformerà il modo di seguire il football da parte degli appassionati”. E sempre più spesso, infatti, i vertici delle leghe professionistiche dei più disparati sport decidono di affidarsi, per la trasmissione dei match cosiddetta “in chiaro” (ossia gratuita) a piattaforme online, piuttosto che ad emittenti televisive. Il caso da citare qui è quello di Facebook: il colosso di Zuckerberg ha scelto per sé una fetta sostanziosa della famosa torta, sottoscrivendo, un anno fa, un accordo con la UEFA per la trasmissione in chiaro di alcune partite della Champions League (triennio 2018-21) in tutta l’America latina. Gli utenti argentini, cileni o paraguayani potranno quindi vedere 32 matches a stagione direttamente dalla pagina Facebook della UEFA Champions League. “Come la più grande piattaforma di social media online a livello mondiale, Facebook garantirà un’ampia copertura in chiaro della competizione di club più prestigiosa al mondo. Attendiamo con impazienza il lancio di questa nuova partnership che garantirà di raggiungere l’ampia comunità di tifosi locali di calcio in un modo altamente innovativo e accessibile”; queste parole, pronunciate da Guy-Laurent Epstein, direttore marketing di UEFA, chiariscono le motivazioni dietro alla scelta: un unico accordo con una piattaforma accessibile da tutti significa più pubblico e più facilmente raggiungibile. E ancora una volta, la televisione rimane il grande sconfitto di questa partita.
Questi piccoli esempi disegnano un mercato globale che sembra aver virato in una direzione precisa; e per quanto riguarda l’Italia, invece? anche nel bel paese, da un anno a questa parte, l’utenza media ha imparato a familiarizzare con il concetto di “sport (legale) in streaming”. L’assegnazione di 4 partite di Serie A a settimana a Perform ed al suo servizio di eventi live on-demand DAZN ha aperto la strada, anche in Italia, ad un nuovo modo di seguire lo sport, più “smart” e accessibile senza tv. Si potrebbe continuare citando anche le iniziative dei singoli club calcistici ( la AS Roma è stata la prima società in Europa a trasmettere, nel 2016, un’intera partita in diretta sulla propria pagina Facebook) o dei tornei “minori” e federazioni di sport meno seguiti (sempre su Facebook). Il messaggio che se ne ricava, banalmente, è che la rivoluzione digitale ha prodotto conseguenze importanti anche nel mondo dello sport: ha dato l’opportunità (gratuita) a molti tornei di raggiungere un pubblico più vasto, e ha permesso a nuovi player (le piattaforme online, per l’appunto) di entrare in un mercato che, fino a pochi anni fa, viveva in una situazione di oligopolio che sembrava impossibile da scardinare. Ne saranno felici gli utenti, che potranno tendenzialmente pagare di meno per la visione di un Federer-Nadal o di un Barcellona-Real Madrid; e sarà interessante vedere come i grandi colossi televisivi come Sky reagiranno a questo cambio di paradigma. Pochi anni e capiremo se vedere lo sport in tv sarà rimasta una piacevole abitudine, o soltanto un dolce ricordo d’infanzia.