di Erica Lo Verso
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Quindici anni fa nasceva il sistema operativo open source più scaricato al mondo: Ubuntu. Ideato da Mark Shuttleworth e creato dalla comunità open source e dalla società Canonical, come nuova versione Linux basata su Debian, ha ottenuto sin dagli esordi un successo inarrestabile, diventando uno dei leader del settore.
Per chi avesse poca familiarità con questo programma, sarebbe utile ricordare le sue caratteristiche principali: è un software prevalentemente libero, quindi accessibile a tutti perché è gratuito, facile da usare e collaborativo.
«Crediamo nell’informatica per tutti, veloce ed efficace» affermano i suoi collaboratori. Il software, infatti, presenta un’interfaccia semplice e intuitiva e una serie completa di toolsutili per operare in ambienti sia domestici che aziendali, senza dover pagare diritti di licenza.
«Ubuntu: Linux per gli esseri umani» non è solo uno slogan avvincente ma una filosofia di vita. Il nome Ubuntu infatti nella cultura sub-sahariana significa letteralmente “Io sono perché siamo” e si basa sui più nobili rapporti umani di lealtà e reciprocità. Questi principi costituiscono il DNA del sistema operativo che favorisce appunto le relazioni interpersonali attraverso la condivisione e la collaborazione nelle attività di sviluppo, documentazione, traduzione e supporto orientate a migliorare il sistema.
Oggi celebriamo l’anniversario di un programma che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del software libero, che è presente su tutti i computer più popolari (soprattutto sui computer desktop ma anche su server, smartphone, tablet, netbook e dispositivi IoT) ottenendo nel corso del tempo critiche positive e riconoscimenti significativi (migliore distribuzione nella LinuxWorld Conference and Expo nel 2005, Infoworld Bossie Award come miglior sistema operativo open source nel 2007, miglior distribuzione del Readers’ Choice Awards di Linux Journal nel 2011) e che oggi viene utilizzato ogni giorno da 20 milioni di persone in tutto il mondo.
Ogni quarto sabato di ottobre, dal 2001 a oggi, si celebra il Linux Day, attraverso vari eventi, per promuovere la libertà digitale, la condivisione e la cultura aperta veicolate dal software libero. Pertanto, quest’anno l’appuntamento è fissato per sabato prossimo, 26 ottobre e sul sito ufficiale vengono fornite indicazioni precise per organizzare un evento nella propria città. A proposito: sapevate che Torino è la città più open source d’Italia?!
Inoltre, questo è un mese di interessanti novità per l’azienda: sono in atto aggiornamenti per le versioni Ubuntu 18.04 LTS (Bionic Beaver) e Ubuntu 16.04 LTS (Xenial Xerus) per aumentare la sicurezza del sistema e parallelamente è arrivato anche Ubuntu 19.10 (Eoan Ermine) introducendo i driver NVIDIA nell’immagine ISO (favorendo soprattutto gli appassionati di videogiochi), il file system ZFS, nuovi temi e impostazioni (es. luce notturna), GNOME 3.34(permette migliori prestazioni anche su hardware meno recenti) e tanto altro che potrete cogliere e praticare acquisendo questa nuova versione. Non essendo però una LTS release, la nuova versione di Ubuntu sarà supportata per soli 9 mesi, quindi fino a luglio 2020. «Nei 15 anni dalla prima release, abbiamo visto Ubuntu crescere dal desktop sino a diventare una piattaforma di scelta attraverso il cloud pubblico, infrastrutture open, IoT e IA» ha affermato il CEO di Canonical, Mark Shuttleworth, che aggiungendo che «con la release 19.10, Ubuntu continua a offrire un forte supporto, sicurezza e una grande efficienza a imprese, sviluppatori e, in generale, a tutta la community». Nel frattempo si parla già della prossima release: Ubuntu 20.04 LTS (Focal Fossa), sempre con ZFS e il nuovo GNOME 3.36, che inizierà ad essere sviluppato il prossimo 24 ottobre e lanciato ufficialmente il 23 aprile 2020.
Che dire? Non c’è mai limite all’innovazione e Ubuntu ci dà la possibilità di essere protagonisti del cambiamento entrando a far parte della community in modo da contribuire allo sviluppo tecnologico e far godere tutti quanti dei benefici che ne derivano.
«Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?» (Nelson Mandela)