NEAM APRILE 2022

Com'è che si dice? "Aprile dolce dormire"?
Ci abbiamo pensato noi, nel frattempo, a raccogliere tutte le novità più interessanti e originali del mese. Oggi te le presentiamo!

Scopri:

1. Tornano i librogame grazie a TikTok
2. La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!
3. Netflix perde abbonati: cosa dobbiamo aspettarci?
4. Fendi entra in casa vostra
5. Layla per Taffo: una strana strategia di co-branding

Buona lettura!


1. Tornano i librogame grazie a TikTok

di Annaluce Ferrari
Tempo di lettura: 5 minuti

Tornano i librogame grazie a TikTok

Direttamente dagli anni ’80, ritornano sugli scaffali di tutte le librerie i librogame. Uno in particolare, il giallo più complesso mai stato scritto, è sulla bocca di tutti grazie a TikTok.

Tornano i librogame grazie a TikTok
Fonte: www.lafeltrinelli.it

Librogame: un genere rivoluzionario

Il librogame, o libro-gioco, è un’opera di narrativa che stravolge completamente il nostro modo di approcciarci alla letteratura. Anziché raccontarci una storia così come concepita dall’autore - con inizio, svolgimento e fine - il librogame permette ai lettori di partecipare attivamente alla stesura della storia. Grazie a bivi narrativi, giocate di dadi e tanti altri espedienti, questo particolare libro è capace di coinvolgerci e renderci personaggi essenziali della storia: senza le nostre scelte, infatti, questa non procede.

Figlio della sperimentazione letteraria degli anni Sessanta, questo genere diventa popolare negli anni ’80 del secolo scorso. Il librogame più di successo è il fantasy “Lupo Solitario” (1984), dello scrittore inglese Joe Dever.

Tornano i librogame grazie a TikTok
Fonte: www.lafeltrinelli.it

Oggi i librogame sono in pieno revival; la pandemia ha costretto molte persone in lockdown, stimolando la nascita di nuovi o vecchi interessi, tra cui quello della lettura, e il piacere (e il tempo) di conoscere nuovi generi.

In un momento storico dove il controllo sulle nostre vite personali sembrava quasi nullo, l’intrattenimento è arrivato in nostro aiuto: da qui la riscoperta di generi che mettono al centro le scelte individuali come i giochi di ruolo e, appunto, i librogame.

"La Mascella di Caino" conquista TikTok

In questo periodo di riscoperta del genere, spopola su TikTok “La Mascella di Caino”. Si tratta di un librogame giallo, pubblicato nel 1934 dal cruciverbista Edward Powys Mathers sotto lo pseudonimo Torquemada. Il titolo deriva dall’arma del primo “delitto della storia” secondo la tradizione cristiana, ovvero la mascella d’asino che Caino avrebbe utilizzato per uccidere Abele.

In origine il libro non fece molto successo, sia per la particolarità del testo rispetto ai gialli a lui contemporanei sia per la difficoltà di risoluzione del suo finale.

Parliamo, infatti, di un racconto di 100 pagine in cui si susseguono sei omicidi: le pagine però, sono state stampate e rilegate in ordine sparso. In più, il libro è pieno di citazioni letterarie, giochi di parole, indizi impercettibili e riferimenti a fatti realmente accaduti.

Compito del lettore è quello di tagliare le pagine del libro, comprenderne l’ordine corretto e attivamente risolvere il caso. Al giorno d’oggi sono solo quattro le persone che sono riuscite a risolvere l’enigma contenuto in questo strano libro.

Sarah Scannell e la sua impresa

“La mascella di Caino” torna a far parlare di sé 88 anni dopo la sua prima pubblicazione grazie ad una serie di post pubblicati sul profilo TikTok di Sarah Scannell, assistente documentarista americana che, decisa a risolvere il mistero dell’opera di Torquemada, ha trasformato la parete della sua camera in una lavagna per omicidi, come quelle che si vedono nei film.

I suoi video hanno raggiunto i nove milioni e mezzo di visualizzazioni. La Caino-mania è andata dilagando sul social e l’hashtag #cainsjawbone ha oggi più di 193 milioni di views.

Tornano i librogame grazie a TikTok
Fonte: tiktok.com/@saruuuuuuugh

Per incentivare l’acquisto e la lettura del libro, Mondadori ha indetto un concorso per tutti coloro in possesso di una copia. Chi riuscirà a venire a capo dell’enigma di Torquemada parteciperà all’estrazione finale di una Gift Card Mondadori Store di 500€, spendibili presso i punti vendita Mondadori. L’iniziativa è ad imitazione della proposta dell’antica casa editrice, che per prima aveva pubblicato il romanzo, la quale aveva messo in palio un premio di £25 per chiunque fosse riuscito a risolvere il caso.

Come TikTok crea community e vendite

I social possono diventare luogo di nascita di amicizie intorno a passioni comuni: è il caso di BookTok, la community di TikTok amante dei libri e della letteratura, con più di 55.8 miliardi di visualizzazioni complessive.

I creators, BookTokers nel caso specifico, creano contenuti di valutazione, analisi, approfondimento e molto altro riguardo ai libri letti, creando trends che spingono sempre più persone ad avvicinarsi al mondo della lettura.

Questa community ha avuto un impatto incredibile sulla industria dell’editoria tant’è che le case editrici hanno iniziato a collaborare con i BookTokers più influenti nella promozione di titoli specifici.

Le raccomandazioni di libri su TikTok hanno portato ad un aumento significativo delle vendite.
Grazie a questi video, infatti, molti libri hanno scalato la lista dei bestsellers del New York Times e nelle librerie americane iniziano a comparire scaffali specifici per le opere più consigliate e apprezzate dagli utenti della piattaforma.

Tornano i librogame grazie a TikTok

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2. La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!

di Carmelo Falzone
Tempo di lettura: 3 minuti

La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!

Dopo settimane di consultazioni, è stato raggiunto l'accordo sul testo finale del regolamento Digital Markets Act (DMA).

Cos’è il Digital Markets Act?

La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!
Fonte: zpp.net.pl

Il DMA è parte della riforma dello spazio digitale insieme al Digital Services Act (di cui rimandiamo al post sul nostro profilo Instagram), che mira a garantire un ambiente online sicuro e responsabile.

Ha l'obiettivo di stabilire una serie completa di nuove regole per tutti i servizi digitali, compresi i social media, i mercati online e altre piattaforme online che operano nell'Unione Europea.

La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!
Fonte: www.freeworldeconomicreport.com

In modo più specifico, si occupa dei comportamenti delle aziende che hanno assunto una rilevanza sistemica come Amazon, Apple, Meta, Microsoft e Google, in quanto più inclini a pratiche sleali che danneggiano la concorrenza.

Le principali rivoluzioni

Ecco i principali punti che rivoluzioneranno le grandi piattaforme digitali:

  • i maggiori servizi di messaggistica come Whatsapp, Facebook Messenger o iMessage dovranno aprirsi e interagire con piattaforme di messaggistica più piccole, su loro richiesta. Gli utenti di piccole o grandi piattaforme, in questo modo, saranno in grado di scambiare messaggi, inviare file o effettuare videochiamate tra le applicazioni di messaggistica, dando loro così più scelta;
  • sarà possibile avere e pagare app senza bisogno di passare dagli store Google e Apple;
  • vigerà il divieto di preinstallare software sui dispositivi, affermando il diritto degli utenti di scegliere prodotti alternativi;
  • i giganti della tecnologia non potranno promuovere i loro prodotti o servizi a svantaggio dei concorrenti. Non potranno, inoltre, riutilizzare i dati raccolti in un servizio per un servizio diverso, dare ai venditori l’accesso ai loro dati di prestazione marketing o pubblicitaria sulla piattaforma, obbligare gli sviluppatori ad utilizzare il sistema di pagamento proprietario;
  • la Commissione svolgerà indagini di mercato e avrà la possibilità di sanzionare comportamenti non conformi, includendo divieti e restrizioni di specifiche pratiche commerciali inserite in black list e rimedi da applicarsi case by case nei confronti delle Large Online Platform.
La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!
Fonte: www.degaullefleurance.com

Cosa succede a chi non rispetta le regole?

La Commissione può infliggere ammende fino al 10% del fatturato totale a livello mondiale nell’esercizio precedente e al 20% in caso di violazioni ripetute. In caso di infrazioni sistematiche, oltre alle sanzioni economiche, si affiancano sanzioni amministrative come il divieto di porre in essere acquisizioni.

Basterà tale regolamento per porre fine al dominio crescente dei giganti della tecnologia?
Come reagiranno i big tech?
Certamente, tali cambiamenti avranno un impatto molto forte sulle strategie delle grandi aziende del settore.

La rivoluzione per le grandi piattaforme digitali è arrivata!

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3. Netflix perde abbonati: cosa dobbiamo aspettarci?

di Maria Fragale e Andi Rama
Tempo di lettura: 3 minuti

Netflix perde abbonati: cosa dobbiamo aspettarci?

Netflix ha perso 200.000 abbonati nel primo trimestre. Le azioni, già in calo di oltre il 40% quest’anno, sono crollate del 25% negli scambi after-hours.

Netflix perde abbonati: cosa dobbiamo aspettarci?
Fonte: www.hdblog.com

La comunicazione dei risultati ha provocato un impatto pesante in borsa. Nei mesi scorsi, infatti, erano invece state annunciate ben più rosee aspettative, con una crescita prevista di 2,5 milioni di abbonati entro la fine dell’anno.

Il peggio, però, potrebbe dover ancora arrivare.

Infatti Netflix prevede di perdere altri 2 milioni di clienti nel secondo trimestre, e il 2022 potrebbe diventare il suo anno peggiore in assoluto.

Netflix perde abbonati: cosa dobbiamo aspettarci?
Fonte: www.nielsen.com

Il colosso di produzione cinematografica e televisiva sembra essere giunto alla sua prima battuta d’arresto, ma quali sono le principali motivazioni?

Le cause

I principali motivi li possiamo individuare ne:

  1. L’aumento del prezzo degli abbonamenti è forse il più concreto e immediato, infatti, con un aumento graduale dell’inflazione è difficile che tutti accettino un rincaro del prezzo.
  2. La pandemia ha accresciuto notevolmente gli abbonamenti e le visioni per effetto del lockdown, ma negli ultimi mesi le persone sono state meno vincolate alla realtà domestica, dedicandosi ad altro nel tempo libero.
  3. La concorrenza spietata legata ad altre società di social media new entry nel mercato dello streaming (Apple TV+ , Disney+, Amazon Prime Video)
  4. La condivisione della password tra familiari e amici.

Ulteriori macro fattori sono la crescita economica lenta, l’aumento dell’inflazione (ma anche eventi geopolitici come l’invasione russa dell’Ucraina che ha visto la sospensione di ben 700 mila abbonamenti) così come l’aumento di prezzi che ha visto una riduzione di 600.000 abbonati tra USA e Canada.

Sono tanti i modi con cui Netflix si prefigge di risolvere il problema.

Spaziamo dall’inserimento pubblicitario a strategie legate ad un aumento di prezzo per chi decide di condividere il proprio abbonamento. Condivisione, però, relativa al nucleo familiare: infatti, Netflix sta valutando strategie dati basate sugli indirizzi IP dei dispositivi registrati sull'account così da identificare effettivamente se una condivisione avviene al di fuori delle relazioni familiari.

Netflix perde abbonati: cosa dobbiamo aspettarci?

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4. Fendi entra in casa vostra

di Debora Ferretti
Tempo di lettura: 3 minuti

Fendi entra in casa vostra

Fendi compie un passo strategico per il suo sviluppo, aprendo il primo flagship store di Milano.

Un passo indietro: che cos’è un flagship store?

É un punto vendita di grandi dimensioni, il cui scopo è quello di mettere in risalto i valori aziendali e comunicare la brand identity.

All’interno di questi punti vendita viene posta molta attenzione ai dettagli, all’allestimento, al design e all’architettura per incuriosire e coinvolgere maggiormente i consumatori.

La scelta del luogo non è casuale, solitamente vengono scelti dei punti strategici nelle grandi metropoli: la scelta di Fendi è ricaduta su un palazzo storico situato in piazza della Scala, nel cuore della città, a pochi passi da Brera e dal quadrilatero della moda.

Fendi entra in casa vostra
Fonte: www.internimagazine.it

IL PROGETTO “FENDI CASA”

Il negozio di Milano è il risultato di una partnership iniziata nel 2021 tra Design Holding e Fendi per lo sviluppo del business Fendi Casa, attraverso la joint venture Fashion Furniture Design.

L'obiettivo è aprire 40 negozi Fendi Casa, gestiti direttamente o in partnership, entro 3 anni.

“Siamo entusiasti delle grandi sinergie create con Design Holding e in questi primi mesi del 2022 attendiamo con impazienza le nostre future aperture a Miami e Shanghai nel prossimo futuro”, ha condiviso Brunschwig.

Al suo interno, troviamo la collaborazione Peter Mabeo, nata dall’incontro creativo tra il fondatore dell’omonimo studio di design con base in Botswana, e i direttori artistici del brand Kim Jones, Silvia Venturini Fendi e Delfina Delettrez Fendi.

All’ingresso è presente la seduta Madua, sviluppata partendo dal logo O’Lock disegnato da Delfina Delettrez Fendi per la sua prima collezione Fendi nell’autunno/inverno 2021.

Fendi entra in casa vostra
Fonte: www.internimagazine.it

Una successione di aree living, reading e dining presenta gli altri protagonisti della nuova collezione:

  • il divano e le poltrone Five disegnati dallo studio Marcel Wanders;
  • il tavolo Arches di atelier oï;
  • il divano e le poltrone Parsifal di Thierry Lemaire, abbinati ai tavoli Marrakesh disegnati da Toan Nguyen e alla credenza Vittoria di Cristina Celestino.

Ogni ambiente è arricchito da un’ampia selezione di accessori e complementi come la nuova linea di tappeti da Yellow Sign, caratterizzato dall’iconico tocco giallo della Maison, a Tiles, con le strisce del logo non logo Fendi Pequin, fino all’elegante logo Karligraphy, disegnato da Karl Lagerfeld e proposto in due versioni in macro-fantasia all-over o esploso nel Big Karl.

Riuscirà Fendi nella sua impresa? Non ci resta che aspettare di vedere i risultati!

Fendi entra in casa vostra

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LAYLA PER TAFFO: UNA STRANA STRATEGIA DI CO-BRANDING

5. Layla per Taffo: una strana strategia di co-branding

di Yassmin Moumine
Tempo di lettura: 3 minuti

Layla per Taffo: una strana strategia di co-branding

Ebbene sì, chi l’avrebbe mai detto? Layla Cosmetics sceglie Taffo Funeral Services per il lancio del suo ultimo mascara in limited edition, in versione super black.

Non è all’ordine del giorno vedere questo tipo di strategie di co-branding non convenzionali che, però, recentemente molti brand hanno deciso di adottare per uscire un po’ dalla loro zona di comfort.

Ma intanto…

Una breve definizione di co-branding

Il co-branding (o brand building) è una strategia che adottano i brand per cercare di estendere il loro raggio di azione; è una forma di collaborazione o fusione tra due brand noti che cercano, mediante delle attività di co-marketing, di inserirsi nel mercato con un nuovo prodotto.

L’obiettivo principale di questa azione è che ne beneficino tutti i brand coinvolti, detti anche la “marca invitata” e la “marca ospitante”. Generalmente i brand sono già conosciuti e godono di una certa notorietà, questo permette loro di mantenere la loro unica identità di marca nonostante la collaborazione.

Affinché si possa generare una strategia vincente è bene condividere gli stessi valori; fattori come la mission, la vision o il posizionamento nelle menti del consumatore dovrebbero essere simili, condivisi e ben definiti.

Un’operazione di co-branding ben svolta può aumentare non solo il raggio d’azione e il fatturato, ma anche ridurre i costi: una situazione che porta dei vantaggi da entrambe le parti. Questo vale non soltanto per i brand grandi e conosciuti in tutto il mondo, ma anche per le piccole e medie imprese.

L’ironia della morte e della bellezza

“Se fosse il tuo ultimo mascara? Quale sceglieresti?”

LAYLA PER TAFFO: UNA STRANA STRATEGIA DI CO-BRANDING
Fonte: marketing-espresso.com

Un binomio apparentemente strano ma che presenta diverse caratteristiche in comune.

Uno è un noto brand di cosmetici, colorato, innovativo e tutto “Made in Milano”, nato dall’importazione di un trend molto in voga in America, di cura delle unghie.

L’altro è un’agenzia di onoranze funebri, leader italiano, che gestisce la relazione più delicata con i consumatori di qualsiasi altro settore, conosciuta per la sua comunicazione e per il modo di utilizzare il black humor per un tema delicato come quello della morte.

Il pack del mascara “The longer the better” è a forma di bara, fortemente provocatorio e che attira l’attenzione di un consumatore. Doveva essere una collaborazione così inaspettata da rischiare l’insuccesso; eppure, a livello di comunicazione, sembra che i due brand siano riusciti a raggiungere numerosi obiettivi, diventando così una nuova coppia affiatata e indistruttibile.

Layla per Taffo: una strana strategia di co-branding

E voi cosa ne pensate di questa collaborazione?

 

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NEAM MARZO 2022

Di marzo si dice che sia un mese pazzo e imprevedibile, ma una cosa che possiamo prevedere c'è ed è sempre e solo una: NEAM IS OUT!

Scopri le 5 notizie più curiose e interessanti del mese:

1. SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy
2. Apple guadagna 6 miliardi togliendo alimentatore e auricolari dalle confezioni iPhone
3. Addio alle tazze di Starbucks?
4. Convenienza o Qualità? Entrambi!
5. Bottega Barilla: dove tutto è incominciato

Buona lettura!


SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy

1. SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy

di Stiven Shelna
Tempo di lettura: 3 minuti

SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy

Un’importante novità che riguarda il Gruppo Digital360 e il mondo dello Spazio è l’introduzione dello SpaceEconomy360, una testata online che offre una gamma di servizi di consulenza in ambito economico, politico e tecnologico, rivolti ad imprese innovative del settore aerospaziale e anche a quelle che vorranno investire in tale mercato.

SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy
Fonte: corrierecomunicazioni.it

Quali benefici ha portato?

La comparsa della testata online ha portato un aumento della qualità della conoscenza di tematiche strategiche che ha favorito una maggiore competitività e un maggiore sviluppo dell’ecosistema del Paese, approfondendo gli impatti e i benefici delle tecnologie spaziali nel mondo della sostenibilità nel Business.

Si ha anche avuto una notevole innovazione di processi, servizi, prodotti e modelli di business nel settore, che hanno richiesto una nuova capacità organizzativa nel modo di programmare e controllare sia le strategie adottate che i risultati ottenibili da esse.

Qual è l’obiettivo dello SpaceEconomy360?

L’obiettivo dello SpaceEconomy360 è quello di convergere in maniera più stretta il mondo dello Spazio con quello della Digital Economy affinché i lettori possano approfondire la propria informazione confrontandosi anche con le Big Tech in pole position; ad esempio quelle di Jeff Bezos, ElonMusk e Richard Branson.

SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy
Fonte: corrierecomunicazioni.it

Grazie alla raccolta e l’analisi delle immagini dai satelliti che permettono di mappare i territori, si può verificare cosa stia accadendo, in modo da poter elaborare strategie di difesa e protezione ambientale, che fanno sempre più leva sugli “scudi” spaziali.

Lo “Spazio” è terreno di cooperazione, ma anche di scontro, poiché chi domina lo Spazio domina il mondo.

Qual è il ruolo dell’Italia?

Il nostro Paese, essendo il quarto al mondo considerando il rapporto Investimenti-PIL, ambisce ad essere uno dei protagonisti nel settore dello Spazio, poiché vanta di una lunga tradizione e di una consolidata leadership nel settore dello Spazio, puntando a rafforzare il proprio ruolo.

SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy
Fonte: corrierecomunicazioni.it

La guerra di Putin contro l’Ucraina ha fatto, però, scattare l’allarme aprendo dibattiti su cosa ne sarà di progetti di fondamentale importanza a partire da quello della Stazione Spaziale Internazionale.

SpaceEconomy360: La Convergenza Spaziale nel Digital Economy

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Apple guadagna 6 miliardi togliendo alimentatore e auricolari dalle confezioni iPhone

2. Apple guadagna 6 miliardi togliendo alimentatore e auricolari dalle confezioni iPhone

di Ettore Favatà
Tempo di lettura: 2 minuti

Apple guadagna 6 miliardi togliendo alimentatore e auricolari dalle confezioni iPhone

Niente caricatore, niente cuffie

L’uscita dell’iPhone 12, quasi due anni addietro, è stata accompagnata dalla rimozione del caricabatteria e delle earpods dalla confezione. Questa scelta aveva fomentato non poco gli animi dei fedelissimi della casa di Cupertino che, d’un tratto, avrebbero dovuto acquistare separatamente alimentatore e cuffie per una cifra totale di €32.

Apple guadagna 6 miliardi togliendo alimentatore e auricolari dalle confezioni iPhone
Fonte: multiplayer.it

“Lo facciamo per l’ambiente”

La scelta, come aveva poi spiegato proprio Apple, è stata fatta per ridurre l’inquinamento dovuto alla produzione di questi prodotti dato che molti acquirenti possiedono già un caricatore lightning. L’Environmental Progress Report 2021, il rapporto annuale con cui Cupertino comunica i progressi fatti per quanto riguarda l’impegno sull’ambiente, attesta che questa manovra avrebbe portato ad un risparmio di 861.000 tonnellate di rame, zinco e stagno. Inoltre ci sarebbe stata una notevole riduzione per quanto riguarda l’utilizzo di plastica, carta da imballaggio e degli stessi trasporti grazie alla possibilità di inserire 70% in più di confezioni di iPhone 12 nei bancali di spedizione.

“...e per “qualche soldino in più””

Non mancano anche motivi economici dietro questa iniziativa: secondo un report del Daily Mail, Apple levando cuffie e caricabatterie è riuscita a guadagnare 6,5 miliardi di dollari e ha permesso di ottenere circa 19$ (20/25 euro da noi) per ogni charger acquistato separatamente. Gli analisti ritengono inoltre che la rimozione delle cuffie abbia permesso un risparmio ulteriore da parte della compagnia. Una mossa davvero astuta non credete?

C’è chi imita e chi no

Anche i competitor della mela si son mossi in tal modo: la stessa Samsung ha eliminato i due prodotti dalla confezione e Nokia ha seguito a ruota l’azienda SudCoreana. Mentre aziende come Xiaomi e Oppo hanno scelto di mantenere la confezione compresa di alimentatore e auricolari.

Apple guadagna 6 miliardi togliendo alimentatore e auricolari dalle confezioni iPhone

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Addio alle tazze di Starbucks?

3. Addio alle tazze di Starbucks?

di Cristina Ghillani
Tempo di lettura: 3 minuti

Addio alle tazze di Starbucks?

Il colosso del caffè dice stop al monouso.

Starbucks è, infatti, pronta a sostituire le iconiche tazze per il caffè usa e getta con bicchieri riutilizzabili per tutti entro il 2025 con l’obiettivo di promuovere l’economia circolare.

Ma quando ha avuto esattamente inizio questo percorso?

In realtà è da un po’ che la catena di caffè statunitense ci prova, tant’è che nel 2019 le aveva già testate all’aeroporto di Londra. In seguito, però, con la pandemia COVID-19 tali tazze, per quanto utili per proteggere l’ambiente, non lo erano altrettanto per tutelare i clienti, per cui l’azienda ha dovuto temporaneamente rinunciarvi.

Si passa così a giugno 2021, quando Starbucks torna in sella al cavallo giungendo ad oggi in cui Michael Kobori, Chief Sustainability Officer di Starbucks, ha spiegato che vi è un’adorazione dell’onnipresente tazza classica, solo che questa è divenuta anche un simbolo della società usa e getta e del wasting.

Addio alle tazze di Starbucks?
Fonte: inc.com

Come è possibile però che Starbucks andrà a sostituire uno degli elementi più iconici della sua brand identity?

La strategia si basa principalmente sullo spingere i clienti verso due direzioni che fanno parte dell’iniziativa “Borrow-A-Cup”(prendi in prestito una tazza), ossia:

  • Utilizzo di tazze personali che questi possono portarsi in loco;
  • Utilizzo di bicchieri speciali di un certo tipo di plastica che consenta circa 150 utilizzi e che verranno coperti da una cauzione di circa un dollaro.
Addio alle tazze di Starbucks?
Fonte: settingmind.com

La vera sfida?

Sarà convincere i consumatori ad abituarsi a questo nuovo contesto e quindi ad abbandonare la tazza bianca con il logo verde di una sirena a due code riconoscibile da parte di tutto il mondo.

Starbucks spiega che creare una cultura di appartenenza non è solo un imperativo aziendale, ma una questione di identità del proprio brand e di fidelizzazione. L’introduzione di una serie di innovazioni nel portafoglio di negozi globale rafforza il concetto di restituire maggiormente al pianeta rispetto a ciò che viene preso ed è quindi è da considerarsi come una potente lezione per ogni azienda.

E tu cosa ne pensi?

Addio alle tazze di Starbucks?

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