Convenienza o Qualità? Entrambi!

4. Convenienza o Qualità? Entrambi!

di Maria Fragale
Tempo di lettura: 3 minuti

Convenienza o Qualità? Entrambi!

Il mondo in cui viviamo oggi è sicuramente differente rispetto a quello di vent’anni fa, ma vorrei concentrarmi sul come siano cambiate le modalità di fare acquisti, le preferenze del consumatore e come questo valuti l’ampia offerta di beni che si ritrova nel momento in cui ha di fronte lo scaffale con mille e mille referenze.

In primis sono cambiati i supermercati, le logiche di assortimento ma soprattutto il ruolo della distribuzione.
Ovviamente non possiamo non menzionare il ruolo dei social media, che quotidianamente collaborano con le aziende per comunicare come queste agiscano e come queste siano propense a promuovere sempre il meglio per quanto riguarda la qualità e convenienza dei prodotti.

Convenienza o Qualità? Entrambi!
Fonte: Mark Up

Durante la conferenza stampa organizzata a Milano dall’associazione distribuzione moderna (Adm) e da Bologna Fiere, tenutasi lo scorso 15 marzo, è stato evidenziato come oggi i consumatori preferiscano acquistare prodotti a marca del distributore, i cosiddetti prodotti MDD.

Sorge spontanea l’idea del “sicuramente è tutta una questione di convenienza, di un consumatore sempre più attento al portafogli e a quel centesimo di euro in meno”. Ma non è proprio così. É stato evidenziato come il consumatore sia molto più avanti di tutto questo e di come dia molta importanza alla qualità, all’innovazione e alla sicurezza.

Basti pensare che nel carrello dei consumatori almeno 1 prodotto su 5 è di private label e che allo stesso tempo un acquirente su tre associa alla marca del distributore caratteristiche di elevata qualità dei prodotti, tracciabilità delle filiere produttive così come certificazioni e controllo di quest’ultime. Tutto questo soprattutto nell’alimentare e nei prodotti ad alta gamma, i cosiddetti prodotti Premium.

Convenienza o Qualità? Entrambi!
Fonte: GDO News

Molto probabilmente questo è il risultato sia, come detto in precedenza, di un consumatore più attento, sia della giusta elaborazione e organizzazione dei social media aziendali, del ruolo della distribuzione che si ritrova molto differente rispetto al passato. Quest’ultimo punto è molto importante perché dimostra il ruolo cruciale che i distributori hanno nel modificare le preferenze e scelte dei consumatori direttamente in store ma, ancor prima, promuovendo con vari canali online le promozioni e caratteristiche di quel prodotto specifico. Anche, però, incrementando il passaparola positivo legato a quel distributore, così da permettere agli acquirenti di programmare anticipatamente i propri acquisti e i caratteri di questi in termini di prezzo, qualità, sicurezza e marca.

In fondo è un aspetto del tutto soggettivo, da chi preferisce esclusivamente una marca per la garanzia di qualità, a chi sa già come sostituire un prodotto con un altro o ancora a chi si concentra per lo più/esclusivamente sulle percentuali di sconto.
Tu invece? Che tipo di acquirente sei?

Convenienza o Qualità? Entrambi!

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Bottega Barilla: dove tutto è incominciato

5. Bottega Barilla: dove tutto è incominciato

di Arianna Di Bella
Tempo di lettura: 3 minuti

Bottega Barilla: dove tutto è incominciato
Fonte: parmatoday.it

Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio.
- Pietro Barilla

Bottega Barilla: dove tutto è incominciato

Questa frase di Pietro Barilla rispecchia in maniera emblematica i valori fondamentali dello storico brand di pasta noto in tutto il mondo da oltre 145 anni.

Nelle scorse settimane il gruppo Barilla ha colpito l’attenzione dei suoi consumatori attuando un rebranding che abbraccia innovazione e tradizione. Dopo ben 25 anni, l’azienda emiliana cambia volto introducendo un nuovo logo e un nuovo pack che mira verso l’amore per il pianeta.

Tuttavia il cambio look non è l’unica attività intrapresa dal leader della pasta italiana. In questi giorni Barilla è tornata alle proprie radici riaprendo le porte della prima bottega inaugurata nel 1877 da Pietro Barilla Senior.

Un’esperienza immersiva dove passato e futuro si riuniscono nel presente. All’interno della Bottega, infatti, è possibile intraprendere un viaggio alla scoperta della pasta Al Bronzo: una linea complementare alle altre pensata per rappresentare il punto più alto dell’esperienza dell’azienda nell’arte della pasta come sottolinea il direttore creativo Andrea Bandiera.

La piccola bottega dona la possibilità di ri-scoprire il fascino di odori e consistenze annusando i grani e toccando con mano i vari formati che hanno scritto la storia del brand.

Bottega Barilla: dove tutto è incominciato
Fonte: gazzettadiparma.it

Inoltre, al suo interno si trova un antico laboratorio in cui sono state create le prime ricetta e le preparazioni tipiche dell’azienda parmigiana.

La scelta di riaprire uno spazio in cui tutti i visitatori possano rivivere le stesse atmosfere di un laboratorio di pastai emiliani dimostra come sia importante essere competitivi sul mercato senza per questo abbandonare la propria storia e tradizione.

La Bottega Barilla - aperta al pubblico - si trova in strada Repubblica, nel centro storico di Parma.
E tu sei già sei corso a visitarla?

Bottega Barilla: dove tutto è incominciato

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La relazione ai tempi dei social: distanti ma vicini?

1. La relazione ai tempi dei social: distanti ma vicini?

di Maria Fragale
Tempo di lettura: 3 minuti

La relazione ai tempi dei social: distanti ma vicini?

Come ben tutti sappiamo le nuove tecnologie che ci circondano si dimostrano essenziali per coloro che a chilometri di distanza desiderano mantenere in qualche modo un contatto coi propri cari.

Non solo questo, aldilà dell’aspetto affettivo, la tecnologia è stata veramente importante per tutto il mondo durante il periodo pandemico, durante quel periodo in cui la maggior parte delle professioni venivano svolte dietro ad uno schermo.

La relazione ai tempi dei social: distanti ma vicini?
Fonte: Pinterest

Principalmente questi pregi sono legati alla possibilità di avvicinare le persone distanti, ma se volessimo approfondire la questione ci verrebbero in mente tanti difetti, purtroppo, che possiede la tecnologia e minacce collegate ad essa.

Ci basta, semplicemente, pensare alla capacità della tecnologia di allontanare persone, raffreddare rapporti ed evidenziare la distanza fisica e mentale. Siamo abituati al tutto e subito, alla rapidità, alla risoluzione immediata di ogni cosa, alla risposta pronta in qualche secondo, ma anche alla considerazione dell’amore, dell’amicizia e dei sentimenti in modo superfluo, come se fossero un qualcosa di sorpassabile e di cui poter far senza.

A tutto questo la Danimarca ha cercato di porre risposta istituendo la biblioteca umana in cui i libri sono sostituiti dalle persone che raccontano la propria esperienza di vita.

Negli eventi i partecipanti hanno a disposizione un vero e proprio catalogo da cui scegliere le proprie letture che in questo caso si incarnano in volti, occhi, sorrisi ed esperienze di vita differenti. Principalmente si ascoltano storie, eventi e vissuti, permettendo allo stesso tempo di andare oltre quelle che sono le idee, pregiudizi e stereotipi che ognuno di noi si crea davanti a qualcuno che non conosciamo.

La relazione ai tempi dei social: distanti ma vicini?
Fonte: Mediterraneaonlineonline.eu

Probabilmente per provare un’esperienza del genere è naturale che vi sia predisposizione verso le relazioni umane, comprensione, verso l’empatia ma anche verso persone che magari sono totalmente diverse da noi e che soprattutto presentano gusti e idee differenti dalle nostre. Partecipare ad attività come questa, penso, dipenda anche dalla nostra propensione all’ascolto altrui, capacità differente per ognuno di noi.

Tu parteciperesti?

La relazione ai tempi dei social: distanti ma vicini?

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Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni

2. Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni

di Annaluce Ferrari
Tempo di lettura: 4 minuti

Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni

Il 14 febbraio, in occasione della giornata internazionale per la celebrazione dell’amore, Chiara Ferragni ha annunciato sui suoi canali social il progetto Love Fiercely, in collaborazione con il CIG Arcigay Milano.

I protagonisti dell’iniziativa sono da un lato l’influencer italiana più famosa al mondo, dall’altro la principale associazione LGBT+ italiana senza scopo di lucro.

Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni
Fonte: instagram.com/cigarcigaymilano/

Love Fiercely

Chiara racconta che “Love Fiercely” è da sempre stato uno dei suoi motti, sin da quando ha letto queste due parole su un bigliettino ritrovato in un B&B a Los Angeles. Dice di essersi sempre lasciata ispirare da questo modo di amare e che per lei significa amare con orgoglio, in modo fiero e senza alcun tipo di barriera.

Il progetto si divide in due parti: una campagna di comunicazione sui social media ed un ampliamento del progetto Scuola del CIG Arcigay Milano.

La campagna di comunicazione mediatica è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle varie sfumature che l’amore può assumere, un sentimento che rivendica sempre più una sua libertà e una sua non-stigmatizzazione.

Tre coppie appartenenti alla comunità LGBT+, già conosciute in rete, affiancano l’imprenditrice digitale: sono Nicolò Cerioni e Leandro Mede, Francesco Cicconetti e Chiara Pieri, Loredane Tshilombo e Sara La Pignola. Queste “anime belle” – come le chiama Chiara – attraverso alcune domande rivelano qualche aneddoto in più sulla propria relazione e descrivono come si coniuga nelle loro vite il motto “Love Fiercely”.

Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni
Fonte: instagram.com/chiaraferragni/
Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni
Fonte: instagram.com/chiaraferragni/
Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni
Fonte: instagram.com/chiaraferragni/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Con questa campagna, attraverso le esperienze di tre coppie che ammiro, voglio condividere cosa significa per me amare in maniera libera e fiera, senza farsi influenzare da chi giudica ed etichetta. Ed è questo il tema che oggi mi sta a cuore e sul quale vorrei puntare l’attenzione dell’opinione pubblica, utilizzando la mia rete per arrivare a un pubblico globale” afferma Chiara Ferragni.

Il progetto Scuola del CIG Arcigay Milano

La campagna di comunicazione si concretizza con l’ampliamento del progetto Scuola del CIG Arcigay Milano, al quale la Ferragni ha sovvenzionato personalmente una somma di denaro.

Questo programma è attivo dal 1994 e ha come obiettivo quello di far riflettere ed educare alle differenze gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Città Metropolitana, per contrastare fenomeni di bullismo.

Le attività del Gruppo Scuola offrono a studenti e docenti la possibilità di un confronto su identità sessuale e omo/bi/transfobia, un’attività tanto trascurata quanto necessaria nell’educazione di ogni grado.

“Ringraziamo Chiara Ferragni per avere deciso di sostenere le iniziative del CIG Arcigay Milano. Le volontarie e i volontari del nostro progetto Scuola incontrano, ogni anno, migliaia di giovani e di docenti per affrontare insieme i temi del bullismo, dell’educazione alle diversità, della cura e dell’ascolto. Con questa donazione potremo rafforzare il nostro impegno.” dichiara Fabio Pellegatta, presidente dell’associazione.

I “precedenti” di Chiara Ferragni e la sua brand identity

Nel maggio del 2020, alle soglie del Pride Month (mese dedicato alla celebrazione della storia della comunità LGBT+), Chiara Ferragni lanciò una “Pride Capsule” per la quale già aveva utilizzato il motto “Love Fiercely”.

I capi presenti in questa capsula - creata ad hoc per il Pride Month – erano decorati con arcobaleni, simbolo della comunità LGBT+, affiancati al logo del brand dell’imprenditrice digital.

Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni
Fonte: theblondesalad.com

Si trattò di una trovata di marketing, alla pari di quella di “Love is Love” di Coca-Cola o “Rainbow is the new black” di Netflix. L’obiettivo in questi casi è quello di fidelizzare il cliente, mostrando la visione progressista del brand sui principali problemi sociali contemporanei per fare qualche profitto in più.

La nuova iniziativa “Love Fiercely” in collaborazione con CIG Arcigay Milano si discosta da questo tipo di strategia di marketing perché è parallela ad un progetto di educazione per studenti, di sensibilizzazione per gli utenti del web e non prevede la vendita di alcun prodotto. Questo non esclude però ritorni positivi per l’influencer: infatti sarà la sua immagine – di imprenditrice aperta, inclusiva e sensibile alle discriminazioni sociali - a trarne beneficio.

Il ritorno di Love Fiercely di Chiara Ferragni

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Fantasanremo: una gara dentro la gara

3. Fantasanremo: una gara dentro la gara

di Carlotta Maggi
Tempo di lettura: 5 minuti

La settimana del Festival di Sanremo rappresenta un momento magico per la vita di tutti i suoi appassionati: i problemi vengono messi alle spalle per trascorrere 5 giorni all’insegna di musica e di intrattenimento capace di spingere il proprio fisico a ritmi estremi!

Quest’anno, però, la 72esima edizione del Festival della canzone italiana si arricchisce di qualcosa in più, di una nuova gara all’interno della gara stessa, che vede coinvolti i cantanti in gara, ma soprattutto, i telespettatori: è il caso del fenomeno “Fantasanremo”.

Fantasanremo: come funziona?

Il Fantasanremo, come si può dedurre dal nome, segue lo schema alla base del ben noto Fantacalcio, soltanto che, al posto dei giocatori, il focus è sui cantanti in gara!

Il meccanismo è semplice: ogni giocatore ha a disposizione 100 “Baudi”, moneta fittizia utilizzata nel gioco che rende omaggio a Pippo Baudo (il conduttore con il maggior numero di Festival condotti), che deve spendere per creare la sua squadra, composta da 5 giocatori.

Fantasanremo: una gara dentro la gara
Fonte: “larepubblica.it”

Ma come si fa a decidere quale artista prendere? Ogni cantante in gara è stato associato ad una quotazione, e tra un po’ di affetto e un po’ di restrizione “economica”, l’obiettivo era di creare una squadra creata con un tetto massimo rappresentato dai 100 Baudi.

È stata creata la squadra: ora che si fa? Guardare tutte le puntate del Festival! Una volta creata la squadra, il regolamento ha previsto una serie di azioni, classificate in “bonus” e “malus”, che, a seconda di quali venivano effettuate, portavano alla acquisizione o alla perdita di punti.

Tra i bonus più famosi e citati spiccano la citazione da parte dei cantanti di parole come “Zia Mara”, “Fantasanremo”, “Papalina”, mentre tra i malus troviamo azioni come indossare gli occhiali sul palco oppure esibirsi scalzi.

Alla fine di ogni puntata, il team dietro questo gioco stilava un punteggio in base a ciò che il cantante aveva fatto durante la propria esibizione, e al termine di tutto il Festival sono stati decretati i vincitori. Qual è il premio? Nessuno, puro e semplice divertimento!

Dal “peggior bar delle Marche” alla collaborazione con Sky

Dietro il gioco che ha rivoluzionato l’ultima edizione del Festival, portandola a registrare tassi di share che non si vedevano dal 1995, ci sono un gruppo di musicisti, fonici e tecnici del mondo dello spettacolo, tutti accomunati dalla stessa passione per il Festival!

Tutto questo sistema è nato da pura e semplice “spontaneità”, perché, a differenza di quanto si possa pensare, il Fantasanremo esisteva già, solo che era in forma cartacea e non digitale, accumulando negli anni sempre più notorietà e sempre più seguito, fino ad arrivare ad avere un sito completo, creato coi fondi messi a disposizione da uno sponsor del calibro di Sky.

Fantasanremo: una gara dentro la gara
Fonte: “larepubblica.it”

“I bonus e i malus sono usciti così, assieme ai Baudi. Una serata al bar insieme al nostro barista Papalina, a bere il liquore tipico marchigiano, Il Varnelli e a sparare cazzate a raffica. Nel 2020 avevamo anche dei bonus molto poco politically correct e abbiamo fatto bene a levarli”, spiega Giacomo Piccinini, uno dei fondatori.

La vera chiave di  questo successo è stato il passaparola generato da influencers sui social network come “Dariohead” e la famosa “Estetistacinica”, appassionati da sempre del Festival e che hanno invitato i loro follower ad unirsi alle loro leghe per giocare assieme, continuando poi per campagne di promozione spontanee su programmi televisivi come “PropagandaLive”, fino ad arrivare alla richiesta degli artisti stessi di essere inseriti nelle loro squadre, come successo lo scorso anno con l’invito di Fedez che fece andare in crash più volte il sito.

Un fenomeno che ha superato i 250mila di partecipanti e che non accenna a fermarsi: il prossimo appuntamento sarà con il Fantaeurovision, format che guarda all’Eurovision Song Contest, che si terrà a Torino nel mese di maggio.

E tu, la farai la tua squadra?

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SUPER BOWL: L’EVENTO DELL’ANNO

4. Super Bowl: l'evento dell'anno

di Andi Rama
Tempo di lettura: 4 minuti

Super Bowl: l'evento dell'anno

Cos’è il Super Bowl

Il Super Bowl è la finale del campionato della National Football League (NFL), la lega professionistica statunitense di football americano.

SUPER BOWL: L’EVENTO DELL’ANNO
Fonte: Goal.com

Non è solo un evento sportivo clamoroso, è anche un evento culturale rilevante per gli americani ed il palcoscenico preferito per gli spot pubblicitari dei brand di tutto il mondo, pronti a spendere fino a 6,5 milioni di dollari per trenta secondi.

Ma quanto è costato uno spot al Super Bowl quest’anno?                                  

In totale, quest’anno, sono stati spesi ben $485 milioni rispetto ai $435 dello scorso anno. Grazie a questa manifestazione la NFL guadagna decine di milioni di dollari da inserzionisti, sponsor, partner TV, pubblicità e vendita di biglietti.

SUPER BOWL: L’EVENTO DELL’ANNO
Fonte: Statista.com

Quali sono stati gli spot più iconici di questa edizione?

Sicuramente tra i diversi Brand spicca Coin base, la piattaforma con sede a San Francisco con cui è possibile negoziare criptovalute, che ha fatto passare un QR-Code a schermo e ha donato $15 in bitcoin a chiunque si fosse registrato sul sito entro il 15 febbraio. Dopo pochi secondi, a causa dell’immenso traffico di utenti, i server dell'azienda sono collassati.

C’è anche il nome di Google, infatti il colosso americano ha fatto piangere tutti con lo spot “Assistente Google Loretta”. Lo spot mostrava un anziano che utilizzava l’assistente Google per ripassare i ricordi della sua defunta moglie. La durata dello spot era di 90 secondi ed è costato 16,8 milioni di dollari.

SUPER BOWL: L’EVENTO DELL’ANNO
Fonte: Youtube.com

Ai brand conviene spendere così tanto?

Avere uno spot pubblicitario all’interno del Super Bowl è sicuramente una vetrina d’oro per i brand. Quest’anno, infatti, il Super Bowl è stato visto da più di 110 milioni di spettatori.

Dunque il reach potenziale è enorme ed il brand si assicurerebbe quello che in gergo è definito Buzz Online, ovvero una forma interattiva di Passaparola, derivante da continui scambi di opinioni e informazioni fra i consumatori attorno a un certo prodotto o brand.

Postare lo spot sui vari social (Youtube, Instagram, Tik Tok ecc.) permette di ottenere sempre più visualizzazioni e una presenza di lungo termine perché, all’interno della piattaforma, continuerà a generare monetizzazione.

Qual è stato il ritorno da investimento per le società?

Stando ai rating e al numero di spettatori si può affermare che il guadagno è sceso nettamente dal 1967 a oggi. Il costo rispetto al rating televisivo è aumentato da 7.299 dollari a 113.245, mentre i dollari spesi per ogni spettatore sono saliti in media a $3,82 da 50 centesimi. Molte società, infatti, stanno pensando di iniziare ad investire in nuove iniziative, ad esempio iniziative di beneficienza.

Cosa ne pensi di questa forma di visibilità? Dicci la tua!

Super Bowl: l'evento dell'anno

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Hogarth lancia “The Metaverse foundry”

5. Hogarth lancia “The Metaverse foundry”

di Valeria Dogoter
Tempo di lettura: 3 minuti

Hogarth lancia "The Metaverse foundry"

Il lancio

Hogarth, la società specializzata in global creative content production di WPP Group, annuncia il lancio di "The Metaverse Foundry". Si tratta di un team di oltre 700 creativi, produttori, artisti visivi, sviluppatori e tecnologi; il loro compito sarà quello di fornire brand experience nel metaverso, dalla progettazione all’esecuzione.

Hogarth lancia “The Metaverse foundry”
Fonte: brand-news.it

Cosa significa branded experience nel metaverso?

Il metaverso è uno dei concetti che si è affacciato con più forza nel panorama digitale degli ultimi mesi.

L’estetica simile ai videogame non deve ingannare, non è un gioco, ma un vasto mondo digitale sempre accessibile, che va oltre i device e le piattaforme tecnologiche degli utenti, in cui le persone esistono in ambienti virtuali immersivi e condivisi.

Attraverso i propri avatar, gli utenti possono interagire, accedere a store digitali, consumare contenuti o partecipare a eventi con gli amici, esattamente come farebbero offline.

Il CEO di Hogarth Richard Glasson:

"è un momento emozionante per lavorare nel settore della produzione e creazione di contenuti. Stiamo attraversando un cambiamento straordinario, e i nostri clienti hanno un nuovo mondo in cui navigare e nuovi modi per coinvolgere i propri clienti. In Hogarth, siamo perfettamente posizionati per lanciare i nostri clienti in questi nuovi canali, e siamo pronti a creare nuove incredibili esperienze per i consumatori di tutto il mondo".

Hogarth lancia “The Metaverse foundry”
Fonte: mitsoftware.com

l ruolo della pandemia

La pandemia ha accelerato l'adozione di tecnologie innovative poiché le persone hanno imparato a connettersi tra loro in modi nuovi. Il metaverso comprende e collega mondi virtuali, realtà aumentata, NFT e blockchain. I brand avranno opportunità illimitate di costruire nuove esperienze creative e interagire con un pubblico diversificato e altamente fedele.

Mark Read, CEO di WPP:

“La Metaverse Foundry ha una portata e un’esperienza senza rivali nella creazione di queste esperienze e differenzia chiaramente Hogarth e WPP in questa area di sviluppo, critica per il nostro settore”.

Hogarth lancia "The Metaverse foundry"

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NEAM GENNAIO 2022

Gennaio, apparentemente così interminabile, è giunto al termine, portando via con sé il primo mese del 2022. Cosa ci riserverà il nuovo anno? Non possiamo saperlo, ma possiamo aggiornarvi su ciò che è accaduto e a farlo è proprio NEAM con le cinque notizie più interessanti del mese!

Scopri di più:

1. Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso M&M's
2. The Sandbox- nuovi orizzonti per il marketing digitale?
3. I nostri dati? Il nuovo testamento firmato Apple!
4. Amazon Style
5. Apple in testa alla classifica: la storia si ripete

Buona lettura!


Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso M&M’s

1. Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso M&M’s

di Annaluce Ferrari
Tempo di lettura: 4 minuti

Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso di M&M's

Il rebranding inclusivo degli M&M’s è ormai sulla bocca di tutti!

L’azienda dolciaria statunitense Mars Inc. ha annunciato sui propri canali social il suo nuovo programma: il prodotto M&M’s dovrà essere più inclusivo, ispirato ai valori di tutela delle diversità e delle varie forme di auto-espressione.

Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso M&M’s
Fonte: mms.com

La nuova linea ispirata dalla musica

Nasce così la linea limited edition “Album Art Pack”.

Le nuove confezioni M&M’s presenteranno un design di confezione in tributo a quattro artisti musicali, innovativi all’interno del proprio genere di appartenenza: David Bowie, Kacey Musgraves, H.E.R. e Rosalía. Ogni confezione presenterà la grafica dell’album più rappresentativo dell’artista, rivisitato dai personaggi colorati del brand.

La selezione dei musicisti – diversi per stile e genere – ha come obiettivo quello di far sentire rappresentati i fan del prodotto, provenienti a loro volta da diversi background culturali e generazionali. Attraverso questa collaborazione M&M’s vuole infatti celebrare la diversità, l’innovazione e l’arte.

M&M’s Album Art Packs è ispirato all’enfasi che il brand pone all’inclusività. Grazie alla partnership con questi artisti musicali innovativi, vogliamo celebrare l’auto-espressione.” afferma Bart Mol, Senior Vice-President e Senior Creative Director di BBDO New York (l’azienda pubblicitaria che ha collaborato con Mars Inc. per il rebranding di M&M’s).

Le nuove confezioni contengono un QR code che potrà essere scansionato dal consumatore per sbloccare una speciale “esperienza musicale”. E non finisce qui! M&M’s ha infatti identificato 15 fan ai quali invierà gratuitamente confezioni di cioccolatini con il loro artista preferito.

Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso M&M’s
Fonte: mms.com

Un rebranding totale

La creazione delle nuove confezioni è solo uno dei molti step che l’azienda ha deciso di intraprendere in nome della tutela dell’inclusività e delle differenze: proprio una settimana prima dell’annuncio della linea limited edition, tutti i famosi personaggi rappresentati del brand hanno subito un forte restyling.

Gli arti dei personaggi, non più rosa, sono diventati bianchi (tendenti al colore che rappresentano). Le scarpe dei personaggi femminili, un tempo alti tacchi, sono diventate scarpette da ginnastica oppure si sono notevolmente abbassati – in nome di un diverso tipo di femminilità. Maggior enfasi inoltre verrà data alla personalità dei sei M&M’s, in risposta all’interesse che la nuova generazione, la così-detta gen Z, ha mostrato verso i diversi stati d’animo e la salute mentale.

Il nuovo brand degli M&M’s includerà un approccio più moderno ai look e ad una personalità più sfumata dei nostri amati personaggi, per sottolineare l’importanza dell’auto-espressione e il potere del senso di comunità.” afferma Mars Inc.

Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso M&M’s
Fonte: mms.com

Non mancano le critiche

Nonostante i grandi valori dai quali il brand si lascia ispirare, l’iniziativa non è stata accolta in modo positivo dal pubblico – soprattutto sui social. L’azienda è stata accusata di strumentalizzare per ragioni di marketing le rivendicazioni dei giovanissimi e di innovarsi solo all’esterno, nell’estetica e nella pubblicità, non a livello strutturale interno. È chiara l’intenzione del brand di allargare il proprio target di vendita alla nuova generazione di consumatori e cercare, attraverso partnership con i loro idoli, di fidelizzarli al prodotto ma, a prescindere dai fini, la transizione verso una politica d’azienda più inclusiva non è sempre da festeggiare?

Rimettiamo il giudizio, positivo o negativo che sia, a voi lettori!

Rebranding inclusivo o strategia di marketing? Il caso di M&M's

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