NEAM : MAGGIO 2018

Puntualissimi come sempre , vi presentiamo le notizie  più clamorose di Maggio provenienti da tutto il mondo .

Abbiamo scelto per voi :

  1. Sarà la Cina la prima presenza terrestre sulla Luna?
  2. Un caffè da sette miliardi
  3. Il sito che permette di commentare solo a chi ha compreso gli articoli
  4. L'oro telematico : il futuro è in criptoeuro ?
  5. Google rivoluziona YouTube

Buona lettura !!

1: SARA' LA CINA LA PRIMA PRESENZA TERRESTRE SULLA LUNA?

di Francesca Cisternino

La domenica sera ha sempre un po' di angoscia , sia perchè una nuova settimana sta per iniziare, sia perchè un'altra è già finita e magari non hai portato a termine tutti I tuoi impegni ; la trascorri con amici al cinema , con la tua famiglia , con Netflix o semplicemente tra evidenziatori e capitoli da studiare , eppure domenica 21 maggio alle 23.28 ore italiane, è successo qualcosa di sorprendente.

Dal centro di lancio di Xichang, nella provincia sud-occidentale del Sichuan, è iniziato il viaggio del satellite Queqiao che entrerà in orbita attorno alla Luna. Il manager del progetto della China National Space Administration (CNSA) è Zhang Lihua il quale spiega le dinamiche dell'operazione  :" Queqiao fluttuerà in orbita trasmettendo segnali radio verso il nostro Paese, quindi agirà da ponte tra le stazioni spaziali e le sonde lunari - continua Lihua - il nome cinese si traduce letteralmente "gazza ponte" e deriva da una leggenda culturale che narra di un arco formato di uccelli che riunisce due innamorati separati dai cieli " .

Perchè è così importante questo progetto?
I cinesi non si limitano a ispezionare lo spazio come altri Paesi fanno ormai da tempo, ma hanno in programma ben altre due missioni : chang'e 4 e chang'e 5. La prima prevede di trasportare un lander e un rover con lo scopo di atterrare sul lato oscuro della Luna entro la fine dell' anno, la seconda invece è destinata a riportare indietro una piccola quantità di materiale lunare.

L'obiettivo dei cinesi è  curioso : con Chang'e 4 la sonda trasporterà semi di patate e l' Arabidopsis (una pianta utilizzata come organismo modello per le scienze vegetali) per condurre un esperimento di "mini biosfera lunare" .

Conquistare il profilo più affascinante della Luna non è l'unico progetto con cui Pechino punta ad azzerare il divario con Stati Uniti e Russia sul piano spaziale.
È il sogno di ogni grande nazione sbarcare sulla Luna, e la Cina l'ha quasi raggiunto.
Con una tecnologia all'avanguardia ed esperimenti in una stazione spaziale simulata a cui hanno partecipato 8 studenti dell'Università di Pechino,  calcolano di lanciare una stazione spaziale con uomini a bordo entro il prossimo anno.

Io lo sbarco sulla Luna me lo immagino come l'atterraggio dell'Arca sulla Terra e la creazione di Arcadia  nella serie tv  "THE100" , tu come lo sogni?

2: UN CAFFE' DA SETTE MILIARDI

di Benedetta Ruffolo

Il settore del caffè ha recentemente ricevuto un forte scossone: Nestlè ha annunciato un accordo con Starbucks di ben 7,15 miliardi, per ottenere i diritti per la vendita dei prodotti di caffè nei supermercati, ristoranti e attività di catering.

Il colosso svizzero Nestlè, che controlla i marchi Nescafè e Nespresso, potrà utilizzare il marchio Starbucks, nei suoi sistemi a capsule e otterrà anche i diritti per vendere prodotti confezionati a base di caffè.

Questa transazione fornisce a Nestlè una solida piattaforma per la continua crescita in Nord America con posizioni di leadership nelle aziende premium di caffè, macinato e porzionato. Inoltre le due aziende lavoreranno a stretto contatto sull’innovazione e le strategie go-to-market per riuscire a portare a tutti i clienti il miglior caffè di tutto il mondo.

Il CEO di Starbucks Kevin Johnson ha sottolineato entusiasta che con questo accordo si potrà portare l’esperienza Starbucks nelle case di milioni di persone in tutto il mondo, attraverso la reputazione di cui gode il marchio Nestlè.

Starbucks riceverà dunque un pagamento anticipato in contanti di 7,15 miliardi di dollari per la distribuzione da parte di Nestlè del caffè, creando un giro d’affari di circa 2 miliardi di dollari. Circa 500 dipendenti di Starbucks entreranno a far parte della famiglia Nestlè per guidare le prestazioni del business esistente e l’espansione globale.

L’accordo passerà al vaglio dell’approvazione normativa consuetudinaria e dovrebbe concludersi entro la fine del 2018. Dall’accordo resteranno esclusi i prodotti “ready to drink” e tutte le vendite di qualsiasi prodotto all’interno dei coffee shop Starbucks.

Quello tra Nestlè e Starbucks è un patto fra giganti, fra chi ha capacità, storia e potere economico, che sicuramente fa vibrare le fondamenta degli altri player del settore, tra cui spuntano grandi nomi italiani come Lavazza, Segafredo, Zanetti, Kimbo e Illy.

3. IL SITO CHE PERMETTE DI COMMENTARE SOLO A CHI HA COMPRESO GLI ARTICOLI

di Roberta Signorino Gelo

In un periodo in cui all’ interno della rete i fenomeni dell’”analfabetismo funzionale”, dei troll e dei commenti ai contenuti poco sensati e molesti stanno dilagando presso gran parte dei social network, direttamente dalla Norvegia arriva la soluzione!
Protagonista è l’azienda radiotelevisiva di Stato, la NRK. Essa ha escogitato un metodo smart ma al contempo semplicissimo che consente ai lettori di commentare gli articoli, all’interno del loro sito di tecnologia NRKbeta, solo se effettivamente ne hanno compreso il significato.

Come funziona questo sistema?

Ogni utente, prima di postare un commento, deve svolgere obbligatoriamente un quiz a risposta multipla a mo’ di esame per verificare di avere afferrato i contenuti dell’articolo e ovviamente dimostrare di averlo letto integralmente. Ciò comporta una immediata e gratuita scrematura dei commenti e consente ai lettori di riflettere e magari “sbollentare gli animi” durante la compilazione al fine di evitare anche che siano postati commenti offensivi o violenti derivati da una rabbia momentanea.

L’esperimento ha visto luce nel marzo del 2017 e tutt’ora sono coinvolti solo alcuni degli articoli presenti nel sito. Sebbene essi possono anche essere letti in lingua inglese, è possibile rispondere alle domande solamente in norvegese.
A distanza di sei mesi dal lancio (agosto 2017) sono stati resi disponibili i risultati: gli utenti hanno colto con (forse troppo) entusiasmo l’idea, tanto che svolgono il quiz come se fosse un gioco.
L’unico elemento negativo riguarda l’alta percentuale di errori commessi che emerge dai dati; tuttavia, la NRK ha ipotizzato che tale fattore potrebbe essere dovuto a tutti quei lettori che hanno provato a svolgere il questionario esclusivamente per pura curiosità pur non conoscendo la lingua.

I commenti pesanti stanno diventando purtroppo una piaga dilagante nel mondo del web. I troll sono sempre dietro l’angolo (o dietro i post) e pronti a commentare in maniera del tutto fuori luogo. “Leggere prima dell’uso” dovrebbe essere il “claim” dell’intera rete Internet e se le testate, i blog e il web in generale acquisissero consapevolezza forse questo fenomeno potrebbe essere sconfitto. È il caso che prendano spunto da questo sistema?

4. L'ORO TELEMATICO : IL FUTURO è IN CRIPTOEURO?

di Giulia Vecchi

Una scena quasi apocalittica si è presentata nel settore delle criptomonete a causa dell’imprevedibilità che caratterizza quest’ ambito. A dimostrarlo sono i dati a inizio 2018, ottenuti da Coinmarketcap, che hanno visto la capitalizzazione complessiva delle diverse criptomonete passare da 700 a 536 miliardi di dollari nell’arco di 10 ore, totalizzando una perdita di 16 miliardi. I dati più clamorosi riguardano in primo luogo i Bitcoin che vedono una perdita su base mensile di oltre il 40%. Anche altre valute digitali, come Ethernum e Ripple, che dopo un fruttuoso 2017, hanno subito un crollo improvviso, rispettivamente del 12% e del 40%.

Le reazioni a riguardo sono state molteplici. Da un lato vediamo Paesi essere corsi subito al riparo, limitando la diffusione di moneta digitale, dall’altro altri affrontare la situazione in maniera quasi opposta.

Nel primo caso abbiamo l’Asia, dove alcuni governi allarmati dagli improvvisi declini della moneta digitale, hanno agito per evitare lo scoppio di una bolla speculativa: la Cina infatti ha deciso di seguire la via della regolamentazione, invece la Corea del Sud ha optato per aumentare i controlli dei capitali digitali, dichiarando illegali le transazioni anonime tra i titolari delle criptomonete.

Davanti a questa reazione Paolo Savona, economista e ex Ministro dell’Industria e del Commercio del Governo Ciampi ha dichiarato: “Se si ritiene di poter esercitare un controllo statale o sovranazionale sulla creazione privata di moneta si insegue un’ illusione”- , al quale si aggiungono le parole non di poco rilievo di Mario Draghi, presidente della BCE, il quale ritiene pressoché impossibile da parte degli organismi amministrativi imporre una proibizione o una regolamentazione di criptocurrency.

Dall’altro lato lo scenario mondiale vede anche una parte di Paesi giocare sulla logica “la migliore difesa è l’attacco”. Questi hanno ben deciso di creare delle criptomonete nazionali che mantengono le caratteristiche di tracciabilità e programmabilità, della blockchain, come fanno i Bitcoin e Ethereum, ma con la differenza che il valore di riferimento sarà la valuta del Paese di appartenenza. Inoltre, grazie sempre alle caratteristiche della blockchain ogni singolo paese sarebbe in grado di dividere il sistema dei pagamenti da quello di credito e isolarla dai rischi che derivano da quest’ultimo.

Al momento i progetti previsti sono 16 e più prossimi alla realizzazione sono Svezia e Giappone che parrebbero essere già pronte a scendere in campo con criptocorona e criptoyen. Da capire a fondo è il caso della Russia, dove Putin in piena campagna elettorale, ha vietato il conio di altre monete digitali, se non il criptorublo, e le cui operazioni saranno tassate con un’Iva del 13%, che si tratta della flat-tax attuale della Russia.

E l’Italia? Al momento è in sviluppo un progetto svolto dal Politecnico di Milano che prende il nome di “Criptoeuro”. Tale progetto è coordinato da Valeria Portale, la direttrice dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce dell’ateneo, che insieme al suo team, sta cercando di implementare lo sviluppo di un sistema che permetterebbe agli utilizzatori di moneta digitale di eseguire operazioni multiple attraverso una singola transazione, detta anche split transaction, per la quale si versa l’Iva direttamente all’Agenzia delle Entrate nel momento stesso in cui si paga il bene all’esercente.

Uno degli obiettivi principali di questa proposta di sistema è quello di evitare l’aumento di economia sommersa che affligge il panorama italiano.
Al momento siamo ancora in una fase di sperimentazione che, grazie agli ottimi risultati ottenuti, ha trovato approvazione nell’ambito aziendale, nel settore finanziario, sanitario, manifatturiero e quello delle utility. L’unico cenno positivo mancante deve provenire dalle authority, per far sì che il criptoeuro diventi una moneta di scambio a tutti gli effetti.

A sostegno positivo della tesi della criptocurrency si aggiunge nuovamente l’opinione di Savona che vedrebbe nella moneta digitale la potenziale valuta di riferimento mondiale super partes, a cui tutte le altre valute nazionali dovrebbero fare riferimento, ruolo oggigiorno occupato ancora dal dollaro. In questo modo si potrebbe colmare il vuoto nel sistema finanziario internazionale che risale dall’accordo di Bretton Woods del 1944.

5. GOOGLE RIVOLUZIONA YOUTUBE

di Jacopo Colavecchia

YouTube si rinova e diventa -YouTube premium, che verrà accoppiato a YouTube music.

Il servizio include una sottoscrizione e il pagamento di una rata mensile di12 dollari e grazie a questo abbonamento si potrà ascoltare musica senza pubblicità (odiata da qualsiasi utente!).

YouTube premium è l’evoluzione del già esistente YouTube red; è stato lanciato negli usa nel 2015 e solo ora, nel 2018, è arrivato nel nostro paese.

I vantaggi della sottoscrizione sono molteplici e includono:

  • Video senza interruzioni pubblicitarie;
  • Salvataggio offline dei video e brani sul dispositivo mobile per riprodurli senza una connessione;
  • Riproduzione in background di video o musica senza interruzioni quando si utilizzano altre app o quando lo schermo è disattivato;
  • Modalità audio per ascoltare l'audio solo sull'app YouTube Music Premium;
  • Abbonamento a Google Play Musica incluso senza costi aggiuntivi.

 

Quindi da oggi anche su YouTube si possono vedere video senza l’interruzione di annunci banner e annunci associati alle ricerche effettuate sul web.

Riguardo al salvataggio offline, dall’app YouTube mobile si possono salvare i video e guardarli senza connessione internet durante un viaggio o in spiaggia tra un tuffo e l’altro.

Invece, per quanto riguarda la riproduzione in background, questo consente di ascoltare musica o vedere video anche se si stanno utilizzando momentaneamente altre app.

L’obiettivo di YouTube è di competere con le altre piattaforme e arrivare al top anche anche sul primato dello streaming a pagamento, dove Spotify conta 75 milioni di utenti, seguita da Apple con 50 milioni e infine Amazon music con 16 milioni di utenti.

Lo scopo è quindi crescere e competere, grazie alla loro offerta, con i giganti del settore.

Riuscirà Google con YouTube Premium a interrompere l’egemonia dei “big three”?

 

 

 


NEAM : APRILE 2018

Aprile è terminato e Neam è pronto ad informarvi sulle notizie più sorprendenti del mese !

Abbiamo scelto per voi :

  1. ZARA : lo shopping diventa hi tech
  2. Adidas ripulisce l'oceano : 11 bottiglie per un paio di scarpe
  3. Tesla : la miglior fabbrica automatica ha bisogno dell'essere umano
  4.  Alter Ego trasforma i pensieri in ricerche Google
  5. Walmart punta sull'agricoltura 4.0 con le api drone

Buona lettura!

 

  1. ZARA: LO SHOPPING DIVENTA HI TECH                                                                                  di Marta Candito

Il colosso del fast fashion iberico sorprende ancora una volta.

Dopo le innumerevoli novità introdotte a partire dallo scorso anno (ritiri online in giornata, store privi di camerini, pagamenti tramite cellulare, introduzione di veri e propri "sarti virtuali") Zara focalizza la sua attenzione sulla clientela virtuale sperimentando una vera e propria esperienza di realtà aumentata.  Sulle orme di altri noti brand come Sephora, Yoox, Dior, Burberry, Anthropologie e Nike, a partire dal 18 aprile e per una durata di due settimane 120 store sparsi in tutto il mondo offriranno ai propri clienti la possibilità di vivere un'esperienza futurista. In Italia sono 5 i punti vendita aderenti all' iniziativa:  lo store di Milano (Via Torino 2), Firenze (Piazza della Repubblica 1), Roma (Via del Corso 189), lo store presente nel Centro Commerciale Porta di Roma e a Marcianise presso il Centro Commerciale Campania.

Cosa si intende per "realtà aumentata" e come funziona?

La "realtà aumentata" è una tecnica di realtà virtuale (dall'inglese argumented reality AR) attraverso la quale è possibile aggiungere delle informazioni alla scena reale. Nel campo dei brand fashion e beauty questa tecnica permette di mostrare ai propri clienti una versione olografica e realistica di abiti, accessori, scarpe o perfino make-up direttamente dalla realtà.

Per vivere un'esperienza di realtà aumentata è semplicissimo, è necessario scaricare dall'apposito store l'app Zara AR, grazie alla quale dopo aver inquadrato con la fotocamera i vari cubi bianchi sparsi nei negozi raffiguranti la scritta "Save the look" i clienti potranno visualizzare davanti ai loro occhi modelli e modelle virtuali con addosso la nuova collezione Zara. L'iniziativa non è limitata ai negozi fisici, al contrario, è estesa anche ai clienti più pigri che preferiscono godersi lo shopping comodamente da divano. Di fatto anche gli shopping online aholic potranno provare questa esperienza inquadrando semplicemente il loro ordine.

Sebbene la realtà aumentata presenti numerosi vantaggi (come risparmiare tempo e lunghe code stressanti davanti ai camerini) la sensazione di provare un capo sulla propria pelle e sceglierlo per puro istinto resta insostituibile.

 

2. ADIDAS RIPULISCE L'OCEANO : 11 BOTTIGLIE PER UN PAIO DI SCARPE                           di Ilenia Casieri

         

“ Crediamo che il potere di cambiare sia nelle mani dei consumatori, sempre che questi possano fare una scelta.
Il potere di plasmare questa nuova attitudine mentale del consumatore è nelle mani delle industrie creative.

[…]  Nessuno salva gli oceani da solo. Ognuno di noi può avere un ruolo nella risoluzione del problema.
È compito delle grandi industrie reinventare i materiali, i prodotti, i modelli di business. Il consumatore può solo che aumentare la domanda in linea con il cambiamento”. - Pearley for the Oceans.

Queste le parole di Cyrill Gutsch, fondatore di Parley for the Oceans, associazione ambientalista, che da anni ha come obiettivo delle sue campagne quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione dell'inquinamento degli oceani. Quello che l'associazione chiede è semplice: per migliorare il mondo bisogna che le persone possano scegliere un prodotto più pulito, e per poterlo scegliere le grandi aziende devono crearlo.

Questo il momento in cui, il colosso tedesco dell’industria tessile, Adidas accoglie e risponde attivamente alla più vecchia e blasonata delle sfide: rendere il mondo, il nostro mondo, un posto migliore.

Cominciata lo scorso anno con un prototipo, la sfida ambientale di Adidas sembra ormai vinta.
La multinazionale tedesca ha alzato il velo sui numeri, rivelando di aver venduto, solo questo mese, oltre un milione di paia di scarpe realizzate con plastica rinvenuta negli oceani. I numeri svelati vengono subito seguiti dalla precisazione su quello che rimane l’obiettivo reale dell’impresa: la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema dell’inquinamento marino, piuttosto che la mera monetizzazione.

“ Questa nuova scarpa non è soltanto un accessorio. È un simbolo, un nuovo modo di stabilire un nesso tra i prodotti e la causa dell’inquinamento dell’oceano” - Adidas.

Come ha tenuto a precisare la stessa Adidas, per un paio di scarpe vengono utilizzate circa 11 bottiglie di plastica, materiale che viene utilizzato per realizzare sia la tessitura esterna, sia la fodera, sia le stringhe. Più nello specifico, il 95% della scarpa è realizzato con plastica riciclata raccolta nei pressi delle Maldive.

La vera svolta ecologica: eliminare la plastica da ogni processo produttivo.

Adidas sostiene la raccolta dei rifiuti plastici nelle acque delle Maldive, zona in cui l'inquinamento idrico e la sofferenza di molte specie ittiche è sopra i livelli di guardia.
I rifiuti vengono trovati e trasformati, dando vita a tre modelli di scarpe: UltraBoost Parley, UltraBoost X Parley e UltraBoost Uncaged Parley.

Il modello UltraBoost Uncaged Parely, è quello di una scarpa da running prodotta per il 95% da materiali plastici recuperati dal mare, e per il restante 5% da materiali riciclati in altri modi, realizzate con il metodo della stampa 3D. Il design è semplice ma performante, sulla tomaia bianca sono disegnate le onde azzurre di un oceano più pulito. Le oltre 7.000 paia prodotte saranno disponibili online e nei negozi Adidas al costo di circa 200 euro. L'impegno del leader nel mercato dell'abbigliamento sportivo, non si ferma qui, di fatti Adidas produce anche 2 maglie speciali per due celebri squadre di calcio. Ecco la divisa del Bayern Monaco, anch'essa prodotta con rifiuti provenienti dal mare e già utilizzata dalla squadra il 5 Novembre contro l' Hoffenheim.

Inoltre Adidas si è impegnata ad eliminare la plastica dai suoi capi e dai suoi processi produttivi e di distribuzione. Se questo non bastasse, l'azienda ha assicurato che entro la fine del 2018 non ci sarà più plastica nei punti vendita Adidas.

Allora, forse, un mondo migliore è davvero possibile!

 

3. TESLA : LA MIGLIOR FABBRICA AUTOMATICA HA BISOGNO DELL'ESSERE UMANO ?      di Francesca Cisternino

Nel contesto di quella che viene definita “quarta rivoluzione industriale“, la robotica funziona spesso da ponte tra il digitale e la materiale produzione di beni e servizi soprattutto con l’avvento dell’automazione.

Ma siamo sicuri che la tecnologia possa sostituire interamente i cari operai umani? Forse ancora no , e a dirlo è  il maggior produttore di veicoli elettrici : Elon Musk.

Si, proprio lui che pochi giorni fa ha scritto su twitter "Oh, comunque sto costruendo un drago cyborg" :  secondo alcune supposizioni si tratta di  di una capsula spaziale prodotta da SpaceX che consente di portare carichi (e in futuro persone) da e verso oggetti in orbita.  Sarà vero? Ricordiamoci che la sua soluzione per diminuire il rischio di un’estinzione umana è stabile una colonia su Marte !

Musk è uno tra gli imprenditori più potenti al mondo con un patrimonio di 19,5 miliardi di dollari capace però , di perderne 800 mila in un solo giorno a causa delle perdite azionarie di Tesla.

Il 2018 è stato finora un anno davvero disastroso per Tesla: dai ritardi nella produzione delle auto già pagate dai clienti, agli incidenti dovuti al nuovo autopilot, fino al ritiro di 100,000 Model S per un  difetto alle vetture prodotte prima dell'aprile 2016 che consisteva nella corrosione di alcuni bulloni che avrebbe potuto compromettere la funzionalità del servosterzo.

Musk in un’intervista dichiara di aver puntato troppo sull’automazione. Ci vuole forse far credere che la più grande fabbrica automatica al mondo ha bisogno dell’aiuto di “semplici esseri umani”? Per ora ha annunciato che questo cambiamento è necessario per aumentare e velocizzare la produzione. Magari è un un’azione di marketing, magari no; lo scopriremo solo vedendo se la situazione si sblocchi o meno. Tuttavia questa sua testimonianza ci fa riflettere su quanto la tecnologia  stia facendo passi da gigante ma sia ancora in una fase in cui non potrà interamente sostituire l’essere umano.

 

4. ALTER EGO TRASFORMA I PENSIERI IN RICERCHE GOOGLE                             di Roberta Signorino Gelo

                      

Dimenticatevi di dire “Hey Siri” o “Ok Google”, con AlterEgo vi basterà pensare.

Si, avete letto bene. AltrerEgo è un prototipo creato da Arnav Kapur e Pattie Maes del Mit MediaLab e permette di trasformare i pensieri in ricerche su Google.

Il modello, che ricorda molto una cuffia con microfono, è in realtà un complesso sistema di sensori posizionati in sette aree chiave della testa che passano dalla guancia al mento. Questi sensori sono in grado di “leggere” il nostro pensiero con un meccanismo molto particolare: quando noi pensiamo determinate parole sul nostro viso si producono degli impercettibili segnali neuromuscolari associati al suono delle parole (processo di Subvocazione). Secondo gli ideatori, basterà pensare la query per far partire la ricerca.

La cosa ancor più strabiliante è che la risposta viene sussurrata all’orecchio attraverso un modello a conduzione ossea, che trasmette il suono all’orecchio interno e non dal timpano. Questo fa si che solo la persona che indossa AleterEgo possa udire la risposta e contemporaneamente udire i rumori esterni (e ci aspettiamo possa essere molto utile durante gli esami).

AlterEgo è ad oggi in grado di decifrare le cifre da 0 a 9 ed un vocabolario di circa 100 parole con un’accuratezza di circa il 90%, ed è in grado di dare informazioni sui fusi-orari, realizzare calcoli aritmetici e suggerire la mossa migliore in una partita di scacchi ( e ci aspettiamo possa essere molto utile per fare bella figura e sembrare intelligenti).

Non si tratta, però, del primo dispositivo di questo genere: Stephen Hawking già utilizzava Acat, una interfaccia sviluppata da Intel perfettamente in grado di trasformare i pensieri in parole; dall’Università di Hull, invece, arriva un’apparecchiatura pensata per i malati di cancro alla laringe.

Sarà questo il futuro degli assistenti vocali?

 

 

5. WALMART PUNTA SULL'AGRICOLTURA 4.0 CON LE API DRONE                    di Benedetta Ruffolo

     

Le api sono insetti pacifici e laboriosi, che fanno del lavoro una filosofia di vita; sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta, provvedendo a diffondere nell’ambiente i semi delle piante e garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo.

Purtroppo però gli apicoltori vedono di anno in anno ridursi i loro allevamenti e le produzioni di miele; le api muoiono continuamente a causa dell'uso in agricoltura di alcuni tremendi pesticidi a base di neonicotinoidi che fanno perdere l'orientamento alle api impollinatrici che non riescono a tornare nei loro alveari.

Ma possiamo scorgere un barlume di speranza, i paesi membri dell’UE hanno approvato la proposta della Commissione europea che introduce il divieto di utilizzo all’aperto di tre pesticidi neonicotinoidi perché nocivi per le api. L’impiego dei principi attivi (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), che è molto diffuso in agricoltura, sarà consentito solo in serra. La decisione segue restrizioni già imposte dall’Ue nel 2013. L'Italia ha votato a favore della proposta di divieto insieme ad altri 15 Paesi.

A stupire arriva un’innovazione particolare da parte del colosso del commercio al dettaglio Walmart, che ha depositato alcuni brevetti che potrebbero avere un forte impatto sull’agricoltura: oltre ai droni destinati al mondo agricolo (un mercato che potrebbe superare il miliardo di dollari entro il 2024), ad esempio in grado di identificare i parassiti ed utilizzare l'apposito pesticida, Walmart ha presentato un brevetto per una particolare "ape robot".

Queste api elettroniche, chiamate "droni per l'impollinazione" saranno utilizzate per ridurre i danni legati alla riduzione del numero delle api, oltre a essere in grado di impollinare le piante come le api originali, sarebbero anche equipaggiate di una mini-telecamera in grado di individuare le piante su cui posarsi. Sono previsti anche sensori in grado di stabilire se l'impollinazione è avvenuta con successo o meno.

Questi brevetti potrebbero essere il segnale di come l’azienda speri di avventurarsi e crescere nel settore agricolo, ottenendo un maggior controllo sulla propria filiera alimentare, puntando sull’agricoltura 4.0.

 


NEAM : MARZO 2018

Il team di Oikosmos è lieto di presentarvi il primo numero della rubrica mensile NEAM !

Le 5 notizie che questo mese abbiamo selezionato per voi :

  1. Quando il grande fratello di Orwell diventa realtà : il governo cinese e l' introduzione del Social Credit System.
  2. Lacoste : Save our species . Cosa ha spinto il colosso internazionale a sostituire il suo marchio storico?
  3. Instagram attiva la funzione shopping. Ma come si utilizza?
  4. Il crollo in borsa di Facebook e il ruolo cruciale della Cambridge Analytica.
  5. Dropbox sbarca a Wall Street!

Buona lettura!

  1. QUANDO IL GRANDE FRATELLO DI ORWELL DIVENTA REALTA'    

Come vi sentireste sapendo che la maggior parte delle vostre attività quotidiane viene
costantemente monitorata e valutata? Dai vostri acquisti al supermercato a quelli online, dal luogo in
cui vi trovate ad ogni ora del giorno e della notte a quali persone frequentate e al modo in cui
interagite con esse, dalla regolarità con cui pagate tasse e bollette fino a quante ore spendete
davanti ai videogiochi. Questo scenario non è in realtà molto lontano dall’attività dei colossi del data
gathering quali Google, Facebook o Instagram, eppure ciò che ha messo in cantiere il Governo
Cinese si tinge di tinte ancor più orwelliane.
Entro il 2020, infatti, diventerà effettivo un piano nazionale di rating per i cittadini e per le imprese,
attraverso il quale sarà valutata la credibilità dei soggetti a partire dalle loro scelte finanziarie, legali,
ma anche e soprattutto sociali. Si chiama Social Credit System (SCS) e prevede l’attribuzione di un
punteggio di credito assegnato sulla base del comportamento di ciascun cittadino o persona
giuridica: a seconda del livello di affidabilità raggiunto, si potrà accedere a “privilegi sociali”, come
buoni spesa, prestiti e mutui vantaggiosi, agevolazioni in viaggio e addirittura in campo sanitario.

Il primo ospedale cinese ad adottare questo sistema è stato il Guangzhou Medical Woman and
Children Center, dove chi detiene un buon punteggio ha la possibilità di saltare la fila, di avere sconti
sulle prestazioni mediche e anche di consultare più specialisti.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, lo scopo del SCS è quello di creare “una cultura della sincerità” per i
1,3 miliardi di cittadini che popolano la Cina, al fine di migliorare il livello di credibilità negli scambi
commerciali, negli affari governativi, giudiziari, finanche nelle relazioni interpersonali. “Questo
punteggio influirà sulla possibilità per le persone di richiedere un prestito bancario, di trovare lavoro, e se
i figli potranno entrare in una scuola ideale”, si legge sul sito del governo.
L’elaborazione degli algoritmi per il meccanismo del Social Credit System è stata concessa ad otto
privati, tra cui Sesame Credit, società affiliata di Alibaba e che, tra le altre cose, ha anche acquistato
Baihe, il primo servizio di incontri online del Paese. La valutazione rientra in una scala compresa tra i
350 e 950 punti e sono 5 i criteri con cui si giudica il cittadino: il suo grado di solvibilità, la sua
capacità di adempiere agli obblighi contrattuali, la verifica delle informazioni personali (quali
indirizzo e numero di cellulare), così come il suo comportamento d’acquisto. “Chi acquista spesso
pannolini potrebbe essere un genitore, il che lo rende probabilmente una persona responsabile”, afferma
Li Yingyun, direttore per la tecnologia di Sesame. Su questo frangente, come non immaginare
quanto la politica possa intervenire per promuovere o disincentivare l’acquisto di alcuni prodotti
piuttosto che altri. Ultimo aspetto, sicuramente il più delicato: le relazioni interpersonali. Viene sottoposta a rating la
propria rete di amicizie, soprattutto online, così come il tenore dei commenti sui social media.
Garantiscono punteggi elevati, neanche a dirlo, quelli a favore del governo e della gestione del
Paese. Anche i post pubblicati sui social network dai propri amici potranno influenzare il proprio
punteggio.
Per ora, l’adesione al sistema a punti è su base volontaria e il progetto pilota, preannunciato già nel

2014, coinvolge 43 città e regioni di tutta la Cina, tra cui Pechino e Guangzhou, ai primi posti per
indice complessivo. A pochi mesi dal lancio, milioni di persone hanno già firmato l’adesione e su
Weibo (il Twitter cinese) gli utenti hanno iniziato a vantarsi del loro punteggio. Non è difficile pensare
che la paura di ritorsioni da parte del governo, assieme ai premi in palio, siano tra le motivazioni che
spingono al consenso.
E’ ancora presto per sapere con esattezza quali ripercussioni avrà questo sistema sulla società.
Rimane evidente che le relazioni sociali ne usciranno viziate, e ci sarà spazio per la nascita di un
mercato nero della reputazione online, simile a quello esistente per la vendita di like e follower.

Inoltre , con l’introduzione obbligatoria del punteggio, è presumibile che verranno introdotte
sanzioni per quella parte di popolazione disallineata rispetto ai cittadini migliori: la mancanza di
affidabilità potrebbe determinare un discrimine sull’accesso ai servizi pubblici, così come
sull’acquisto di beni, fino alla rimozione del diritto di circolazione.
Varie sono le critiche del mondo Occidentale al SCS. Dall’Università di Würzburg, Germania, il
professor Hu Xiabo afferma che il sistema messo in atto dal Partito Comunista Cinese superi
fortemente la necessità di raccogliere informazioni finanziarie per la prosperità del Paese, violando
la privacy del traffico online e la moralità pubblica.
Siamo di fronte alla dittatura digitale del ventunesimo secolo?

 

2. LACOSTE – “Save our species”

Il 28 febbraio Lacoste ha presentato sul mercato una collezione limited edition davvero particolare: una linea di polo bianche in cui l’iconico coccodrillo veniva sostituito da altri 10 animali, quali ad esempio la tigre di Sumatra, il rinoceronte di Giava o la tartaruga burmese. Cos’hanno in comune tutti questi animali? Sono specie in via d’estinzione.
Il progetto è stato chiamato “save our species” e nasce da una collaborazione, che avrà durata di 3 anni, tra lo storico brand parigino e IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) per sensibilizzare le persone su tematiche ambientali e animaliste. Il numero delle polo prodotte è stato esattamente di 1775 unità (che corrisponde alla somma degli esemplari ancora in vita delle diverse specie) e saranno vendute a 150 euro l’una. L’intero ricavato sarà donato a progetti tangibili dello IUCN per salvaguardare gli esemplari a rischio.

Quello che ci domandiamo noi di Oikosmos è: cos’ha portato Lacoste a questa scelta? Cos’ha spinto Lacoste a sostituire il suo marchio storico con quello di un animale apparentemente poco significativo per il consumatore? In un’ottica di marketing, infatti, sostituire il proprio coccodrillo con un gibbone di cao vit potrebbe apparire eretico ai più.

Ma non si tratta semplicemente di una scelta strategica di marketing, stiamo parlando di vero e proprio marketing sociale. Il marketing sociale è una disciplina che deriva dal marketing tradizionale ma differisce per un aspetto fondamentale: l’obiettivo primario non è quello di creare valore per l’impresa, bensì creare benessere per la collettività cambiando il comportamento delle persone.
Il marketing sociale ha assunto nel contesto odierno sempre più importanza per le imprese. Ciò è dovuto al fatto che il consumatore sia radicalmente cambiato e, come tutti noi sappiamo, se cambia il mercato deve cambiare anche l’impresa. Il consumatore non è più interessato solo al prezzo del prodotto, da cosa è composto, dove lo si può acquistare o allo sconto su una determinata marca. Certo, queste variabili rimangono ancora alla base delle decisioni di acquisto del consumatore, ma egli ha assunto una consapevolezza molto più ampia rispetto a diversi anni fa e ha sviluppato un sistema valoriale che vuole rispettare. Il consumatore dunque presta sempre più interesse al comportamento “fair” delle imprese.

Queste considerazioni divengono allora importanti quando si tratta di branding. Costruire il valore della marca oggi vuol dire anche posizionarsi in maniera distintiva su tematiche sensibili. È necessario per le imprese costruire un’immagine di brand “buono e giusto” e far sì che l’immagine percepita sia il più possibile corrispondente all’immagine reale. Non basta, cioè, predicare bene, è necessario anche adoperarsi in maniera concreta per attuare un’azione che possa cambiare realmente il comportamento del consumatore.

Ecco, quindi, che il marketing sociale può rappresentare un’ottima strategia per costruire valore per il brand.
Ecco spiegato il comportamento di Lacoste.
Ecco spiegato perché il Gibbone di Cao Vit può valere più del Coccodrillo della Lacoste.

 

3. INSTAGRAM INTRODUCE LA FUNZIONE SHOPPING

Vuoi acquistare su Instagram? Adesso puoi!

Dopo gli Stati Uniti anche in Italia è stata attivata la funzione Shopping. Questo nuovo tool permetterà alle aziende di inserire dei tag speciali, dei pop up, che daranno la possibilità agli utenti di fare acquisti direttamente sul sito web senza dover ricercare i prodotti online. Per annunciarlo è stata sfruttata una delle tante novità che ancora oggi riscuote più successo fra gli utenti del social network: la Instagram story. Aprendo il video (per l’appunto la storia) vi è un avatar di una ragazza che guida sorridente e sullo sfondo immagini di modelle che indossano i capi d’abbigliamento che è possibile acquistare.

Questa novità è attiva per tutti coloro che hanno un profilo business su Instagram (nel mondo sono oltre 25 milioni) ed inoltre questi post consentono agli utenti della rete di accedere alle informazioni sui prezzi e sui prodotti presenti nel feed della piattaforma.

Come funziona?

Le foto “acquistabili” sono contraddistinte da un’icona a forma di borsetta; cliccando su di essa compare il tag Shopping con una vignetta contenente le informazioni di base. Con un secondo click si apre una scheda più approfondita con annessa descrizione del prodotto e costo; in più vi è un link che indirizza direttamente al sito web per completare l’operazione di acquisto. Si prevede che questa nuova funzione venga monetizzata in modo da consentire agli utenti aziendali di mostrare foto “acquistabili” anche a coloro che non seguono la pagina, utilizzando la stessa logica delle “sponsorizzate”. Incrementano gli acquisti da mobile, sempre più “Influencer” pubblicizzano prodotti e aziende dai loro profili IG, le community sono interessate alle aziende e l’80% degli appartenenti ad una di esse ne segue almeno una, le Storie più popolari di IG oggi sono appunto di brand.

Instagram è sempre stato un luogo in cui le persone scoprono nuovi marchi e prodotti; lo shopping non farà altro che garantire ai brand un ulteriore modo per creare legami con la community. Questa nuova funzione incrementerà la relazione fra il popolo del business e il popolo di Instagram e chissà (forse) riuscirà anche ad incrementarne le vendite?

 

4.IL CASO CAMBRIDGE ANALYTICA

Cos’è il caso Cambridge Analytica? Qual è la stata la forza oscura che ha attaccato la fortezza impenetrabile di Facebook?

Il 16 marzo del 2018 è una data da non ricordare per Facebook che ha assistito ad un crollo del titolo in borsa, che ha mandato in fumo 36 miliardi di dollari di valore del gruppo e alla creazione di due hashtag che sono diventati virali #deletefacebook e #WheresZuck.

A scuotere il colosso di Menlo Park sono stati il Guardian e il New York Times che hanno pubblicato una serie di articoli che dimostrano l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati prelevati da Facebook, da parte di un’azienda di consulenza e marketing online che si chiama Cambridge Analytica.

La vicenda non è interessante solo perché si evince come Facebook faccia fatica a gestire il modo in cui i dati – raccolti tramite la piattaforma - vengano utilizzati, ma anche perché si pensa che Cambridge Analytica abbia avuto un ruolo cruciale nell’ambito delle elezioni politiche americane, che hanno portato alla vittoria di Trump, nel caso della Brexit e che abbia eventuali contatti con la Russia.

Sorge spontanea la domanda: ma Facebook cosa c’entra?

Ebbene nel 2014, un ricercatore dell’Università di Cambridge, Aleksandr Kogan, realizzò un’applicazione che si chiamava “thisisyourdigitallife” un’app che prometteva di produrre profili psicologici e di previsione del proprio comportamento, basandosi sulle attività online svolte. Per utilizzarla, gli utenti dovevano semplicemente collegarsi utilizzando il loro account Facebook. Da premettere, quando il servizio è gratis, il prodotto sei TU. Infatti ciò che il servizio otteneva era l’accesso a indirizzo email, età, sesso, amici di Facebook e altre informazioni contenute nel proprio profilo. Ma l’operazione è trasparente, perché Facebook mostra sempre a cosa ha accesso un’app.

La falla si è creata quando Kogan, ha condiviso le informazioni di oltre 270mila persone, con Cambridge Analytica, violando i termini di uso di Facebook.

Ciò dimostra che nonostante Facebook sia in buona fede, continua ad avere un enorme problema nel garantire che non si faccia un uso non autorizzato dei nostri dati. Facebook continua a fidarsi troppo degli sviluppatori e a non avere strumenti per prevenire un utilizzo distorto dei dati: può punire chi non rispetta le regole, ma non può fare molto per evitare che i dati siano consegnati ad altri e poi ad altri ancora, come probabilmente è avvenuto nel caso di Cambridge Analytica.

 

5. DROPBOX SBARCA A WALL STREET

Dropbox, la piattaforma che permette di condividere e conservare i propri file online, si è lanciata in borsa per una delle quotazioni più attese dell’anno.

Con un’aspettativa iniziale stimata tra i 18 e i 20 dollari, le azioni della società hanno esordito con un valore iniziale di 21 dollari, cresciuto poi rapidamente per fronteggiare la domanda in crescita. A fine giornata la crescita registrata era del 42% e il prezzo si aggirava attorno ai 30$. Il tutto per una capitalizzazione di 10 miliardi di dollari.

Quella di Dropbox è la prima grande quotazione tecnologica dell’anno. La prima si, ma di una lunga serie. Secondo MarketWatch infatti, ci sarebbero ben 8 unicorni dell’high tech (startup che fatturano sopra il miliardo di $) pronti a seguirne le orme: primo fra tutti Spotify.

Il colosso della musica in streaming ha depositato alla Sec la documentazione per la quotazione al New York Stock Exchange e si prepara a raggiungere il listino il 3 aprile 2018.

L’andamento positivo di Dropbox sembra quindi aver incoraggiato il settore a cui appartiene allontanando le inquietudini degli investitori che avevano ancora ben in mente la riduzione del valore in borsa di Snapchat dopo l’offerta pubblica iniziale.

Prosegue quindi la sua crescita quest’azienda di cloud storage che attualmente conta la bellezza di 500 milioni di utenti.