2. Il mondo fashion non si ferma

di Laura Marina Popa
Tempo di lettura: 4 minuti

La pandemia globale ha fermato il mondo intero, ma non quello del fashion!

Vogue ha lanciato un augurio di speranza per un futuro più luminoso con la sua ultima copertina uscita lo scorso 10 Aprile: “Il bianco è innanzitutto rispetto. Il bianco è rinascita, è la luce dopo il buio, la somma di tutti i colori. Il bianco è le divise di chi ci ha salvato la vita, mettendo a rischio la propria. È tempo e spazio per pensare. Anche per rimanere in silenzio. Il bianco è per chi questo spazio e questo tempo vuoto lo sta riempiendo di idee, pensieri, racconti, versi, musica, attenzioni per gli altri. Soprattutto: il bianco non è resa, piuttosto è una pagina tutta da scrivere, il frontespizio di una nuova storia che sta per cominciare” scrive nel suo editoriale il direttore creativo Emanuele Farneti.

Copertina Vogue
Fonte: Wired.it

Vogue ha rinunciato alla sua copertina sempre impeccabile e sensazionale per fare spazio ad una comunicazione più semplice ma con un significato profondo, così anche i brand da quando la quarantena è iniziata che sfornano nuove comunicazioni tutte rigorosamente create in casa. Vediamo alcuni brand che si sono lasciati, temporaneamente, le passerelle di moda alle spalle e stanno sfondando su quelle dei social.

Come si è evoluta la comunicazione

I marchi hanno saputo rispondere velocemente alla nuova richiesta del mercato modificando le loro vetrine social.

Per i brand moda la solidarietà passa attraverso la creatività. Sono sempre di più i marchi che offrono sui loro profili social parole e immagini utili ad affrontare il periodo di isolamento: iniziative virtuali che mirano a coinvolgere il pubblico da casa e raccontano le Maison i loro valori.

Non c’è brand che si sia tirato indietro nel trovare soluzioni alternative, veloci ed efficaci.

Cogliendo il momento per focalizzarsi sul branding, spesso messo in disparte in favore di un focus del prodotto.

Bottega Residency

Bottega Veneta lancia un nuovo concept sulle proprie principali piattaforme multimedialil: Bottega Residency.

Ogni settimana, sugli account social condivide iniziative di collaboratori, muse e talenti vicini alla casa di moda.

Scrittori e musicisti, registi e artisti intrattengono il pubblico durante la settimana, mentre nel weekend performance musicali live, lezioni di cucina e ricette con celebri chef.

Ferragamo Trivia

Ferragamo Trivia, l’iniziativa digitale di Salvatore Ferragamo decide di raccontarsi al suo pubblico virtuale con contenuti nuovi e positivi, condivisi su Instagram e Facebook. Aneddoti e piccoli quiz invitano la community a riscoprire i quasi cento anni di storia della Maison e dei suoi prodotti icona, oltre ai momenti più significativi della vita del suo fondatore.

Valentino

L’account Instagram di Valentino questi giorni di quarantena si anima di poesia. Valentino ON LOVE è il nome del progetto con l’hashtag #ValentinOnLove regalano messaggi d’amore e speranza a tutti gli utenti.

Alexander McQueen

Alexander McQueen lancia la McQueen Creative Community, progetto nato per coinvolgere tutti i fan del brand dalle loro case attraverso alcune iniziative social. Condividendo immagini inspirational, invitando gli utenti a creare sketch e disegni. Le migliori idee dei nuovi McQueen Creators verranno pubblicate sui social media del brand.

Fondation Louis Vuitton

La Fondation Louis Vuitton intrattiene gli utenti con un fitto programma di appuntamenti social, #FLWfromhome, che vede protagonisti mostre, concerti, tour virtuali, masterclass. I video sono disponibili su Facebook e sul canale YouTube della Fondation. E su Instagram intanto vanno in scena contenuti inediti e quiz inerenti alle opere d’arte della collezione.

Celine

Hedi Slimane collabora con Mubi, la piattaforma di streaming online, per intrattenere il pubblico in quarantena. Il direttore creativo di Celine ha selezionato personalmente alcuni tra i suoi titoli cult per metterli gratuitamente a disposizione dei fan della Maison.  Basta collegarsi al sito dedicato e iscriversi con il proprio account social per visionarli tutti, gratis per 30 giorni, fino al 31 maggio 2020.

Levi’s

Levi’s distrae il suo pubblico con le note. Il marchio denim presenta il programma 5:01 Live sui suoi canali Instagram globali, che vede protagoniste esibizioni dal vivo registrate dalle case di artisti selezionati, ogni giorno alle 17:01.

Un’iniziativa social coinvolgente che invita i fan a seguire la nuova filosofia del brand, stay home – stay connected.

Nike

Il brand sportswear amato dagli atleti dedica a tutti i fan costretti ad allenarsi tra le proprie mura Play inside, play for the world. Un’iniziativa social che unisce sport e creativiti, per chi volesse partecipare attivamente, la sfida è già aperta: basta condividere un video con gli hashtags #playinside #playfortheworld in cui dimostrare al meglio il proprio talento (non solo sportivo). I migliori verranno ricondivisi da Nike sui propri canali.

La nuova wave della fashion photography

La moda ai tempi del coronavirus si adatta e si reinventa: le nuove regole sul distanziamento sociale hanno reso impossibile riunire modelle, stylist, fotografi e le crew che si celano dietro ad uno shooting fotograficoquindi alle testate di moda non è rimasto che reinventarsi, i primi progetti realizzati in stato di emergenza sono una nuova dimostrazione che la creatività può operare anche dentro le mura di casa.

C’è stata una rivoluzione nella fotografia fashion come nel caso di I-D Magazine, che ha colto l’occasione per creare un portfolio con il fotografo Willy Vanderperre formato da istantanee realizzate durante le video-call con 19 top model da tutto il mondo.

Portfolio di istantanee realizzate durante le video-call con 19 top model da tutto il mondo
Fonte: i-d.vice.com

I photo shooting adesso vanno incontro a nuove sfide e per cominciare si fanno via FaceTime dalle case delle modelle.

Le nuove sfide dei photo shooting via FaceTime dalle case delle modelle
Fonte: insider.com

Bella Hadid nel nuovo shooting da casa per Vogue Italia.

Zara e la nuova campagna pubblicitaria

Stessa cosa per Zara, che ha chiesto alle modelle di indossare nelle loro case i capi dell'ultima collezione il che, neanche a farlo apposta, va a braccetto con l'ultima tendenza Instagram di postare scatti più naturali e meno artefatti: via libera a riflessi non voluti nella fotocamera, trucco fai-da-te e set improvvisati, vicino al pianoforte, per le scale, sotto il tavolo della sala da pranzo o qualsiasi angolo della propria casa.

 

Modelle e set improvvisati
Fonte: wondernetmag.com

Sono le modelle stesse che da angoli di casa loro indossano la nuova collezione e scattano le foto della nuova collezione primavere estate 2020.

Il risultato? A dir poco sorprendente: sembra di vedere un vero e proprio shooting fotografico a tema “vestiamoci bene anche a casa."

Dove le modelle sono ritratte in pose semplici e naturali, spontanee, con i capelli raccolti e poco curati e il trucco ridotto all’essenziale. Il messaggio che Zara vuole trasmettere alle sue clienti: possiamo essere belle e ben vestite anche stando a casa.

Ora non ci resta che attendere le novità che il mondo fashion ha in serbo per noi!


La nuova app IO

3. Ciao, sono IO

di Ines Ornella Djouomo Tchinang
Tempo di lettura: 3 minuti

Oggi è finalmente disponibile “IO”, l’applicazione rivoluzionaria scaricabile gratuitamente dagli store per Iphone e Android del proprio telefonino o tablet. IO racchiude e combina al suoi interno i vari servizi pubblici, ossia: l’iscrizione dei figli a scuola, il pagamento delle multe, il rinnovo della carta d’identità o del permesso di soggiorno e persino la possibilità di ricevere il risultato di un esame clinico. Potremo quindi ricevere, da qualsiasi luogo, informazioni e comunicazioni in tempo reale senza dover necessariamente spostarsi da casa. Questo significherà, pertanto, niente più lunghe attese in fila, avere più tempo a disposizione, meno stress accumulato; significherà persino avere più spazio nei nostri dispositivi mobile! Pensate solo alle numerose applicazioni che bisogna scaricare sul proprio smartphone per accedere ogni volta ai vari servizi di utilità pubblica. IO si propone quindi come un vero e proprio “passepartout” della PA Italiana.

La nuova app IO
Fonte: casentinopiu.it

Il progetto è stato avviato nel 2018, ma in realtà l’idea risale ancora prima, al 2016, quando il Consigliere per l’innovazione di Palazzo Chigi Paolo Barberis, che ha una lunga esperienza in tema di app, fu il primo ad immaginare una trasformazione di questo tipo per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. L’idea era quella di creare un tutto in uno, ovvero una sorta di applicazione/social media dove con pochi click si può accedere a tutti i servizi.

Nel 2018 iniziò così la fase di realizzazione, non senza poche difficoltà, e proseguì fino al 18 aprile 2020, data della prima presentazione pubblica da parte della Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano: “La tecnologia è matura per essere utilizzata nella Pubblica Amministrazione. Tutto ciò che stiamo sviluppando è per migliorare la vita dei nostri cittadini e aumentare le opportunità nel nostro Paese, ad esempio diminuendo il digital divide”.

IO permette di ricevere comunicazioni e aggiornamenti, ottenere e gestire documenti (come ad esempio atti, notifiche, certificati), ci ricorda le scadenze e ci aiuta a gestirle al meglio, ci permette di effettuare pagamenti in maniera digitale, il tutto dentro un’unica app. Un tassello veramente importante per la strategia di digitalizzazione intrapresa dal governo.

Come funziona realmente “IO”?

Dopo averla scaricata ed essersi registrati tramite SPID, la nostra identità digitale, avremo a disposizione tre menù principali oltre a quello del proprio profilo: i messaggi, i pagamenti e l’elenco dei servizi a nostra disposizione che possiamo filtrare per area geografica di interesse.

Menù dell'app IO
Fonte: everyeye.it

Al momento il problema è la digitalizzazione dei servizi; le azioni che si possono intraprendere all’interno dell’app e le località che adottano tale tecnologia sono, infatti, ancora limitate. A Roma, ad esempio, ci sono solo due servizi attivi, lo sportello unico di edilizia e quello delle attività produttive. Altrove c’è poco e niente. Pertanto, il principale obiettivo attuale è quello di ampliare la quantità di servizi disponibili sull’app; in una prima fase di test ne sono stati individuati i principali che potranno essere integrati all’interno di IO. Una selezione realizzata sulla base della percentuale di persone potenzialmente fruitrici di servizi e di quanto spesso questi entrino nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Nelle colonne la percentuale di popolazione coinvolta, nelle righe la diversa frequenza d’uso.

Probabili servizi integrati con l'app IO
Fonte: agendadigitale.eu

Inoltre, per fare evolvere l’app e metterla a disposizione di tutti, sarà fondamentale il contributo degli enti che erogano servizi pubblici; questi dovranno integrarsi al progetto, vincere le resistenze interne e superare l’eredità del modello passato, in modo tale da rendere fruibili i propri servizi in rete. Una volta superata questa fase, gli enti stessi potranno iniziare ad usufruirne.

Questo primo ventaglio di funzionalità di cui sarà dotata l’app, potrà essere ampliato successivamente con ulteriori funzioni. Al momento gli sviluppatori starebbero lavorando per:

  • Collegare le scadenze di pagamento con il calendario personale dello smartphone; in modo tale da poter visualizzare in un'unica app tutti gli impegni;
  • La smaterializzazione dei documenti personali; su IO potrà essere scaricato un facsimile del proprio codice fiscale leggibile tramite codice a barre;
  • In una prospettiva di lungo termine, il team lavora anche a credenziali biometriche per l’accesso all’applicazione che saranno aggiunte a quelle già disponibili tramite il riconoscimento facciale.

Solo il tempo ci dirà se IO riuscirà a raggiungere il proprio obiettivo di “trasformare la Pubblica Amministrazione rendendola digitale e fruibile all’interno degli smartphone, semplificando il rapporto tra cittadino e PA e migliorando anche la burocrazia”. È senza dubbio un progetto rivoluzionario che dovrebbe cambiarci la vita e portarci nel futuro. Meritava, forse, un benvenuto migliore.


Come con un joypad puoi guidare la guida turistica

4. Turismo virtuale: le Isole Faroe come in un videogame

di Doriana Santoro
Tempo di lettura: 3 minuti

Nello scenario globale attuale, che vede come protagonista il tanto temuto Coronavirus, moltissime realtà tecnologiche hanno messo a disposizione le proprie competenze per dare un supporto alle grandi problematiche che ogni settore sta dovendo affrontare.

Il settore turistico, nello specifico, ha trovato grandi opportunità nella tecnologia grazie alla c.d. realtà virtuale. È proprio dalla fusione di turismo e realtà virtuale che nasce l’idea di “Remote Tourism”, una piattaforma di turismo virtuale che offre un modo alternativo di fare un viaggio alle Isole Faroe, direttamente dal divano di casa. In altre parole, si tratta di un’esperienza interattiva in cui è possibile, in diretta, e grazie all’uso di una videocamera, scoprire i paesaggi pittoreschi dell’Arcipelago dell’Atlantico, conosciuto per le sue 80.000 pecore e i suoi 52.000 abitanti.

Isole Faroe
Fonte: turismo.it

Come ha spiegato il direttore di Visit Faroe Islands, Guðrið Højgaard, «questa nuova piattaforma consente a chi è in isolamento di fare una passeggiata attraverso i nostri paesaggi selvaggi, di ritrovare un senso di libertà e di esplorare qualcosa oltre le proprie quattro mura»

Ma come funziona esattamente?

Per visitare le Isole Faroe in tempo reale, bisognerà semplicemente collegarsi alla piattaforma “www.remote-tourism.com” ed accedere gratuitamente al tour. Questo verrà guidato da un faroese dotato di videocamera, che riprenderà in diretta l’itinerario di viaggio. Non solo! Chi sceglie di partecipare dal proprio cellulare, avrà la possibilità di “pilotare” la guida utilizzando un joypad: proprio come in un videogame si potrà decidere entro un minuto sia la direzione da prendere, sia se la guida dovrà camminare, correre o addirittura saltare!

Puoi muovere la guida turistica come in un videogioco
Fonte: ilmessaggero.it

Inoltre, si avrà la possibilità di esplorare l’Arcipelago non solo a piedi, ma anche a cavallo, in barca o in cielo in elicottero, così da avere una prospettiva a 360 gradi delle 18 Isole, con i loro scenari naturali ed incontaminati.

I tour si svolgeranno ogni giorno, due volte al giorno, per tutto il periodo di blocco causato dal Covid-19 e, durante le dirette, il team di Visit Faroe Islands sarà online in tempo reale su Facebook ed Instagram per rispondere alle domande e per consigliare cosa vedere.

Attraverso una guida virtuale è possibile visitare le Isole Faroe
Fonte: ilmessaggero.it

L’idea di Remote Tourism nasce sia per aiutare tutti coloro che in questo momento di sconforto e di innumerevoli rinunce, hanno bisogno di evadere dalla realtà e dedicarsi un’ora di piacere assoluto; sia per indirizzare i visitatori che cercano ispirazione per i prossimi viaggi, quando le Isole Faroe potranno nuovamente accogliere i turisti.

Non vi è dubbio che i faroesi hanno saputo sfruttare al meglio la situazione problematica che il mondo sta attraversando, offrendo una soluzione originale e divertente che nel lungo periodo porterà sicuramente a dei riscontri positivi per il turismo del luogo.


5. Barilla: ecco le confetture "incontri"

di Leonardo Greco

tempo di lettura: 2 minuti

Barilla, leader del settore food, ha deciso di lanciare una nuova linea di confetture Mulino Bianco, marchio nato nel 1975, che oggi fa parte della cultura alimentare italiana ed è testimone della vita quotidiana della famiglia offrendo prodotti da forno adatti al consumo in casa e fuori casa, semplici e genuini a cui si aggiunge questa linea di confetture chiamata “Incontri”.

Fonte: foodweb.it

In realtà non è la prima volta, infatti, 15 anni fa Barilla lanciò già una linea di marmellate con il marchio Tre Marie, che fu di proprietà dell'azienda per un periodo di tempo ma l’idea non funzionò.

Incontri ha fatto la sua prima apparizione già da febbraio, ma non trattandosi di un lancio nazionale, bensì di un progetto pilota, è possibile trovare, grazie ad un accordo, queste confetture soltanto sugli scaffali dei supermercati Esselunga, che ne assicura anche la vendita online grazie alla sezione “Esselunga a casa” dotata di consegne a domicilio.

Al momento, questo prodotto è disponibile solamente in tre gusti:

  • Fragole, pere e cioccolato
  • Mirtilli, lamponi e scorza di limone
  • Albicocche, fichi e mandorle

Le confetture presentano un elevato contenuto di frutta, sono prive di aromi, additivi, conservanti, grassi idrogenati e Ogm, tutto questo per restare in linea con la filosofia del brand Mulino Bianco.

Fonte: ilmessaggero.it

Barilla lancia così un altro prodotto per la prima colazione e afferma ancora di più la sua posizione nel settore stesso, forte anche degli ultimi lanci.
Basti ricordare che tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo anno troviamo sugli scaffali dapprima la ormai famosa, nonché punta di diamante, crema spalmabile al cacao Pan di stelle, ovvero una crema alla nocciola che si incontra con la granella dei biscotti Pan di stelle e successivamente il biscotto "Biscocrema", nato dal primo biscotto Mulino Bianco al cacao, unendo la frolla alla crema Pan di stelle ricoperta da uno strato croccante di cioccolato.

Fonte: aziendeincampo.wordpress.com

A queste importanti novità si aggiungono anche tutti i prodotti già esistenti come merendine, brioche e biscotti che sono riusciti in passato a portare al vertice il celebre marchio.

 


NEAM MARZO 2020

Torna NEAM!

In questo mese di Marzo, mai come prima comunicare attraverso i social è diventato necessario per sentirci vicini.
Per questo motivo, abbiamo selezionato per voi alcune notizie interessanti:

  1. Covid-19: figlio del traffico aereo ma non solo
  2. Uniti, ma a distanza di sicurezza
  3. Internet ce la farà?
  4. Agire in 3D contro il Covid-19
  5. La caccia ai contraffatti sui marketplace

Buona lettura!


1. Covid-19: figlio del traffico aereo ma non solo

di Giorgia Labieni

Tempo di lettura: 4 minuti

 

Il coronavirus, nato dal mercato alimentare di Wuhan, è esploso, in un brevissimo lasso di tempo, in una pandemia globale, costringendo prima la Cina e poi la maggior parte dei paesi nel mondo, ad assumere azioni contenitive alla disperata ricerca di contrastarlo.

Oggigiorno più di mezzo milione di persone in tutto il globo sono state contagiate, i morti sfiorano i 30.000 e continueranno indubbiamente a crescere; la risposta globale è forte e senza ripensamenti, per la prima volta dalla fine del secondo dopoguerra il mondo come lo conosciamo si è fermato e la sfumatura di libertà che possedevamo ci è stata sottratta.
I
media, dal canto loro, persistono giorno dopo giorno ad informarci riguardo la situazione, dipingendo un quadro che ci appare sempre più insormontabile, cercando in tutti i modi di fornire notizie e servizi più che completi riguardo la situazione e i suoi possibili risvolti, in un ambiente però ricolmo di isteria generale. 

Fonte: corriere.it

In tutto questo circolare di informazioni, fake news e flash mob, una cosa è certa: si sta facendo, nel limite delle proprie capacità, tutto il possibile per tornare alla normalità. Una domanda però sorge spontanea: che cosa possiamo imparare dalla nostra risposta al COVID-19 e come possiamo applicarla al cambiamento climatico?  

Si stima che ogni anno muoiano dalle 4.5 alle 7 milioni di persone per via dell’inquinamento aereo generato da combustibili fossili, queste notizie però raramente sono presenti nelle headline delle maggiori testate giornalistiche, è quindi quasi ovvio dire che se avessimo reagito ai cambiamenti climatici nello stesso modo in cui stiamo affrontando il coronavirus, forse saremmo già sulla strada per un futuro senza CO2. 

Indubbiamente ci stiamo riferendo a due diversi tipi di crisi: se da un lato il cambiamento climatico ha un andamento graduale nel corso delle decadi, dall’altro il SARS-CoV-2 possiede un andamento molto più repentino, essendo percepito anche dalla massa con una relazione diretta tra causa-effetto: è noto infatti che il virus viene trasmesso principalmente tramite goccioline del respiro infette, ed è per questo motivo che sappiamo come contenerlo svolgendo diverse azioni come quella di lavarsi le mani, rispettare la quarantena e così via. È chiaro, quindi, il rapporto che intercorre tra l’azione di proteggersi e la conseguenza di risultare negativi al virus, mentre è meno chiaro, invece, questo rapporto nel caso della crisi climatica. Questo non solo per la sua graduale espansione, ma anche per via di diversi leader politici o aziende operanti nei combustibili fossili, che mettono in discussione la sua possibile esistenza, per cui non è ancora evidente la relazione tra azioni e conseguenze relative all’inquinamento ambientale. 

Victor Moriyama
Fonte: Victor Moriyama-greenpeace.org

Non solo, recenti studi, svolti anche dall’ OMS, hanno dimostrato come i cambiamenti climatici - e di conseguenza il cambiamento degli habitat - renda gli animali – già portatori naturali - vettori di questi nuovi virus contagiosi, inoltre la sovrappopolazione, la frequenza e la rapidità di spostamenti di persone non fanno altro che alimentare questo processo.
Come spiega la virologa
Ilaria Capua:«Se intervieni su un ecosistema e, nel caso, lo danneggi, questo troverà un nuovo equilibrio. Che spesso può avere conseguenze patologiche sugli esseri umani»,poterebbe avvenire il cosiddetto fenomeno «Spillover», cioè un virus presente solo in determinati animali o ecosistemi che effettua un salto di specie arrivando all’uomo.
Nel caso del coronavirus, le ricerche si concentrano sulla giungla della Cina e sulle popolazioni di pipistrelli locali, ugualmente al caso dell’Ebola nel continente africano.

Appare quindi evidente la stretta relazione tra crisi climatica e pandemie, specialmente se allarghiamo lo spettro di analisi al lungo periodo. Di questo passo i ghiacciai continueranno inesorabilmente il loro processo di scioglimento, liberando nell’ aria non solo gas naturali, ma anche virus preistorici, sconosciuti all’uomo. Un esempio è il caso del batterio Bacillus Anthracis in Russia, apparso successivamente agli esperimenti effettuati in una determinata zona della siberia relativi appunto all’antrace; diversi scienziati hanno scoperto che lo scioglimento del permafrost sta liberando nell’aria non solo spore e batteri rimasti congelati per migliaia di anni, ma anche risultati di vecchi test, rendendo questi batterio potenzialmente pericoloso per le comunità locali, come avvenne nel 2016, dove un ragazzo morì in seguito al batterio in questione – in seguito si scoprì che il virus proveniva proprio da una carcassa scongelata di una renna morta in seguito a un’epidemia di 75 anni prima. 

Fonte: repubblica.it

C’è preoccupazione anche in altre zone dell’estremo Nord, dove sono tornati in vita virus del vaiolo e dell’influenza Spagnola, oppure la presenza di virus preistorici come il «Mollivirus sibericum» caratterizzato da una notevole dimensione e da una complessità genetica molto più elevata rispetto a virus comuni, che il nostro organismo non riconosce e potrebbe non essere attrezzato a combattere. A dare l’allarme è stato anche il WWF in un report pubblicato i giorni scorsi «virus e batteri, alla base delle più importanti pandemie dell’ultimo ventennio, erano al principio innocui, fino a quando la selvaggia distruzione degli ecosistemi ne ha aumentato la pericolosità e la diffusione».

Una magra consolazione da tutta questa situazione è stata la riduzione dell’inquinamento dell’aria in Cina nel mese di febbraio, rispetto al mese di gennaio, per circa un quarto grazie al minore utilizzo di combustibili fossili nelle industrie e nei trasporti stradali e aerei. Tuttavia, l’impatto sul medio-lungo termine di questo calo della domanda energetica potrebbe essere limitato: l’industria cinese, infatti, possiede un ampio margine di flessibilità per reagire a situazioni di questo genere ed è in grado di far ripartire la produzione quanto e più di prima, in modo da recuperare il terreno perso. In questo caso, le emissioni potrebbero tornare a salire rapidamente, con il risultato che la media annua della CO2 alla fine del 2020 potrebbe essere sostanzialmente analoga, o poco più bassa, rispetto ai valori del 2019.

Fonte: ansa.it

Indipendentemente dai valori che si avranno a fine anno è fondamentale che le autorità e le masse capiscano che la crisi climatica non è a se stante, e per quanto possa sembrare banale e ripetitivo, ogni azione corrisponde ad una reazione, per cui tutte le conseguenze a cui andremo in contro nei prossimi anni non riguardano solamente l’innalzamento di maree, estati e inverni più rigidi, ma anche il rischio di interfacciarsi con virus sempre più aggressivi che potrebbero mettere a repentaglio il destino di tutti noi e della nostra specie. 

Il collegamento tra coronavirus e ambiente è diretto e privo di fraintendimenti, se c'è qualcosa che possiamo imparare da tutto questo non è tanto di importanza civile, ma sociale, e riguarda il rispetto e la salvaguardia del nostro pianeta; e come ormai si dice da tempo, there's no planet B

 


Davines produce il

2. Uniti, ma a distanza di sicurezza

di Maria Ottone
Tempo di lettura: 3 minuti

 

In questi giorni non si sente parlare di altro, di un mostro invisibile che ci tiene lontani, che non ci fa respirare aria fresca e pulita senza protezioni, non si vede ma limita tutte le cose che fino a qualche settimana fa ritenevamo “normali”.
Ma oltre a pensare che #andràtuttobene c’è qualcuno che scende in campo per far andare tutto nel verso giusto e per aiutarci a liberarci di questo mostro.

Le storie di solidarietà di cui sentiamo parlare in questi giorni sono infinite, un libro non basterebbe a descriverle tutte, ma possiamo partire da un bene, definito trascurabile da noi stessi fino a poco fa, che oggi è diventato essenziale: il gel disinfettante per mani.

Allora per raccontarvi di questa storia di solidarietà dobbiamo partire dalle origini.

L’acronimo LVMH sta per “MoëtHennessy Louis Vuitton“, è una multinazionale francese del lusso con sede a Parigi, nata nel 1987 dalla fusione di due società (Louis Vuitton e MoëtHennessy).
È proprietaria di circa 75 famosi marchi di moda, tra cui Dior, Bulgari, Fendi, Céline, Givenchy e Kenzo, ma anche di brand di profumi e cosmetici, come Acqua di Parma, Sephora, Guerlain e le stesse Dior e Givenchy.

Vetrina Guerlain
Fonte: businessinsider.com

Ma vi starete chiedendo cosa c’èntra il lusso al tempo del Coronavirus, ebbene non sono di certo i beni di lusso a scarseggiare, ma come abbiamo già detto il famoso gel disinfettante per le mani, che è diventato introvabile e costoso, ormai considerato quasi di lusso, infatti ha subito un aumento di prezzo oltre qualsiasi immaginario. Per questo motivo, in Francia LVMH, ha deciso di riconvertire i propri laboratori di profumi e cosmetici.

Attualmente, le famose fabbriche di Dior, Givenchy e Guerlain sono impegnate nella produzione di dodici tonnellate di disinfettante, e ne produrranno fino a cessata emergenza.

Ovviamente si tratta di un’azione benefica, senza scopo di lucro, il gel verrà distribuito gratuitamente alle strutture sanitarie che ne necessiteranno. Non è la prima volta che LVMH aiuta la Francia. Un anno fa donò 200 milioni per la ricostruzione di Notre-Dame, dopo il devastante incendio che vide protagonista la cattedrale.

Ma noi siamo in Italia, e vi starete chiedendo cosa stanno facendo gli italiani?

Gli italiani non sanno di certo stare a guardare. Sono tante le aziende che hanno riconvertito la loro produzione per produrre gli odierni beni necessari per salvaguardare la salute pubblica.

Una nota azienda del settore beauty, Davines, con sede a Parma, ha dato avvio alla produzione di un gel disinfettante per mani, non chiamandolo disinfettante, ma bensì Gel del Buon Auspicio, la produzione consiste in circa 500.000 unità già donate alle realtà maggiormente bisognose del territorio di Parma e Provincia.

Davines produce il "Gel del Buon Auspicio"
Fonte: instagram.com

Angelini invece, il famoso produttore dell’Amuchina, ha dichiarato di aver aumentato la produzione del celebre, ma anche di tutti quelli per la pulizia della casa.

Julian Bedel, fondatore del marchio di profumeria di nicchia Fueguia, ha presentato Valle della Luna, un disinfettante che sarà distribuito presto agli ospedali di Milano.

Tra gli ultimi contributi c’è anche quello di Cristina Fogazzi, L’Estetista Cinica: la star del web bresciana ha donato all’ospedale della sua città 500 disinfettanti mani di Biogei, della sua linea VeraLab.
Tutte le sue followers riceveranno in omaggio il gel #andràtuttobene per ogni ordine sull’e-commerce VeraLab.

Questa situazione coinvolge tutti, senza distinzioni. Tutti coloro che possono, compresi i settori della moda e del lusso, stanno contribuendo alla battaglia contro il Coronavirus.

E anche in Italia si sono mobilitate molte aziende della moda. Attraverso una riconversione industriale, il gruppo piemontese Miroglio, storica azienda tessile di Alba, ha annunciato attraverso una dichiarazione ufficiale di essere in grado di produrre 75mila mascherine in cotone idrorepellente al giorno.

Il gruppo Armani, sotto la guida di Giorgio Armani ha comunicato in una nota la conversione di tutti i propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il Coronavirus.

Lettera di Giorgio Armani agli operatori sanitari
Fonte: quotidiano.net

Siamo tutti spaventati, è vero, non conosciamo il nostro nemico, ma possiamo con certezza dire che conosciamo i nostri amici, e tutti questi aiuti, come se piovessero, ci fanno sentire tutti più uniti. Oltre alla parte brutta di questa storia forse un giorno riusciremo ad apprezzare chi ha dimostrato di esserci, riuscendo a starci vicino ma a distanza di sicurezza.


Mobile phone and personal computer link to internet

3. Internet ce la farà?

di Anna Lo Coco
Tempo di lettura: 3 minuti

Siamo tutti a conoscenza dell’emergenza sanitaria nazionale, l’Italia è impegnata a combattere un nemico invisibile e questo sta recando dei danni non indifferente sull’economia del paese.
Sono state, però, trovate delle soluzioni intelligenti come lo smart working e le lezioni online, per provare a continuare a vivere una vita normale ed evitare che gli studenti possano perdere l’anno. Ma non solo, sicuramente l’invito delle autorità è quello di #restareacasa, ma nessuno ci vieta di vedere i nostri affetti tramite delle videochiamate oppure di giocare alla play station o, ancora, di vedere un bel film nelle diverse piattaforme (Netflix, Amazon Video…).
Tutto questo grazie alla rete Internet che ha assunto un ruolo fondamentale.

Mobile phone and personal computer link to internet
Fonte: varesenoi.it

Ma cosa sta succedendo?

La linea internet in Italia sta rallentando, a causa del boom di traffico soprattutto nelle ore di picco. L’alto numero di connessioni rischia di mandare il sistema in offline. Si è registrato un incremento del traffico del +25% solo in Italia e tutto questo ha avuto come effetto un rallentamento della linea che ha visto coinvolto soprattutto gli utenti che devono gestire lo smart working o che devono seguire delle lezioni online.

La pressione che internet sta avendo in Italia possiamo vederla in questa mappa:

Internet pressure in Italy in March
Fonte: beppegrillo.it

Alcune soluzioni prevedono l’aiuto da parte di colossi come Netflix, Amazon Prime Video e Youtube, infatti la Commissione Europa ha chiesto di limitare la qualità dei video trasmetti in modo da poter “preservare” la rete per attività necessarie.
Quello che viene chiesto è di passare alla qualità standard, e quindi di non utilizzare l’HD se non strettamente necessario, per poter permettere a tutti di usufruire delle rete Internet.

Le risposte di Netflix e di YouTube sono state tempestive, accettando la proposta della Commissione Europea, poco dopo si sono aggiunti Amazon Prime Video e Disney+.
Mentre YouTube abbasserà la risoluzione del video da 1080p alla standard, Netflix e Amazon Prime Video parlano di una riduzione del bitrate, che influenzerà la qualità del video in determinate scene del film o serie tv. Questo per cercare di offrire comunque un servizio di qualità ai clienti che pagano l’abbonamento, probabilmente chi ha pagato per vedere il 4K sicuramente continuare a vedere il 4K. Si pensa che in 30 giorni si possa arrivare alla riduzione del traffico.

Ma non solo, da qualche giorno è arrivata la notizia che sono stati lanciati 34 satelliti per supportare la rete OneWeb, l’obiettivo era quello di fornire e rinforzare l’accesso ad internet ad alta velocità in tutto il mondo, anche nelle zone in cui non sempre riesce ad arrivare la rete.

Satelliti lanciati in Italia per potenziare la Rete in tutto il mondo
Fonte: corriere.it

“I satelliti OneWeb si vanno ad aggiungere ai 240 satelliti della costellazione Starlink finora lanciati dalla SpaceX. Costellazioni di satelliti che nel giro di pochi anni renderanno trafficata l’orbita terrestre bassa, al di sotto di 2.000 chilometri”.

Mentre i giganti digitali stanno provando a potenziare, rinforzare i propri server, evitando così il collasso della Rete, noi possiamo limitare il nostro utilizzo per cose futili.
Possiamo evitare lo scambio di video inutili o possiamo evitare di scaricare roba, se non strettamente necessario.
Quindi, possiamo mettere in atto dei comportamenti che evitano il collasso della Rete, così da favorire lo scambio di dati tra ospedali, protezione civile, scuole e aziende.

In fondo, tutto quello che succede è il riflesso dei nostri comportamenti e in questo momento, più che mai, dobbiamo darci tutti una mano.


Utilizzo della stampa 3D per nuovi ventilatori

4. Agire in 3D contro il Covid-19

di Samuela Maggio
Tempo di lettura: 3 minuti

 

Quella del Covid-19 è una spiacevole realtà che accomuna il mondo intero in questo momento.
Le difficoltà sotto cui sta ponendo ognuno di noi non sono poche. Una di queste, quella fondamentale, è legata alla ristretta capienza degli ospedali e all’insufficiente numero di macchinari.
Soprattutto grazie alla tecnologia di cui godiamo, l’uomo sta mettendo in campo tutte le risorse in suo possesso affinché possa essere contrastata l’avanzata del virus.
Le speranze, seppur ancora piccole e timide, sorgono da ogni parte del mondo.

Sito web OSV
Fonte: opensourceventilator.ie

Una di queste viene dall’Irlanda e, in particolare, dal progetto Open Source Ventilator (OSV) avviato su Facebook l’11 marzo da Gui Calavanti e dal cofondatore Colin Keogh.
Oltre 300 tra medici, ingegneri, designer, infermieri e venture capitalist hanno aderito, collaborato e lavorato con un solo obiettivo: costruire un ventilatore utilizzando materiali facilmente reperibili, la stampa 3D e risorse hardware open source. In soli sette giorni, è stato costruito un prototipo che potrebbe presto essere convalidato dall’Irlanda Health Services (HSE) per l’uso su pazienti Covid-19. Quest’ultimo può essere assemblato in plastica PLA, derivata da fonti rinnovabili e può essere prodotto ovunque da una stampante 3D.

Utilizzo della stampa 3D per nuovi ventilatori
Fonte: thehill.com

In un momento così delicato, dove migliaia e migliaia di affetti da Covid-19 potrebbero aver bisogno di un supporto respiratorio ventilato, il progetto OSV potrebbe dare un grande supporto al trattamento e alla cura dei pazienti.

Il progetto è attualmente aperto agli interessati e ha un modulo di richiesta di partecipazione sul suo sito web. A suo sostegno molte società, tra cui Accenture e Deloitte, hanno offerto l’uso della propria infrastruttura di ricerca e sviluppo per assistere nel processo di ideazione e produzione.

È bene pensare al futuro, ma in tempi di emergenze come il coronavirus è importante agire in fretta.

La velocità con cui questo progetto è passato dall’idea al test da parte delle autorità sanitarie evidenzia, secondo il cofounder Keogh, la potenza dell’open source come un modo per risolvere i problemi hardware.

“Non importa dove ti trovi, non importa quale sia il tuo skillset, in quale fuso orario ti trovi, se puoi contribuire in gruppo a questi progetti su larga scala, puoi avere risultati di grande impatto in un periodo di tempo molto breve “.
- Colin Keogh

https://www.youtube.com/watch?time_continue=26&v=etPkRYed_zY&feature=emb_title


5. La caccia ai contraffatti sui marketplace

di Leonardo Greco

Tempo di lettura: 2 minuti

 

Recentemente il risultato dell'indagine Altroconsumo sulla quantità di prodotti non a norma di legge e non sicuri venduti su marketplace online come Amazon ed eBay è risultata abbastanza significativa. Questo fenomeno è legato alla de-responsabilizzazione in tal senso di questi player prevista dalla legge attuale.

Fonte: Forbes.com

C'è stato un aumento degli sforzi per aiutare a prevenire la vendita di prodotti contraffatti che rappresentano una minaccia per la salute e la sicurezza dei consumatori. La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, infatti, ha recentemente introdotto l'arresto delle offerte dannose sulle piattaforme attraverso uno “Shop Safe Act”, ovvero un disegno di legge bipartisan che obbliga i rivenditori online ad uno screening contro i falsi e ad adottare le migliori pratiche per ridurre la presenza di prodotti contraffatti nei loro siti.

L’obiettivo è quello di individuare delle offerte dannose per la salute o per la sicurezza dei consumatori. Come? Ad esempio incentivando le piattaforme online a esaminare i venditori per garantirne la legittimità o rimuovendo venditori che ripetutamente propongono contraffazioni.

Fonte: Forbes.com

Occorre quindi, assicurare la veritiera qualità dei prodotti attraverso alcuni passaggi come:

  • la fornitura dei requisiti contrattuali che i venditori di terze parti si impegnano a non vendere, distribuire o pubblicizzare prodotti contraffatti sulla piattaforma e acconsentono alla giurisdizione dei tribunali statunitensi;
  • richiedere al venditore di terze parti di mostrare chiaramente la sede principale dell'attività commerciale, le informazioni di contatto e l'identità, incluso il paese di origine sia per la produzione che per la spedizione delle merci;
  • richiedere al venditore di terze parti di utilizzare immagini di sua proprietà o che dispongono dell'autorizzazione per l'uso e che descrivono accuratamente le merci effettivamente vendute;
  • implementare la tecnologia per lo screening delle merci prima della pubblicazione per evitare vendite contraffatte;
  • schermare e impedire ai venditori di terze parti di partecipare sulla piattaforma con un'identità diversa.
Fonte: Forbes.com

I colossi Amazon e eBay hanno dichiarato rispettivamente di proibire le merci contraffatte e che le contraffazioni non sono benvenute. 

Questa legge potrebbe rappresentare un'importante svolta anche per il Made in Italy e connesso "italian sounding".
Che possa proseguire il proprio percorso anche in Europa? Non ci resta che aspettare.