5. Nuovi trend di consumo post lockdown – il boom dell’e-commerce
di Anastasia Tozzi Bordei
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Ancora una volta si parla di pandemia, ma questa volta per parlare dei nuovi trend di consumo che ha portato con essa. Secondo alcune ricerche odierne, i comportamenti di acquisto e consumo dei consumatori, italiani e non, sono cambiati durante il lockdown. Alcuni di questi cambiamenti certamente svaniranno, quando si avrà un definitivo ritorno alla normalità e quando il virus sarà scomparso, ma altri certamente resteranno.
Nelle settimane di isolamento e quarantena, con i negozi chiusi, il campionato calcistico fermo e tanto tempo libero da trascorrere in casa, gli italiani hanno riscoperto alcune attività da fare dentro le mura domestiche. C’è chi ha imparato a cucinare, in particolare la pizza e il pane fatto con le proprie mani, tutti noi abbiamo postato almeno una foto di queste sui nostri social; c’è chi ha guardato molti più film e serie tv in streaming, letto libri, seguito corsi online per migliorare le proprie skills, ma soprattutto tutti noi abbiamo trascorso tanto tempo su internet e i social network. Tutto questo ovviamente accompagnato da una maggiore attenzione alla cura personale e alla salute.
La paura di uscire e di contrarre il virus ha spinto molti italiani a rivolgersi all’e-commerce per lo shopping, sia alimentare che non. Tale fenomeno ha visto un vero e proprio boom nel nostro Paese. Tra i paesi analizzati da Ipsos – società leader nel settore dell’analisi e ricerche di mercato – la penisola italiana è quella che ha delineato l’incremento maggiore degli acquisti online, subito dopo la Cina. L’incremento registrato da Nielsen, nella settimana tra il 24 febbraio e il 1° marzo, è stato del +81% delle vendite. A crescere soprattutto sono stati i prodotti che rientrano tra quelli di “scorta” e a lunga conservazione, come la pasta e i prodotti surgelati, e i prodotti per l’igiene personale (+93%) e della casa (+126%).
La cosa più interessante che emerge dalle ricerche è che non solo le generazioni più giovani si sono avvalse di quello servizio, ma anche alcuni Baby Boomers, ovvero coloro nati tra il 1946 e il 1964, chi magari alle prime armi e chi magari aiutato da altri. Una rivelazione sui cui le imprese dovrebbero riflettere.
Un altro dato molto interessante che è emerso, grazie a Nielsen, è la grande crescita di servizi come click&collect, con un +205,4% rispetto al 2019, con un’incidenza che sale dal 6% al 14% delle vendite totali. Oltre al click&collect sono cresciuti anche i servizi click&drive e i locker.
La crescita o meglio l’esplosione dell’e-commerce ha portato però anche alla consapevolezza del fatto che i retailer italiani non fossero pronti in quest’ottica. Si sono registrati infatti consegne in ritardo, servizi non attivi e soprattutto non in tutti i comuni italiani il servizio di consegna a domicilio della spesa era disponibile. In città le opzioni sono molte e accessibili, anche se non sempre, nelle periferie invece le catene non hanno una presenza capillare, tanto meno e-commerce.
Alla luce di quanto sopra descritto, le aziende e in particolare i retailer italiani dovrebbero rendersi conto delle grandi opportunità offerte dall’e-commerce, anziché vederlo sempre come un nemico da combattere. Il negozio fisico è, senza ombra di dubbio, il luogo dove si può interagire con il consumatore e ottenere un vantaggio competitivo, se gli si offre un’esperienza d’acquisto e/o consumo memorabile, ma oggigiorno per essere competitivi ciò non basta più. L’avere una piattaforma funzionante per la vendita online non è più un nice to have, ma un must to have. Per tale motivo, non solo i grandi retailer, ma anche i più piccoli negozianti dovrebbero sempre più integrare tale servizio non solo per essere più competitivi, ma soprattutto per venire incontro alle esigenze di chi compra, perché in fin dei conti, è il consumatore a decidere il successo o insuccesso di un retailer.