4. SICILIA: your happy island. Il nuovo logo, che però non è un logo
di Simona Galioto
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SICILIA: your happy Island è il nuovo logo per rilanciare la terra sicula nel panorama turistico internazionale. L’iniziativa è stata presentata lo scorso 17 giugno dall’assessore regionale al turismo Manlio Messina e il neo assessore ai beni culturali Alberto Samonà. “Abbiamo anticipato un po’ i tempi” ha detto Messina. La presentazione ufficiale infatti sarebbe dovuta avvenire in occasione della prima fiera internazionale di ottobre a Rimini, ma si è deciso di dare un messaggio di ottimismo e positività per rilanciare la stagione turistica della Regione, fortemente messa in pericolo dalle restrizioni sociali post Covid-19.
Si tratta di un progetto di rinnovo della brand image della Regione, realizzato dalla World 2.0 Srl di Catania, che ha l’obiettivo di creare consapevolezza sul luogo e associarlo ad un’immagine piacevole per favorire il turismo. Andando più nel dettaglio, l’intero progetto verte nella creazione di un logo che gioca sull’accostamento cromatico dei colori delle lettere che compongono la parola “SICILIA” e di 3 brevi spot (dalla durata di 30 secondi ognuno) intitolati rispettivamente: “Cultura”, “Natura”, “Gastronomia“.
Ma non sono mancate le polemiche già qualche minuto dopo la sua diffusione. Se l’obiettivo della campagna pubblicitaria è quello di dare un messaggio di ottimismo e positività, per quanto cromaticamente allegro il nuovo logo, risulta poco comunicativo e per nulla innovativo. Il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo ha scritto “Se fossimo a scuola il governo Musumeci prenderebbe zero in pagella per non essere neanche in grado di copiare. Il logo che è costato oltre 20mila euro ai siciliani è la brutta copia di quello della località turistica di Salou in Spagna”.
Si tratta di un logotipo (o wordmark), ovvero la tipologia più semplice di logo, in cui vi è il nome dell’azienda -in questo caso della Regione- rappresentato in semplici lettere, con il font scelto tra quelli disponibili, oppure disegnato alla bisogna. Per intenderci Canon, Nikon, Sony, Disney, sono tutti brand che fanno uso di un logotipo. Nulla di sbagliato quindi, se non fosse per il fatto che è lontano dall’essere un logo identitario per la Regione.
“La Sicilia è gialla come il sole che la scalda, blu come le sue acque profonde, arancione (due toni, uno più scuro e l’altro più chiaro) che richiamano i suoi agrumi più famosi ed apprezzati, verde come le chiome dei suoi alberi carichi di leggenda, azzurra come il cielo terso che la incorona, rossa come il magma che ne rispecchia la potenza ancestrale.”
Peccato che il risultato è un logo già visto negli anni precedenti per la Sardegna, la Puglia ed Expo 2015 e comunque privo di un claim che supporti l’identità visiva. Elementi come il sole, il cielo azzurro e gli alberi non sono aspetti esclusivi della Sicilia, ma del mondo intero. E per fortuna. I tre mini spot mostrano immagini di una terra che è pronta con i suoi elementi architettonici e culturali a riaprire le sue porte ai turisti ed aspettarli dopo un’attesa dettata dall’emergenza Covid-19. Le immagini sono accompagnate da testi quali “ubriacati d’arte”, che ancorano ancor di più la Sicilia a quella tipologia di turismo passivo tipico degli anni 80-90 che circoscrive le bellezze del territorio nel buon cibo e nel mare.
Il concetto di Place brand oggi è molto più ampio e non è associato esclusivamente al turismo ricreativo. Fare Place Branding, oggi, vuol dire riuscire a associare a quel territorio un’immagine differenziabile in funzione dei diversi gruppi target di consumatori: visitatori e/o turisti, ma anche residenti e lavoratori, imprese, investitori/stakeholder. Il nuovo goal da tener a mente nella realizzazione di una strategia di place branding è quello di cercare di favorire trasferimenti permanenti da parte di individui e aziende, oltre al turismo ricreativo.
Insomma, un progetto da tenere a mente come esempio da non seguire. Il messaggio della campagna pubblicitaria è chiaro a tutti: rilanciare l’isola della grande bellezza. Ciò che fa distorcere il naso ai più è che per riaffermare l’identità della regione, ci si sia affidati totalmente a campagne pubblicitarie pregresse di altre regioni, città o fiere, trascurando la vera immagine rappresentativa della Sicilia.
Da notare che la Trinacria, simbolo rappresentativo della Terra siciliana già a partire dall’epoca romana, non appare sul logo. Perché non si è creato un logo a partire dalla Trinacria?
E ancora, perché non è stato fatto un bando di concorso per la realizzazione del logo? Messina ha così risposto: “Non è un logo ma una scritta. Sul logo si farà senza dubbio un concorso di idee non realizzabile per tempi e per altre vicissitudini amministrative troppo lunghe da spiegare. È una campagna legata al progetto da 75 milioni (fondo stanziato dalla Regione per il rilancio del turismo). Fatta in poco tempo e in periodo pandemia. Non è certo il logo che useremo a vita”.