3. Inquinamento e plastica, eliminarla è davvero possibile?
di Anastasia Tozzi Bordei
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Plastica materiale diffuso
Oggi, sempre di più, si parla di sostenibilità ambientale e rispetto dell’ambiente; in merito a ciò, come non citare il grande problema della plastica?
Secondo alcune stime, la plastica costituisce il terzo materiale umano più diffuso sulla Terra, dopo il cemento e l’acciaio. Appare evidente come nessuno dei materiali appena citati abbia qualche collegamento con l’ecosostenibilità.
Ponendo l’attenzione sulla plastica, quest’ultima è la principale causa dell’inquinamento del nostro pianeta ed in particolare dei nostri mari e oceani. Oggi nel mondo vengono prodotte circa 311 milioni di tonnellate di plastica all’anno, e di queste, circa 8 milioni finiscono negli oceani, aggiungendosi alle 150 milioni di tonnellate ivi già presenti.
Qualora continuassimo a perseguire sulla stessa strada si prevede che entro il 2050 nei mari e negli oceani ci sarà più plastica che pesci.
Ogni minuto del mondo vengono acquistate circa un milione di bottiglie di plastica ed una parte cospicua di esse va a finire nei nostri mari. A causa dell’erosione e delle correnti marine, la plastica viene sminuzzata in frammenti più piccoli, le cosiddette microplastiche, che possono raggiungere dimensioni inferiori ai 5 mm di diametro. Le microplastiche rappresentano la principale causa di morte di molte specie marine, in quanto queste ultime le scambiano per cibo. In particolare, il 52 % delle tartarughe marine ne ha subito gli effetti, in quanto scambiano la plastica per plancton o meduse.
Plastica materiale diffuso
Nel caso in cui i pesci non subiscano il soffocamento e la conseguente morte a causa dell’ingerimento delle microplastiche; queste ultime finiscono direttamente sulle nostre tavole. Si afferma infatti che ciascuno di noi, nell’arco di un anno, ingerisca un quantitativo di plastica pari ad una carta di credito.
Oltre al problema delle bottiglie di plastica per l’acqua minerale, di cui l’Italia ne è il maggior consumatore, con un consumo di circa 8 miliardi di bottiglie all’anno, vi è anche quello della plastica monouso.
Per plastica monouso si intendono tutti quegli oggetti in plastica progettati per un singolo utilizzo, quali piatti, bicchieri, cotton fioc, posate e soprattutto imballaggi. In Italia, il 94% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi.
Ma cosa possiamo fare noi per aiutare l’ambiente e il pianeta? Nel nostro piccolo possiamo mettere in pratica le cosiddette 4 R, ovvero Ridurre, Riusare, Riciclare e Recuperare. Ad esempio, possiamo ridurre, fino ad eliminare, l’acquisto di oggetti in plastica monouso, utilizzando come sostituti oggetti e prodotti che possono biodegradarsi. Un’altra buona abitudine sarebbe quella di “fare la spesa alla spina” per eliminare la plastica dei packaging dei prodotti. Ciascuno di noi, nel nostro piccolo, potrebbe acquistare frutta e verdura “sfuse” anziché preferire frutta confezionata in un quantitativo esagerato di plastica.
Negli ultimi anni si è assistito ad un boom di negozi e piccoli supermercato che hanno deciso di limitare al massimo gli imballaggi, eliminando quasi del tutto la plastica.
In questi negozi, molto popolari all’estero, si possono acquistare prodotti solidi sfusi, quali pasta e caffè, così come quelli liquidi, dai detersivi alle bevande, acquistabili alla spina. Tale pratica consente non solo di eliminare gli sprechi, in quanto le persone acquistano solo le quantità di prodotto di cui necessitano, ma anche di ridurre i rifiuti, senza dimenticare inoltre che eliminando il costo della confezione e del marchio, il prezzo dei prodotti si abbassa notevolmente.
IL CASO NIVEA
Anche i grandi brand, resisi conto della necessità di dare maggiore importanza alla sostenibilità ambientale, nonché spinti anche dalla domanda, hanno dato il via ad una serie di iniziative in grado di eliminare la plastica.
Uno di questi è Nivea, che recentemente ha lanciato in Germania presso la catena Beiersdorf un progetto sperimentale di “stazioni di ricarica” (RefillStation), permettendo di ricaricare di prodotto – bagnoschiuma Nivea – nello stesso contenitore più e più volte.
Nel caso in cui i consumatori acquirenti mostrino interesse verso questo tipo di vendita Nivea ha pianificato l’estensione di questo tipo di vendita anche all’estero.
È facile pensare che molte altre aziende tengano d’occhio l’atteggiamento del consumatore acquirente verso questo tipo di vendita: oltre ai benefici che se ne trarrebbero a livello di diminuzione di oggetti inquinanti.
Infatti, le aziende riuscirebbero a risparmiare grandi somme di denaro (basti pensare a tutti gli impianti di confezionamento dei prodotti, oltre alla maggiore facilità di trasporto delle merci). Si sa che alla fine a comandare è sempre il dio denaro..
La plastica costituisce il terzo materiale umano più diffuso sulla Terra. Plastica terzo materiale diffuso