1. Google lancia i “Pixel Buds 2”
di Nicolò Improta
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La seconda generazione di earbuds targate Google, disponibili in Italia dal 13 di questo mese e il cui lancio ha accompagnato quello della quarta generazione della serie di smartphone “Pixel” (il “Google Pixel 4” e “Google Pixel 4 XL”), rappresenta un notevole passo in avanti per Big G grazie ad una presa di posizione significativa e radicale specie rispetto alle qualità funzionali della generazione precedente rilasciata ormai 3 anni fa. Se infatti la prima versione dei Buds risentiva indubbiamente dei risultati di un lavoro e di uno sviluppo parziali e certosini, e che non mancarono di provocare una generale accoglienza negativa da parte del pubblico (specie per quanto concerneva il design di prodotto: troppo obsoleto e scomodo), con la seconda generazione Google sembra invece aver imparato dai propri errori, pronta a gettarsi a capofitto nel mercato con un prodotto nuovo ed indubbiamente con le carte in regola per diventare di successo.
Il primo aspetto che balza all’occhio è sicuramente il completo (e doveroso) restyle estetico del prodotto, ovviamente rivolto ad uniformare l’offerta Pixel di Google verso gli standard ormai consolidati da anni in materia di earbuds wireless, attraverso l’introduzione di un nuovo case “ovalizzato” (con la doppia funzionalità di custodia e ricarica dei buds), l’eliminazione del cavo di collegamento tra le cuffie (scelta assai criticata nella precedente generazione e che rende le “Pixel Buds 2” le effettive prime “true wireless” di Google) ed in fine un totale rimodellamento nel design degli auricolari stessi in favore di una forma più ergonomica e funzionale.
Se il balzo del colosso della California in materia di riformulazione nell’aspetto e nella forma si rivela indubbiamente notevole (coincidendo con un significativo catch-up rispetto alla concorrenza realizzato nella breve distanza temporale di una sola generazione e perciò ancora più degno di nota), la “sostanza” del nuovo ritrovato di casa Google non sembra deludere le legittime attese, grazie a componenti hardware e software altrettanto soddisfacenti e sofisticate.
Tra gli aspetti più interessanti citiamo infatti: il carattere “in-ear” delle cuffiette (nonostante l’isolamento del suono non sia completo per via dello spazio che lasciano nella parte inferiore dell’orecchio), la portata del raggio del bluetooth (fino a 100 metri in spazi aperti e massimo tre stanze al chiuso), il doppio microfono su entrambi gli auricolari, i comandi touch sui buds (con cui mettere in pausa, alzare o abbassare il volume, richiamare l’assistente vocale…), le funzionalità di accelerometro vocale e suono adattivo (con cui garantire una riuscita del suono sempre ottimale in ogni contesto) e soprattutto le implementazioni in materia di software per quanto riguarda l’assistenza vocale grazie ad una massiccia presenza del Google Assistant nelle prestazioni del “Pixel Buds”.
Oltre ai normali comandi condivisi con le principali intelligenze artificiali di assistenza virtuale presenti nel mercato (come riproduzione di musica e podcast e invio di messaggi), lo sviluppo del progetto da parte di Google è stato rivolto verso la direzione di un integrazione considerevole dell’AI nell’esperienza di uso del prodotto stesso, in modo particolare la feature sicuramente più affascinante tra tutte quelle offerte risulta essere la traduzione simultanea in tempo reale sia dell’ascoltato che del parlato. Il dispositivo riesce infatti a riconoscere circa 40 lingue permettendo sia di comprendere ciò che viene detto all’ascolto sia di imparare ad utilizzare una lingua del tutto sconosciuta, grazie alla semplice attivazione di un apposito software per mezzo di un semplice comando vocale (come ad esempio: “Ok Google, aiutami a capire il giapponese”) con cui realizzare un tipo di comunicazione decisamente “avveniristico” ma sicuramente d’effetto, e che da solo potrebbe valere la spesa per l’intero device (199 Euro) divenendo la vera e propria “killer application” degli earbuds di Google e consentendo in questa maniera una diversificazione di prodotto significativa rispetto alla concorrenza e un vantaggio comparato notevole.
In conclusione, l’azienda di Mountain View aggiorna il proprio catalogo grazie alle nuove “Pixel Buds 2”, introducendosi in modo significativo sul mercato e decisa sicuramente a non passare inosservato, ma soprattutto a farsi perdonare gli errori e quell’incertezza che avevano così malamente storpiato il lancio della prima generazione in favore di un recupero di quella distanza concorrenziale tragicamente instaurata con la prima serie. I tre anni di lavoro hanno sicuramente giovato all’azienda con un prodotto innovativo ma indubbiamente al passo coi tempi e che potrebbe perciò rappresentare la “redenzione” di mercato di Google stessa.