4. Il piacere in tavola, senza chiudere i battenti
di Maria Ottone
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Il 2020 non è iniziato sicuramente come molti degli Italiani si aspettavano, e sta proseguendo verso una direzione che sicuramente cambierà i connotati del nostro Paese. L’Italia è sempre stata la patria del buon cibo, ogni regione ha le sue peculiarità e i suoi piatti tipici. Ma a seguito di questo lockdown cosa accadrà alle migliaia e migliaia di ristoranti, di bar, trattorie e chi più ne ha ne metta?
Potremmo partire da un’analisi condotta da Confcommercio dalla quale emerge che ci sono circa 270 mila imprese che rischiano la chiusura definitiva a seguito dell’emergenza Covid. Se la situazione non dovesse prendere una piega diversa attraverso delle riaperture piene ad ottobre, numerose persone perderanno il lavoro e numerosi esercizi commerciali chiuderanno i battenti. Il rischio di una crisi economica oltre ad essere stato annunciato si sta già verificando, ma il rischio di conseguenza senza precedenti è la paura di molti, per non dire moltissimi. La stima di Confcommercio risulta essere “prudenziale”, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, bisogna considerare anche il rischio “dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali”. Un rischio di chiusura “incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown“, quindi non soltanto bar, ristoranti, palestre, etc., ma anche attività che hanno già riaperto.
A causa della chiusura forzata delle attività per circa tre mesi, le perdite di fatturato registrate, secondo una stima, si aggirano intorno ai 14 miliardi di euro. Ma soprattutto il numero di dipendenti che hanno perso il lavoro a causa di queste chiusure è pari a circa 230 mila lavoratori. Uno dei dati più sconcertanti è che circa il 30% di bar e ristoranti italiani rischiano di non rivedere più le loro serrande alzate. Il settore ristorativo in Italia rappresenta il 4% circa del PIL totale, e il 5% del tasso di occupazione.
Oltre alle restrizioni in termini di chiusure e riaperture, bisogna considerare anche le nuove modalità con cui si potrà lavorare. Per garantire la sicurezza dei clienti, le strutture ristorative dovranno investire in sanificazioni costanti, in dispositivi per tutelare loro stessi ma anche chi vuole fare un passo verso la normalità. A proposito di questo passo verso la normalità, una storia, ma penso una delle molte storie che verranno raccontate nei prossimi mesi, ci tengo a raccontarla. Riguarda un signore di Marsala che, dopo mesi di chiusura, è tornato a bere il caffè nel suo bar di fiducia e ha deciso di pagare il suo caffè 50 euro, perché? Perché erano 50 giorni che non poteva bere il caffè e gli è sembrato giusto porgere una mano a chi in questo mento si trova in difficoltà. Questo non per dire che da domani dovremmo pagare tutti un caffè 50 euro, ma semplicemente perché in un momento come questo le storie di solidarietà fanno bene al cuore, oltre che all’economia!
Uno studio condotto da Bain & Company ha permesso di analizzare la situazione, e Sergio Iardella, partner di Bain & Company”dice: “In questo contesto ci troviamo di fronte alla scelta difficilissima di coniugare la prevenzione e la salute con la sopravvivenza di un pilastro strategico dell’economia italiana e del Made in Italy”.
Fra le molteplici criticità, vi sono le misure di distanziamento sociale all’interno dei locali ristorativi, questo perché, se ci si pensa bene, il fatturato di un ristorante dipende strettamente dal numero di coperti che può servire giornalmente. Permettere il corretto distanziamento sociale porterà ad un dimezzamento, se non oltre, dei posti disponibili. Ed è in questo contesto che si ritiene necessario un approccio congiunto di tutta la filiera per non penalizzare troppo i ristoratori e i clienti che, si sa già, saranno loro a pagarne il prezzo con un aumento o, peggio ancora, con una voce specifica a scontrino di una tassa COVID, come è già successo in alcuni locali sul territorio Italiano.
La collaborazione è fondamentale e sarà proprio grazie a questa che l’economia Italiana, in maniera ottimistica, si risolleverà, e potremo tornare a gustare le meraviglie culinarie del nostro territorio senza dover penalizzare operatori del settore ristorativo o clienti. La normalità non è vicina, ma non è neanche troppo lontana, nel frattempo possiamo pensare già a cosa vorremmo mangiare nel nostro luogo preferito.