3. Il coraggio di dire No a Ferrero
di Maria Ottone
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Tutti conoscono la grandiosa multinazionale Ferrero, ma quanti di voi conoscono il Consorzio delle Nocciole Calabresi? Ciò di cui parliamo oggi è proprio un mancato accordo fra una multinazionale e un piccolo consorzio.
È una storia tutta Calabrese, iniziata tre anni fa con l’avvio del progetto Nocciole Italia di Ferrero, ma perché una regione con un’economia già limitata ha trovato il coraggio di rifiutare una proposta così allettante? Forse sembrava allettante solo dall’esterno, ma scopriamo insieme le motivazioni che si celano dietro al NO.
Il nome Ferrero viene sempre associato al concetto di salvezza, in molti si saranno risposti che rifiutare sia stato da pazzi, che la Calabria merita la condizione di “povertà in cui si trova”, ma cosa prevedeva l’accordo che Ferrero voleva stipulare con il Consorzio di Valorizzazione e Tutela della Nocciola di Calabria di Torre di Ruggiero?
Il Consorzio è stato contattato tre anni fa, dopo attente valutazioni è arrivato il fatidico no.
È arrivato perché in primo luogo gli alberi della “tonda calabrese”non hanno le caratteristiche per una produzione intensiva tanto quanto richiesto dalla multinazionale in questione. Per gli obiettivi di Ferrero non basterebbe l’intero territorio compreso tra i Comuni di Cardinale, Torre di Ruggiero e Simbario”.
Un’altra questione fondamentale che ha contribuito al no del consorzio è che le nocciole non sarebbero state trasformate in Calabria, quindi con l’aggravante di non creare posti di lavoro in una regione dove la disoccupazione giovanile è oltre il 50 %.
Quindi possiamo definire la scelta del consorzio come una scelta di qualità, che permettere la possibilità di avere una trasformazione del prodotto che deve avvenire in loco, consentendo alle imprese di strutturarsi ed ai territori di mantenere la propria identità.
Il presidente Rotiroti dichiara: “Noi, come Consorzio abbiamo un sogno che, per fortuna, si sta lentamente trasformando in realtà; abbiamo deciso di puntare sul piccolo imprenditore che intende diventare grande attraverso la qualità del proprio prodotto. Ecco perché, ad esempio, chiediamo da tempo al Ministro Bellanova la convocazione del Tavolo Corilicolo nazionale e condividiamo le valutazioni espresse del presidente nazionale ‘Città della nocciola’ Rosario d’Accunto, secondo cui la corilicoltura non può e non deve essere abbandonata alle scelte delle multinazionali”.
Che sia interpretata come una storia di coraggio, come un azzardo o come addirittura una follia, da questa storia si può trarre un insegnamento importante. Non sempre quando si accosta il nome di un’importante società a quello di un piccolo consorzio si possono trarre vantaggi mutuamente benefici. In questo caso la scelta è ricaduta sull’amore per il territorio, sull’amore per la propria gente e sulla voglia di crescere insieme partendo dalla valorizzazione delle piccole imprese.