5. Facebook Pay e le Fintech
di Nicolò Improta
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Pochi mesi dopo il discusso annuncio della criptovaluta Libra (il cui complesso ed articolato sviluppo sembra sempre di più deragliare verso un inevitabile vicolo cieco), il pantheon delle app di Mark Zuckerberg si prepara a ridefinire la propria offerta digitale arricchendosi di una nuova feature con cui ufficializzare un definitivo (nonché a modo suo singolare) ingresso nell’universo dei metodi di pagamento online.
Si chiama “Facebook Pay”, è già entrato in funzione negli Stati Uniti da circa una settimana (mentre non esistono notizie certe sul futuro arrivo in Europa) e promette di garantire all’utenza “un’esperienza di pagamento comoda, sicura e coerente su Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp” stando a quanto dichiarato da Deborah Liu, VP e Marketplace & Commerce di Facebook.
Il nuovo sistema permetterà infatti, per ora unicamente sull’applicazione principale di Facebook e sull’app di Messenger, l’invio di piccole somme di denaro permettendo acquisti, donazioni e scambio di denaro fra utenti, semplicemente indicando i dettagli della propria carta di credito oppure attraverso PayPal. La nuova esperienza di Facebook, inoltre, implementerà anche la possibilità di visualizzare la cronologia dei pagamenti effettuati, di aggiornare i metodi di pagamento selezionandone anche uno preferito da utilizzare come predefinito e di ottenere un’assistenza clienti in tempo reale tramite una live chat direttamente dagli USA (rivolgendo dunque l’intera offerta FinTech verso una filosofia di “customer experience” il più possibile “user-friendly”).
L’annuncio del servizio rivela, come suggerito dal Post, l’intenzione ben definita da parte del gigante di Zuckerberg nel virare verso una riqualificazione organizzativa forte, ben strutturata ma soprattutto capace di offrire un’unica esperienza su piattaforme differenti nell’ovvio intento di garantire da un lato una priorità al comando rispetto alle concorrenti del settore (Google, Apple, WeChat…) grazie ad un vantaggio importante costituito dalla diversificazione delle piattaforme in cui verrà destinata l’integrazione del servizio, permettendo allo stesso tempo, una crescita in termini di affidabilità percepita da parte degli investitori.
Facebook Pay, infatti, più che un vero e proprio “next step” definitivo, sembra costituire più propriamente un passaggio intermedio di un percorso strategico più grande finalizzato proprio a colmare il calo di fiducia manifestatosi con le opposizioni sorte dopo l’annuncio di Libra, con il quale mettere in mostra l’affidabilità dei propri sistemi grazie ad una soluzione basata ancora su logiche di FinTech “classiche” attraverso un “ampliamento” ufficializzante di meccaniche di scambio digitale già fortemente sperimentate nel corso degli anni, seppure circoscritte alla sola esperienza di Marketplace e al sistema delle donazioni.
Inoltre, aggiunge sempre il Post, potrebbe esservi anche una terza ragione giustificatrice dietro l’implementazione della nuova funzione: l’accentramento finanziario in canali differenti consentirebbe, infatti, a Facebook di garantirsi una parziale immunità dai controlli dell’Autorità antitrust statunitense, “saldando” a sè l’amministrazione delle varie società assorbite nel corso degli anni ed eludendo così eventuali richieste contenitive di riduzione e/o frammentazione in aziende più piccole, permettendo un quasi indisturbato sviluppo in senso egemonico della società rispetto al mercato, parallelo ad una crescita costante e continua dei singoli gruppi e settori che confluirebbero verso una crescita in valori assoluti del valore di marchio.
In conclusione, l’intento dell’colosso bianco-blu della Silicon Valley di ridimensionare il tiro dopo il già citato scetticismo “post-libra” si è tradotto nell’inevitabile approdo alle FinTech secondo una tendenza a percorrere una strada già imboccata da titani come Google ed Apple, ma non priva di novità e nuove tendenze; la pluricanalità di Facebook Pay potrebbe, infatti, rivelarsi l’arma vincente per distinguersi tra i campioni del settore, garantendo una distribuzione massiva della nuova funzionalità tra un’utenza assai diversificata e distribuita nelle differenti piattaforme digitali facenti capo a Facebook.
In sostanza, la nuova feature di Zuckerberg potrebbe definire il pretesto per espandere la partecipazione degli iscritti in una dimensione più allargata rispetto ad un sistema di tecnofinanza che, almeno fino ad oggi, ha risentito di un’eccessiva “marginalizzazione” per quanto concerne la partecipazione degli utenti, consentendo in questa maniera di definire un quanto meno primordiale “contatto” tra nuove tecnologie finanziarie e grande pubblico per effetto di un’ottica costituita sulla base di una maggiore quotidianità ed istantaneità nel esperienza degli iscritti, nonché di un importante capillarità nella distribuzione del servizio stesso.