1. NEXT FUTURE TRANSPORTATION: IL MEZZO DI TRASPORTO DEL FUTURO PARLA ITALIANO
di Dario Consoli
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Quante volte vi siete fermati a riflettere ed immaginare come saranno le città del futuro? Magari subito dopo aver visto un film di fantascienza, avrete sicuramente sognato di spostarvi su strade a più piani percorse da auto volanti e autobus elettrici componibili. Di sicuro vi siete immedesimati in un futuro dove potrete raggiungere il vostro posto di lavoro o l’Università con mezzi ipertecnologici, antitraffico, antigravità, super veloci, magari ai limiti del teletrasporto.
Ma vi siete mai chiesti quanto in realtà è vicino questo futuro?
Tommaso Gecchelin, trentaduenne padovano, sta rivoluzionando il mondo dei trasporti pubblici, anticipando quelle che possono essere state, fino ad oggi, le nostre fantasie sulle Smart City. Laureato in Fisica all’Università di Padova e in Disegno industriale allo IUAV di Venezia, Tommaso è l’ideatore di un rivoluzionario sistema di trasporto elettrico e a guida autonoma fatto di una serie di capsule o pod in grado di dividersi e assemblarsi a seconda della situazione, delle esigenze dei passeggeri e della tipologia di trasporti a cui sono destinati. Un autobus che si compone e scompone in base al numero dei passeggeri e alla loro destinazione, in grado di venire a prenderti sotto casa. Il tutto gestibile attraverso una semplice app.
Fantascienza?
È quello che hanno pensato in Italia; un progetto troppo ambizioso, troppo futuristico. Ma non per lo sceicco di Dubai che ha subito trovato l’idea allettante e ha invitato il giovane genio nostrano a presentare il progetto ad Expo 2020.
Ma andiamo per ordine.
Quando Tommaso presentava Next Future Transportation ad investitori e aziende italiane, c’era stato subito molto scetticismo: “alcune aziende cui abbiamo cercato di far fare il primo prototipo funzionante ci hanno sparato delle cifre assurde, per chi ci ha risposto. Altre ci hanno semplicemente detto che era un progetto non fattibile, troppo futuristico”. Fu cosi che allora decise di rimboccarsi le maniche e realizzare tutto internamente: Gecchelin ha riunito un team interamente italiano in grado di spendere le proprie competenze per poter dare vita a quello che sembrava destinato a rimanere un semplice sogno. Nel salotto di casa sua iniziavano a prendere vita i primi mini-prototipi. “Per realizzare un progetto del genere servono competenze di robotica, informatica avanzata, ottica. È stato possibile solo creando un team, per altro nel nostro caso interamente padovano” (Tommaso Gecchelin, fondatore di Next Future Transportation).
Nel 2015, grazie al co-fondatore di NFT, Emmanuele Spera, tutto ha iniziato a prendere forma; l’invenzione di Gecchelin gli ha permesso di aprire un’azienda, con sede nella Silicon Valley, che vede impiegate una decina di dipendenti. Dal Veneto alla Silicon Valley, dunque, passando per gli Emirati. Già, perché anche quando Next Future Transportation era ancora un embrione c’era qualcuno che scommetteva sull’idea. Era il 2016 e Tommaso presentava prototipi in scala 1:10 della sua invenzione al Dubai Future Accelerator, davanti a investitori pubblici e privati. Ed è li che è riuscito a fare centro! L’idea è piaciuta a tal punto che Dubai utilizzerà Next Future Transportation per l’Expo 2020.
Ma come funziona questo meraviglioso autobus futuristico?
Si tratta di singoli moduli che si uniscono e si dividono a seconda delle necessità. Ciascun veicolo modulare è realizzato in alluminio leggero e resistente, misura due metri in larghezza e mezzo metro in lunghezza, può ospitare fino a dieci passeggeri ed è alimentato ad energia elettrica. La particolarità del mezzo è quella di avere la capacità, grazie ad un braccio meccanico, di ricongiungersi agli altri moduli in movimento sfruttando un sistema di allineamento ottico. Si tratta di una soluzione pensata principalmente per ridurre il traffico in città, ma si trae un vantaggio anche in ottica sicurezza: in caso di curve strette ogni singolo pezzo è in grado di staccarsi leggermente e rimanere allineato, senza che nessuna auto si disponga tra i moduli. Ma le particolarità non terminano qui.
Dall’inizio alla fine, la corsa è gestita da un App e da un algoritmo che raggruppa i passeggeri in base alla destinazione che devono raggiungere. Tramite lo smartphone si seleziona la meta, si sale su un veicolo (che vi viene a prendere ovunque vi troviate) e dopo ogni singolo modulo va da sé. Nelle arterie principali questi veicoli poi si riuniscono, agganciandosi, e l’applicazione ci suggerirà in quale modulo andarsi a sedere. Le persone cosi si muovono tra un veicolo e l’altro per andare a concentrarsi solo in quelli che giungono nella propria destinazione. In tal modo tutti i veicoli di coda rimangono liberi per andare a prendere altre persone. L’algoritmo dunque serve proprio a congiungere veicoli e persone al cui interno le destinazioni sono identiche.
“L’idea è nata anni fa, quando, durante la mia laurea in Fisica a Padova, ho iniziato a studiare le dinamiche del traffico. Era chiaro dalle simulazioni che le persone, una in ogni veicolo, si muovessero congestionando soprattutto le arterie principali in direzione del centro, nel commuting mattutino. L’idea era quindi di attuare una specie di car pooling dinamico, tra auto che spontaneamente si trovano sulle arterie principali, dirette verso la stessa destinazione”. Spiega il giovane Gecchelin a La Stampa.
Una rivoluzione nel mondo dei trasporti che in Europa potremmo sperimentare forse tra una decina di anni. Ambizioso ma nulla di impossibile, soprattutto perché la storia di Tommaso ci insegna proprio questo. Bisogna sempre credere nei propri sogni perché questi si realizzano solo quando ci si crede fermamente e si ha il coraggio di mettersi in gioco.