Friendshoring, la nuova delocalizzazione

di Edoardo Carpi

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In un contesto internazionale frammentato, in cui le tensioni geopolitiche rendono sempre più evidenti le fragilità delle economie nazionali, molti paesi sono costretti a riorganizzare le proprie supply chains. In particolare, gli Stati Uniti stanno investendo su una nuova forma di delocalizzazione: il friendshoring

Cosa significa friendshoring

Il termine friendshoring, dall’unione delle parole “friend” e “offshore”,  indica l’atto di delocalizzare la produzione o l’approvvigionamento verso paesi considerati alleati, per motivi politici, economici o culturali. Questo fenomeno, come riporta la Segretaria al Tesoro degli USA, Janet Yellen, mira a ridurre i rischi economici derivanti dalle tensioni geopolitiche correnti. I settori più interessati sono quelli ritenuti più critici, come tecnologia, semiconduttori, apparecchiature mediche e aerospaziale.

Non è un caso quindi che molte aziende americane, come Apple, stiano, seppur lentamente, iniziando un processo di rilocalizzazione di alcune parti della propria supply chain. In particolare, spostando la produzione dalla Cina verso altri paesi considerati più affidabili, come India, Vietnam e Taiwan.

L’altra faccia della medaglia

Nonostante questo, ripensare la propria catena di approvvigionamento non è facile, e presenta diverse sfide. Non è detto infatti che i paesi alleati dispongano delle infrastrutture sufficienti ad assicurare una produzione stabile a prezzi convenienti. Anzi, spesso necessitano importanti investimenti.

Inoltre, queste scelte rischiano di inasprire le rivalità con paesi come la Russia e la Cina, andando a danneggiare il commercio globale. Lo dimostra uno studio dell‘Organizzazione Mondiale del Commercio, che ha previsto come una divisione in blocchi commerciali dell’Est e dell’Ovest, avrebbe fatto crollare il Pil globale. E a subirne le conseguenze, sarebbero principalmente le economie emergenti.