Qual è il segreto per un contenuto di successo? LinkedIn, BuzzSumo e la loro Content Formula!
Quali sono gli elementi che guidano la reach, l’authority e il ROI dei vari settori nei social media?
Esiste una strategia da seguire per rendere i propri post migliori e più efficaci?
Cosa c’è dietro ai contenuti che hanno più successo?
Queste e altre sono state le domande che Jason Miller, Global Content Marketing Leader di LinkedIn, in collaborazione con il direttore di BuzzSumo, Steve Rayson, si sono posti e su cui hanno basato il loro studio The DNA Behind the World's Most Successful Content.
Utilizzando come metriche shares e backlinks, gli autori hanno selezionato i 40.000 post che hanno avuto più successo nella reach organica e che hanno ottenuto un ottimo risultato nell’engagement. Per ogni post (presi da diversi settori: marketing, salute, tecnologia e istruzione) sono stati categorizzati e comparati i diversi elementi che sono alla base di ogni contenuto: l’argomento, il titolo, la tipologia, il formato e la lunghezza.
Attraverso l’analisi approfondita di questi elementi, diversificata per ogni settore, si cerca di stillare una lista delle strategie e dei principi utili per creare un contenuto efficiente ed efficace all’interno dei social media.
Ed ecco il piano di azione secondo Miller e Rayson:
- Redigere una lista di argomenti rilevanti per il proprio settore;
- Assicurarsi che il contenuto sia adatto agli obiettivi che ci si è posti;
- Identificare e utilizzare le tipologie di contenuti più adatti al settore di riferimento;
- Combinare il formato adatto all’audience a cui ci si rivolge;
- Non avere paura di scrivere troppo!
- Studiare bene l’utilità di una headline che rispecchia l’obiettivo dell’articolo;
- Usare i social per amplificare la reach;
Il risultato dello studio, comunque, è quasi ovvio: non esiste una formula prefissata per creare un contenuto di successo. Ogni settore deve puntare su una tipologia diversa di formula e modificare il proprio contenuto in base alla sua target audience, selezionando la giusta combinazione di obiettivi rivolti all’engagement, all’autorità e alla condivisione.
Uno sguardo al Cannes Lions Festival of Creativity 2017
Come ogni anno, anche questo giugno (dal 17 al 24) a Cannes le più grandi agenzie pubblicitarie e creative del mondo, i brand più famosi e i testimonial più prestigiosi si incontrano.
Il motivo? Semplice: presentare i successi e partecipare per aggiudicarsi il maggior numero di medaglie al Cannes Lions Festival of Creativity!
Tantissime le categorie per le quali la battaglia è aperta, e si combatte a suon di campagne, app, adv: dalla sezione dedicata al mondo Health, a quella di Promo and Activation, PR, Mobile, Cyber...
Insomma, la creatività entra in gioco in tutti i modi possibili e immaginabili. Esattamente ciò che ci si aspetta dalle migliori menti creative.
In apertura abbiamo assistito al talk di Jason Heller, Partner e Global Lead di McKinsey & Company, sull'importanza della creatività nella generazione di valore.
Riportiamo qui l'intervento completo, intitolato The Economics of Creativity.
https://youtu.be/PkTL1SahS4U
Un'infinità di progetti fantastici sono stati presentati, e continueranno a essere presentati nei prossimi giorni.
Alcuni vincitori sono stati già eletti, ed è disponibile la lista completa e in aggiornamento (il festival è ancora a metà del suo corso) nella sezione video del loro sito.
Grande e importante tema, ben affrontata è stata la diversità - la quale è fonte fondamentale di ingegno e creatività.
In questo talk, l'agenzia McCann presenta con L'Oréal e l'attrice testimonial Helen Mirren, il proprio progetto "All Worth It":
https://youtu.be/ZxdRnumDp0Y
Tutti lavori, quelli presentati e in gara, di grande spessore e, per tutti noi, fonte di ispirazione.
Dal canale YouTube del Cannes Lions si possono guardare molti altri video, qui il link alla playlist ufficiale con gli eventi streaming in diretta per chi non se ne vuole perdere nemmeno uno!
E voi quale è piaciuto di più della lunga lista? Fatecelo sapere!
I am nature - lo spot del WWF che fa riflettere (marketing sociale)
Si vive per lavorare o si lavora per vivere? Un video realizzato dal WWF ci fa riflettere sulla vita frenetica dei giorni d'oggi, contaminata da internet e dai social network.
Un pratico esempio di quello che tra gli addetti ai lavori viene definito marketing sociale. Il marketing nel quale alcune regole del gioco vengono sovvertite, il fine non è vendere un prodotto inteso nel suo senso più consueto, non un bene di consumo quindi ma piuttosto il prodotto da "vendere" è un'abitudine (sana), un comportamento che possa migliorare se stessi e nel contempo la collettività ed il mondo che ci circonda.
“Io non sono le mie email, io non sono i like sulla mia pagina facebook o il fastfood della pausa pranzo. Io sono le foglie che cadono sulle mie spalle, l’erba sotto i miei piedi, il vento tra gli alberi, l’acqua tra le rocce, la terra tra le mie dita. Io sono le scelte che faccio”.
I am nature, "Io sono natura" è il titolo della campagna del WWF mirata a farci rifocalizzare sull'esistenza di qualcos'altro al di fuori del lavoro e della routine da cui siamo "rapiti" quotidianamente. Quel qualcos'altro siamo noi, il mondo, la natura, e potremmo vivere in perfetta armonia se solo riuscissimo a non allontanarci dal nostro io più vero e primordiale.
#iamnature #wwf #oikosmos
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Marketing sociale è uno dei corsi previsti dal piano di studi della Laurea Magistrale in Trade Marketing e strategie commerciale della facoltà di economia dell'università degli studi di Parma, tenuto dalla professoressa Zerbini Cristina.
Resistere al tempo: quando i prodotti diventano immortali
Sono nati tra gli anni '80 e gli anni 2000, sono occidentali, hanno un buon livello di istruzione e tanto tempo libero. Sono i Millennials, la generazione ponte tra i walkman e Spotify; è questo il topic cardine del ciclo di seminari che si terrà per cinque settimane presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Parma. Il primo incontro, di chi vi parliamo in questo articolo, ha avuto come tema l'immortalità di alcuni brand, sopravvissuti ai cambi generazionali. Ad illustrarcene i motivi chiave del successo di tali prodotti "senza tempo" è stato Luca Pollini, giornalista e autore del libro "Immortali-storia e gloria di oggetti leggendari", al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Buona lettura!
Signor Pollini, nel suo lavoro di ricerca lei ha individuato una serie di oggetti che hanno una lunghissima storia eppure mantengono il loro fascino nel tempo e continuano ad attrarre tutt'oggi. Secondo lei qual è il caso più eclatante di prodotto che è riuscito a sopravvivere senza modifiche dal punto di vista tecnologico nonostante il mercato in continua evoluzione?
La scarpa Superga 2750, prodotta tale e quale dal 1923, con cotone sfoderato e suola in gomma neutra. Per avere un termine di paragone, oggi nei negozi convive con la Nike HyperAdapt 1.0, calzatura fornita della tecnologia chiamata power lace, cioè autoallacciante. Il modello della Superga è sul mercato da 94 anni, dubito che tra 4 o 5 anni potremmo dire la stessa cosa di quello della Nike.
È capitato che certi oggetti divenuti, appunto, "immortali" siano nati per caso, mentre altri per genio e attenta osservazione. Può farci due esempi che mostrino questi due lati della stessa medaglia che è lo sviluppo di un prodotto vincente?
Casualità - C’è un errore dietro la nascita del Post-It: un ricercatore della 3M, Spencer Silver, aveva ideato una colla adesiva non abbastanza forte. Un giorno un collega stanco dei segnalibri che scivolano tra le pagine e fanno perdere il segno, recupera quella colla di pessima qualità e prova a spalmarla su un quadratino di carta colorata accorgendosi che è possibile rimuoverlo senza strappare la carta. Anche la particolare forma piatta dell’evidenziatore Stabilo Boss è frutto del caso, o meglio, di una manata che nel 1971 il direttore dell’azienda, Günther Schwanhäusser, rifila all’ennesimo prototipo di plastilina che non lo soddisfa. Il colpo rende piatto il progetto cilindrico posato sulla sua scrivania da un progettista e crea, del tutto involontariamente, la caratteristica forma che lo contraddistingue da tutti gli altri evidenziatori. Studio - Enric Bernat, pasticcere spagnolo, nel 1958 si apposta di fronte a una scuola elementare per studiare i comportamenti dei bambini alle prese con le caramelle. Si accorge subito che per loro sono complicate da scartare, si appiccicano alle mani e, soprattutto, sono troppo piccole. Gli viene così l’idea di produrre una caramella “maxi” che si porta alla bocca impugnando un bastoncino, il Chupa Chups. L’anno successivo Ruth Handler riflette a lungo fatto che i giochi rispecchiano la realtà che circonda il bambino: i trenini di legno non assomigliano a quelli veri, gli orsacchiotti hanno sempre delle forme improbabili, per non parlare delle bambole che hanno sempre l’aspetto delle neonate ma le bambine, mentre giocano, le affidano solo ruoli da donna adulta. Pochi mesi dopo nasce Barbara Millicent Robert detta Barbie; da allora, la bambola non sarà più la stessa.
Un esempio che sta a cuore a molti di noi è quello del disco in vinile, un oggetto che in passato racchiudeva in sé un concetto di esperienza della musica ma anche di condivisione della stessa. Oggi assistiamo a un recupero di ciò che è definito vintage, dei valori del passato (e a riguardo c'è chi scrive dell'epoca del postmoderno): si può, secondo lei, parlare di un'esperienzialità di cui le nuove generazioni sentono la mancanza?
Certamente sì! In alcuni casi la tecnologia spinta all’estremo ha portato alla semplificazione di qualsiasi processo e, conseguentemente, a una mancanza di esperienzialità. Questo, a mio parere, vale non solo nel caso degli oggetti. E comunque, restando sul disco in vinile, un file audio non potrà mai avere lo stesso fascino di un long playing: al file manca il peso, il colore, la forma, la consistenza, il fascino…
Lei ha indicato un punto di forza di tutti questi oggetti che ha studiato: la trasversalità. Può spiegarci brevemente questo concetto in termini pratici?
Credo che l’immortalità di alcuni oggetti passi anche attraverso alla trasversalità, cioè al fatto che non hanno una fascia di consumatori ben definita, un target. Ad esempio, il Chupa Chups lo consumano bambini e adulti; con la penna Bic scrive l’industriale ma anche il suo operaio, l’avvocato e lo studente. Lo stesso può essere detto per le Superga, i biscotti del Mulino Bianco, il Martini Rosso, il dentifricio Pasta del Capitano o la caramella Golia. Insomma, la forza - e forse l’immortalità – di questi prodotti è senz’altro dovuta anche al fatto che sono accessibili a tutti, sia come costo, sia come funzionalità, sia come facilità di acquisto (sono quasi tutti disponibili nella grande distribuzione).
Per approfondimenti, vi rimandiamo alla pagina ufficiale del libro, sul blog di Luca Pollini.
#ideeinmovimento #oikosmos #oikointerviews
Startup Weekend: per la prima volta a Parma
The hardest part of starting up is starting out. At Startup Weekend, you'll be immersed in the ideal environment for startup magic to happen.
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