NEAM GIUGNO 2018
BOOM
Per questo fine mese ci sentiamo carichi!
Giugno segna sempre la fine prossima di qualcosa, e vieni ad ogni traguardo arriva il momento di fare un resoconto.
Cosa è successo in questo mese?
1.Brand Collabs Manager: Facebook e la democratizzazione dell’influencer marketing
2. CLAIRY: il “vaso smart” per la purificazione degli ambienti indoor
3. Musica, Brand e mistero: ecco chi è LIBERATO
4.Iliad contro tutti: la svolta del mondo della telefonia mobile
5. Partnership tra IKEA e LEGO Group
BUONA LETTURA!
1.BRAND COLLABS MANAGER: FACEBOOK E LA DEMOCRATIZZAZIONE DELL ‘INFLUENCER MARKETING
di Manuela Fiku
” Ci impegniamo ad aiutare i creativi a connettersi con i propri fan e costruire le loro attività, perché hanno alcune comunità più forti e condivisi alcuni dei contenuti più coinvolgenti e creativi. I creatori sono attivi e stimolanti e desideriamo sostenerli nel loro viaggio, che sono solo primi o che fanno già milioni di fan “.
Così Facebook in Newsroom presentava Brand Collabs Manager, un nuovo motore di ricerca dedicato a un brand e creativi.
Ma come funziona questa nuova piattaforma appena lanciata negli States?
Distinguiamo innanzitutto tra brand e creators.
I creators evidenziati avranno inoltre una percentuale associata al loro profilo, corrispondente alla correlazione che vi è col marchio e i requisiti inseriti per filtrare.
In questo modo si troverà subito il creatore in base a:
– caratteristiche del suo pubblico (numerica, età, sesso, interessi e così via)
– talento (il profilo apparirà come una sorta di portfolio)
– collaborazioni precedenti (per capire chi sono stati i partner passati)
Per i creatori si aprono opportunità in più per quanto riguarda l’interesse per la ricerca di talenti.
Ma chi sono i creatori? Influencer, ma non solo. Sono persone che hanno un seguito (da un minimo di 25 000 followers), che sono attive e creative e che riscuotono interesse grazie alle loro pubblicazioni. Influencer professionisti, ma anche semplicemente persone in qualche campo, appassionate di novità, che individuano le cose più promettenti e innovative, le provano in prima persona e le condividono con tutti sotto forma di foto piuttosto che video. Non si limitano quindi a promuovere o a rappresentare un qualcosa, un po’ come fanno gli influencers, ma sono dei veri e propri anticipatori dei trend che scoprono e diffondono l’originalità creando magari contenuti.
Non c’è dubbio ormai, l’interesse di Facebook per l’influencer marketing è fortissimo e concretizzato dai nuovi algoritmi e da nuovi progetti (la novità di Instagram TV ne è una conferma).
Cambia così il ruolo di agenzie ed esperti, si apre una fase di democratizzazione dell’influencer marketing e grazie ai dati che si riceveranno (non più solo big data ma useful data) il pagamento a performance sarà sempre più realtà.
Insomma, Zuckerberg non si ferma. Non ci resta che aspettare, vedere che evoluzione avrà lo strumento e soprattutto quando ci sarà il roll out a livello mondiale per poterlo testare ed esplorare in maniera più diretta: #staytuned.
2. CLAIRY : IL “VASO SMART” PER LA PURIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI INDOOR
di Federica Montalbano
Nella Silicon Valley ciò che fa la differenza per diventare un “business man” di successo è la proprietà di un garage e qualche idea stravagante da portare avanti, ma in Italia? Ovviamente alla base vi è sempre un’idea, però questa nasce e si sviluppa nelle aule universitarie, fra gruppi di amici che sognano di diventare imprenditori: questo è ciò che è accaduto ad una startup italiana con il progetto “Clairy”.
I tre giovani fondatori, avendo un prodotto ad alto contenuto tecnologico, per la sua presentazione scelsero un palcoscenico internazionale: il CES di Las Vegas. In quest’occasione il loro progetto venne selezionato per un percorso di accelerazione di 3 mesi in Silicon Valley presso Plug and Play Ventures, che vanta investimenti come Google, PayPal e Dropbox.
Partiamo dall’inizio: come nasce questo progetto? L’idea nacque durante la tesi di laurea in “Design del prodotto per l’innovazione” di Vincenzo Vitiello al Politecnico di Milano nella facoltà di Design che con il collega Alessio D’Andrea ha realizzato un primo prototipo presentato al Salone del Mobile di Milano. Il progetto piacque così tanto al pubblico che i due amici decisero di andare oltre e (non avendo competenze manageriali) si rivolsero a Paolo Ganis, laureato in Management alla Bocconi. Da lì fondarono la startup Talent Garden con sede a Pordenone che poi sbarcò a Las Vegas.
Nello specifico cosa è Clairy? Il “vaso smart” Made in Italy interamente in ceramica è un innovativo sistema di purificazione per ambienti indoor, che combina design, natura e tecnologia; in più è capace di connettersi attraverso wi-fi a tutti i device e gestibile attraverso una App dedicata. La tecnologia presente nel sistema di filtraggio si basa sul principio della fitodepurazione. Le piante hanno la capacità di diminuire gli inquinanti presenti nell’aria, nell’acqua e nel suolo attraverso l’azione di microorganismi generati nell’apparato radicale. Nel vaso di Clairy questo processo, grazie a un cuore tecnologico, viene amplificato facendo diventare la pianta un vero e proprio filtro naturale per l’aria che respiriamo. La pianta che da sempre viene vista come un oggetto ornamentale, inizia a prendersi cura di noi e diventa un oggetto di servizio. Ovviamente non finisce qui, Clairy è dotato di un sistema di self-watering passivo che le permette di prendere in totale autonomia la quantità di acqua di cui necessita. Molti pensano che la maggior parte dell’aria inquinata che respiriamo sia outdoor, ma in realtà studi dimostrano che non è così; infatti la concentrazione d’inquinamento nocivo nell’aria indoor è 5 volte maggiore. Tutto ciò che è presente all’interno dei nostri uffici o nelle nostre case è fonte attiva di propagazione di numerosi agenti nocivi. Clairy si focalizza sui Composti organici volatili (COV): dai test in laboratorio è emerso che Clairy riesce ad eliminare fino al 93% dei COV e fino al 99% di virus e batteri in 9 ore in una stanza di circa 36 metri. Queste sostanze sono le più comuni presenti nei nostri ambienti ma individuarle è impossibile. In questo ci vengono in aiuto i tre founder, dotando il loro prodotto di un sensore per la qualità dell’aria, la temperatura e l’umidità sviluppando un’App, in grado di monitorare e garantire un buon comfort ambientale.
Un’idea ma soprattutto un prodotto così innovativo e utile non poteva passare inosservato, infatti, anche Bruxelles ha notato le sue potenzialità. L’UE ha deliberato di investire, attraverso il piano Horizon 2020 SME, 2 milioni di euro in questo progetto imprenditoriale.
Dal 2019 sarà disponibile sul mercato NATEDE, che deriva dalla combinazione delle parole natura, tecnologia e design. L’innovativo design interno del NATEDE, unito all’unità tecnologica ed ai biomateriali utilizzati, fanno di questo prodotto un’eccellenza del design e della sostenibilità Made in Italy.
NATEDE è stato premiato al Bosch Pitching Challenge durante la celebre Conferenza Pioneers di Vienna, dove startup e finanziatori si incontrano: questa è un’ulteriore vittoria per il team di Clairy.
In passato al ritorno da Las Vegas, il team aveva lanciato una campagna di crowdfunding prima su Kickstarter, poi su Indiegogo raccogliendo circa 400 mila euro in pre-ordini. Solo con questi pre-ordini l’azienda pianterà 50.000 alberi. I successi non mancano e Paolo Ganis, CEO della startup, che ha sede a San Francisco (California), ha partecipato al G20 in Germania come finalista del premio “Global Youth Entrepreneur Award” che premia i migliori imprenditori under 30 a livello globale.
Il tema della sostenibilità ormai è diffuso in tutto il mondo e anche nel nostro mercato domestico molte aziende si stanno impegnando per difendere e salvaguardare la natura che ci circonda. L’idea è partita da 3 giovani italiani che hanno deciso di impegnarsi per rendere la nostra permanenza indoor più salutare, però per far partire il loro progetto sono dovuti andare “oltre oceano”. Forse sono andati a comprare il garage da cui tutti i più celebri americani sono partiti? Questo non lo sapremo mai, ma una cosa la sappiamo, che per inseguire la loro idea sostenibile hanno fatto di tutto, anche andare a provare a conquistare un nuovo continente. Tu quanto sei disposto a fare per rendere il mondo che ti circonda più sostenibile?
3. MUSICA, BRAND E MISTERO : ECCO CHI E’ LIBERATO
di Francesca Cisternino
Dopo il successo sul lungomare di Napoli , non è tardato il 9 Giugno il SOLD OUT (in meno di un ora) a Milano: insomma il mistero napoletano senza identità FUNZIONA!
Quello di Liberato è un mistero «powered by Converse», sponsorizzato e, in un certo senso, co-prodotto dal celebre marchio americano di calzature sportive: speciali Converse «griffate» Liberato appaiono nei video dell’artista, diretti da Francesco Lettieri.
Converse non è stata l’unica a interessarsi a Liberato: in occasione del concerto di Napoli, anche marchi come Santàl, Amaro Montenegro e Pasta Garofalo hanno «cavalcato la trigre» con appositi claim sui propri profili social. Ultimo ad aggregarsi, l’Amaro Lucano che in questi giorni ha avvolto nell’iconica felpa del rapper la “pacchianella” della storica etichetta: «Dietro il cappuccio di Liberato potrebbe nascondersi proprio lei», recita il profilo ufficiale Facebook del digestivo
La filiera del marketing applicato alla musica coinvolge musicisti, case di produzione, agenzie di pubblicità e aziende investitrici. «Non c’è uno schema unico», spiega Alessandro Massara, CEO di Universal Music Italia «A volte è l’azienda che si rivolge all’agenzia per chiedere un testimonial, altre è l’artista o la sua etichetta a cercare contatti con un brand potenzialmente interessato a investire».
Il successo di Liberato sta crescendo senza sosta. Nessuno lo ha mai visto in faccia, nei suoi video appare solo di spalle e nei pochi concerti tenuti ha sempre avuto un cappuccio a celare il viso. Ma chi si nasconde dietro l’artista che sta raccogliendo milioni di views su Youtube? Ad ipotizzare la risposta è arrivato lo youtuber Diego Laurenti che in un post precisa come il suo obiettivo non sia “ sapere qual è la faccia di Liberato, quello che ci interessa è il progetto.”
L’ipotesi è che liberato sia un ragazzo che fa parte del progetto di recupero del centro di Nisida, una piccola isola a forma di rosa ( come il simbolo identificativo dell’artista) in cui è situato il carcere minorile maschile. Al concerto del 9 maggio a Napoli infatti, è arrivato con altre persone a bordo di un gommone proveniente esattamente da quella direzione.
Altri indizi , sono i numerosi riferimenti dei testi che citano Nisida e luoghi che si vedono proprio dall’isola dove sorge il carcere; inoltre i suoi brani parlano spesso di libertà e voglia di evadere . La parola “gaiola” in napoletano significa gabbia proprio come il titolo di un suo pezzo “ Gaiola portafortuna”.
All’inizio e alla fine di ogni concerto Liberato suona una sirena a manovella che emette lo stesso suono azionato nelle carceri durante le evasioni. Secondo Laurenti anche il nome Liberato sarebbe un riferimento al fatto che il ragazzo, in regime di detenzione, viene appunto “liberato” grazie ai permessi per portare avanti il progetto musicale sviluppato come attività di recupero.
Avete un’altra occasione per vederlo : 6 Luglio, nella bellissima Arena della Valle d’ Itria a Locorotondo (BA) in occasione del VIVA FESTIVAL.
Vuoi davvero scoprire la vera identità di Liberato?
4. ILIAD CONTRO TUTTI : LA SVOLTA DEL MONDO DELLA TELEFONIA MOBILE
di Roberta Signorino Gelo
Sono settimane che si discute ormai dell’approdo della compagnia francese Iliad nel mercato delle telecomunicazioni italiano: tale ingresso, reso possibile dal vuoto di offerta creato dalla fusione Wind-Tre, ha letteralmente sconvolto sia i consumatori sia le imprese che avevano fino a quel momento dominato il settore. L’offerta presentata dal nuovo concorrente infatti non ha eguali: 5,99€ mensili per minuti ed SMS illimitati e soprattutto 30 Giga in velocità 4G+. Tra coloro i quali si sono mostrati diffidenti fin dall’inizio pensando che il prezzo accattivante nascondesse in realtà qualche trucchetto e altri che all’opposto senza pensarci su hanno subito compiuto lo “switch” di operatore approfittando dell’evidente risparmio, la domanda si è come polarizzata.
Ma di fatto, i trucchetti ci sono davvero o il risparmio è autentico? E come fa Iliad a proporre questi prezzi stracciati?
In realtà la compagnia sta letteralmente conseguendo delle perdite andando in negativo. Più precisamente Benedetto Levi, amministratore delegato della sede italiana, ha affermato che per conseguire profitti i valori dovrebbero essere più che doppi ma l’obiettivo primario in questa fase di lancio è l’aumento della brand awareness, cioè la notorietà del marchio; l’offerta a 5,99€ non durerà per sempre, ma è parte della “strategia di rottura” per entrare nel mercato. Il meccanismo adottato dall’azienda è infatti quello di raggiungere un milione di sottoscrittori per poter poi presentare altre tariffe più alte e remunerative e il breakeven point (ossia la piena copertura dei costi attraverso i ricavi) verrà raggiunto con la gestione del 10% delle sim degli utenti italiani, corrispondente a 10 milioni circa.
L’approdo di Iliad non ha fatto altro che confermare un modus operandi riscontrabile oggi nelle maggiori aziende di successo e senza distinzione di settore, ovvero l’essere disruptive. Bisogna rompere i canoni, andare controcorrente e sbaragliare i rivali per diventare leader e acquisire vantaggio competitivo. Nel settore dei voli low cost ad esempio anche Ryanair è stata da sempre una compagnia promotrice di tale condotta, con promozioni esplosive come voli a 99 centesimi o campagne pubblicitarie che suscitano scalpore e dibattiti.
I pochi operatori che da sempre hanno dominato il mercato della rete mobile si sono comunque subito attivati per mitigare il successo esplosivo di Iliad e a dimostrarlo è il lancio di Ho, l’operatore virtuale di Vodafone nato appositamente come suo diretto concorrente in termini di posizionamento di prezzo.
Riusciranno gli ormai “vecchi leader” a ristabilire la gerarchia di mercato?
5. PARTNERSHIP TRA LEGO E IKEA GROUP
di Arianna Ziveri
Per fare un tavolo ci vuole un… LEGO!
La canzone per bambini tanto conosciuta a breve sarà destinata a subire una modifica? Staremo a vedere. Ai Democratic Design Days ad Almhut, in Svezia, IKEA ha annunciato che darà il via a una collaborazione con LEGO. Le due società nord-europee stanno ufficialmente collaborando. Non è la prima volta che Ikea diventa partner con altri brand, ma è la prima volta che lo diventa con un brand, o meglio, un colosso del gioco. A parlare, in proposito, sono Marcus Engman responsabile del design di IKEA, Fredrika Inger responsabile dell’area commerciale per Children’s IKEA e Lena Dixen vicepresidente senior dello sviluppo prodotto per LEGO.
I tre hanno parlato di quanto sia rilevante il gioco, di quanto i bambini ne capiscano l’importanza e, soprattutto, di quanto via via crescendo gli adulti se ne dimentichino. Allora perché non offrire una nuova opportunità ai “grandi” di casa? – come sostiene Dixen – lo scopo di questa partnership non è solo quello di unire due aziende leader come IKEA e LEGO, ma quello di far riscoprire l’importanza del gioco a grandi e piccini. Come? Offrendo molte più opportunità di giocare a casa tra bambini e genitori unendo l’utile come progettare stanze o parti di esse, al dilettevole: il gioco. D’altronde – aggiunge Fredrika Inger – “Non si è mai troppo grandi per smettere di giocare”. E’ presto per dare una stima temporale sul lancio di una linea di prodotti firmata dai due partners, la risposta dei tre protagonisti è stata: “accadrà presto”.
Vieni rispondervi i consumatori? Avremo adulti che riscopriranno il piacere di giocare, coi propri bambini, per gestire i mattoncini di casa? Ai posteri l’ardua sentenza.