Finalmente Starbucks in Italia! Cosa aspettarsi e cosa c’è dietro l’apertura dello store più discusso dell’ultimo periodo

Di Roberta Signorino Gelo

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Fan italiani della famosissima catena di caffetterie in american style, siete stati finalmente accontentati!

È avvenuta infatti pochissimi giorni fa, il 7 settembre nel cuore di Milano, l’attesissima inaugurazione del primo punto vendita a marchio Starbucks sul territorio italiano. La frenesia e il desiderio di assaggiare tutti i prodotti del brand non è tardata ad arrivare e a distanza di 4 giorni infatti piazza Cordusio è ancora dominata da una fila interminabile di gente che vuole varcare l’ingresso del nuovo store.

Molti clienti tuttavia non hanno trovato esattamente ciò che si aspettavano: la nuova caffetteria non è come gli altri Starbucks comuni in giro per il mondo, ma è una “Reserve Roastery”. Si tratta di punti vendita ibridi a metà tra una caffetteria e un impianto di torrefazione, al mondo limitatissimi e presenti in città altrettanto importanti come Seattle, Shangai o Chicago.

Dimenticate dunque i classici frappuccini e il bicchiere di plastica con scritto il proprio nome.
L’esperimento italiano di Starbucks, che ha adottato lo storico palazzo delle poste come location, sta utilizzando degli approcci molto diversi.
Si va da un logo totalmente differente raffigurante una R al di sotto di una stella (il classico marchio lo troviamo solo sporadicamente) ad uno store altamente esperienziale: i colori dominanti vanno dal bronzo al marrone, richiamando quello del caffè, e la scelta degli arredi lo rende un luxury store dove il cliente vive un’esperienza a 360 gradi avendo la possibilità di osservare l’intero processo di torrefazione dai chicchi alla bevanda pronta. L’atmosfera richiama per certi versi anche la famosa Fabbrica di cioccolato dell’omonimo film del 2005, grazie alla colorata tostatrice e i tubi di rame sparsi per il soffitto. Anche la comunicazione out of store non manca, con la piazza ricolma di enormi cartelloni raffiguranti il logo e tutte le varietà di caffè in vendita all’interno dello store.

Assodato il fatto che tale Starbucks non è il classico luogo di ritrovo e di pausa dello studente medio come accade comunemente nel resto del mondo, e ciò lo dimostra anche il salatissimo menù che offre caffè espresso a 1,80€ e fette di torta a 6,50€ (queste ultime per altro italianissime, grazie alla partnership con il colosso italiano Princi leader nel settore bakery), in realtà c’è dell’altro dietro all’apertura dello store più discussa dell’anno.
La Reserve Roastery di Milano è la prima nata in Europa e ciò non è un caso. Come anticipato prima, oltre alla veste di experience cafè vista dagli occhi del consumatore, essa nasce come impianto di produzione ma soprattutto centro di distribuzione. La tostatrice rimarrà in funzione 24 ore su 24 con una capacità produttiva giornaliera di circa 3450 kg di caffè tostato in grani; di questi solo una piccola porzione viene destinata al consumo all’interno del locale, perché la maggioranza verrà confezionato e spedito in tutte le caffetterie presenti in Europa.

Quella di accrescere la notorietà e la fedeltà al brand principale è dunque solo una finalità accessoria dell’approdo di Starbucks in Italia, poiché la principale è quella di consentire alla multinazionale americana un consistente risparmio di costi in termini di logistica. Fino ad oggi infatti l’unico produttore presente in Europa si trovava nei Paesi Bassi e, non riuscendo a provvedere all’intero fabbisogno degli store nei paesi vicini, arrivavano quantità aggiuntive dagli Stati Uniti con una conseguente accentuazione dei costi di trasporto.

Tirando le somme, nonostante molti amanti del frappuccino delusi, nazionalisti legati alla tradizione del caffè italiana e denunce già ricevute a casa Starbucks per dei prezzi ritenuti eccessivi, il nuovo investimento di Schultz sembra averci preso un’altra volta. Nel weekend è stata registrata in media un’ora di attesa per accedere al locale e 40 minuti per poter ordinare al corner dell’experience bar all’interno. È già stata stimata la possibilità che i prezzi delle case nei dintorni dello store possano aumentare per non parlare dei fan che si sono mossi lungo tutta la penisola, ansiosi di poter vivere un’esperienza unica e di poterla condividere nel mondo social.

L’Italia era già pronta, Starbucks ha solamente pensato bene di rispettare la tradizione del caffè nel paese in cui il caffè non è solo una bevanda, ma un rito.

 

 


THE FERRAGNEZ: UN ROYAL WEDDING TUTTO ALL’ITALIANA.

di Federica Montalbano

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Tutte le favole che si rispettano iniziano con “C’era una volta” ma in questa favola tutto ebbe inizio con “Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vouitton” e credo che la Disney non avrebbe saputo fare di meglio.

Due mondi diversi: da un lato le influencer, il mondo della moda, delle griffe e delle sfilate; dall’altro invece i rapper che non hanno paura di dire ciò che pensano attraverso le loro rime.

Due mondi opposti ma allo stesso tempo complementari accomunati da Instagram e dal costante bisogno (o meglio necessità) di postare ogni istante della loro vita per condividerlo con i propri followers.

Molti si chiedono del perché Chiara Ferragni non abbia concesso nessuna esclusiva del suo esilarante matrimonio affermando che in questo modo si sarebbe aumentata la loro visibilità data la forte influenza social degli invitati in quanto cantanti, influencer e youtuber.


Che sia marketing o meno vi sareste mai immaginati un silenzio di 24 ore da parte dell’imprenditrice digitale nativa di Instagram?  Ciò che rende la Ferragni tale sono i suoi 14 milioni di follower e sinceramente aspettiamo le sue stories come una serie TV trasmessa sul canale nazionale. Dal primo appuntamento, dai voli in aereo, dalla proposta di matrimonio fino alla nascita di Leone, non abbiamo perso neanche un istante della loro storia d’amore.

In questo modo al di là della mossa di marketing e di aver reso virale l’evento, anche noi comuni mortali abbiamo potuto partecipare dal nostro piccolo schermo all’evento dell’anno.

Al matrimonio fisicamente erano presenti 150 invitati ma in realtà erano molti ma molti di più. Tutti stavano aspettando questo momento, sia fan incalliti della coppia che haters sempre pronti a dire la loro; come da manuale in quel giorno i social sono letteralmente impazziti. 

Secondo gli analisti di Launchmetrics, il matrimonio dei Ferragnez avrebbe ottenuto un “valore mediatico” almeno doppio rispetto al Royal Wedding inglese. Per effettuare queste analisi la società ha ideato un algoritmo, il Media Impact Value (MIV), che prova a trasformare i contenuti virali della rete e le interazioni tra i vari utenti in valore economico. Il matrimonio o meglio l’evento era correlato ad un hashtag #TheFerragnez che ha generato 67 milioni di interazioni per quanto riguarda i post (tra like, commenti, condivisioni e menzioni), generando successivamente un Media Impact Value di 36 milioni di dollari. Non c’è che dire, il nostro Royal Wedding non ha eguali.

Essendo due personaggi di spicco nel mondo social certamente tutti i brand della moda e non, hanno fatto a gara per accaparrarsi un po' di pubblicità, ma come biasimarli?

Partiamo da Alitalia che ha siglato un accordo commerciale con i Ferragnez dedicandogli un intero volo di linea interamente brandizzato, con tanto di commenti pervenuti dal mondo politico. Seguono Diesel con le camicie brandizzate per Fedez e Versace che gli ha confezionato l’abito delle nozze. La sposa invece nel suo giorno veste Dior, ma non un solo vestito bensì tre. Alle damigelle invece pensa Alberta Ferretti e Trudi realizza le mascotte dei novelli sposi. 

Insomma un matrimonio a cui tutti saremmo voluti essere invitati anche solo per bere dal putto che piscia vodka e fare un giro sulla ruota panoramica del Lunapark The Ferragnez alla Dimora delle Balze; un matrimonio impeccabile, pieno di classe e stile.

Chiara non ci ha deluso ma… come detto in precedenza c’erano anche loro, gli amici di Fedez.

Brand a parte colui che ha ricevuto il più alto ritorno in termini di immagine e di followers è stato Ceskiello,uno dei Cavalieri di Fedez. Potendo partecipare attraverso le innumerevoli storie di IG al matrimonio, gli utenti social hanno iniziato a scrivere tweet utilizzando l’hashtag #Ceskiello tanto da farlo risultare tra quelli in tendenza durante le ore delle nozze. Lui è l’uomo che ha reso il Royal Wedding un vero e proprio matrimonio all’italiana intrattenendo gli invitati ma anche tutti coloro che seguivano da casa.

“Bukowski diceva che l'essere umano ha due grandi difetti: l'incapacità di arrivare in orario e l'incapacità di mantenere le promesse. Io non posso garantirti che sarò sempre in orario ma ti prometto che anche se in ritardo ci sarò per sempre". Con queste parole e un fiume di lacrime si concludono le promesse di Fedez per la sua Chiara e anche noi vogliamo promettervi che ci saremo sempre sia in bene che in male. I commenti negativi anche se in ritardo arrivano sempre e di haters in questo matrimonio ne abbiamo visti molti.

Un consiglio? A pranzo piuttosto che invidia mangiate i ravioli che sono più buoni però mi raccomando #SPECKERICOTTAANCHENO.


BEST MARKETING MEMES

di Arianna Ziveri

Le vacanze sono iniziate ma le nostre idee continuano ad essere in movimento, ecco perché siamo qui per presentarvi una NOVITA': a breve uscirà Best Marketing Memes, una rubrica che esalterà i miglior meme di marketing del momento.

Sappiamo che suscitare emozioni, entusiasmo e divertimento nel consumatore ha un responso positivo sulle aziende e soprattutto sulle loro vendite. Analizzeremo quindi una serie di social meme marketing delle aziende più rilevanti e attive a livello social in Italia facendo riferimento a un tema particolare, a una festività o ad accadimenti, fino a strutturare il podio dei tre vincitori del mese. Il tutto verrà pubblicato poi nelle nostre pagine di Facebook e Instagram.

Negli anni si tende, sempre di più, a generalizzare su questo mestiere: “fare marketing”, “vendere”. Tutti “vendono” e “tutti fanno marketing” a parer pubblico... Ma cosa vuol dire “fare marketing”?  Cosa c’è veramente dietro a questo mestiere? Ci sono innumerevoli rischi. Rischi che potrebbero far crollare le proprie vendite. Ci sono casi in cui per una mal interpretazione o un messaggio espresso male, le aziende ci rimettono. Ma ci sono casi opposti in cui le aziende sanno sfruttare il loro potenziale al meglio e vedono la crescita a doppia cifra.  

In questa sede, avrà luogo l’avvio di questo progetto, dove anche i lettori potranno inviarci i loro meme marketing preferiti per ampliare sempre di più i nostri elementi di analisi. 

Il primo podio sarà dedicato ai mondiali di Russia 2018. Quale azienda ha utilizzato al meglio quest’occasione? Lo scopriremo presto! 

#staytuned #staywinner


Linkontro 2018: intelligenza artificiale e consumatori

Come stanno impattando le nuove tecnologie sul mercato?

 

Dal 17 al 20 maggio si è svolto l’annuale incontro organizzato da Nielsen, Linkontro, che ha riunito 527 manager, 33 giornalisti e 28 relatori provenienti dalle realtà del largo consumo: dalla distribuzione all’industria di marca, dalla comunicazione alla tecnologia.

Il focus quest’anno era sull’impatto della tecnologia sull’uomo. Si è parlato con molto ottimismo – ma anche un po’ di paura – di strategie per l’integrazione, della creazione di modelli di business ad hoc per prendere il meglio da questa rivoluzione digitale. Temi come la CryptoCurrency e la sempre più richiesta Cyber-security, la robotica e l’intelligenza artificiale. Si parla anche delle nuove competenze richieste, il life-long learning e il reverse mentoring (non più solo parole che si sentono a livello accademico, ma realtà e approcci tangibili che potrebbero  - se usate nel modo giusto - impattare in modo significativo sulle performance aziendali e sulla loro sopravvivenza).

Si parla anche di frammentazione dei canali e dei device, dei modelli dei consumatori, della polarizzazione e del dinamismo tra essi. Christian Centonze, FMCG Solutions Leader di Nielsen, ci riporta i dati del Nielsen Consumer Panel (Febbraio 2018) e ci spiega i due nuovi stili emergenti di consumatori: i Golden e i Low price. I Golden (4,3 milioni e dal 2015 sono cresciuti del 49%) cercano benessere e puntano ai prodotti premium. I Low price – 4,3 milioni di consumatori, cresciuti dal 2015 di circa il 19% – sono invece quelli che cercano convenienza (trovate qualche informazione in più a riguardo qui).

Nel suo intervento, Centonze sottolinea anche il grande – e implicito – trend emergente, ovvero la richiesta di semplificazione. Con il digitale si moltiplica la quantità di informazioni, creando un contesto di overload, e la sfida rimane quella di come impattare sull’attenzione del consumatore, risorsa che rimane comunque scarsa. Sempre uno studio Nielsen, rileva che il 40% delle categorie acquistate non sono pianificate e più del 60% delle persone scopre nuovi prodotti e fa scelte di brand all’interno del punto vendita. Il punto vendita quindi diventa sempre di più un media, il posto in cui si comunica in modo più significativo sul consumatore: come si valorizza il prodotto, come si posiziona e ciò che si vuole comunicare.

E’ finita quindi l’era dello ZMOT? Basta davvero presidiare il punto vendita per affrontare questo cambiamento del consumatore? Quale sarà il vero impatto della rivoluzione digitale?

Centonze conclude il suo intervento sottolineando una cosa imprescindibile: “E’ evidente che viviamo e vivremo in un mondo in cui l’intelligenza artificiale avrà un ruolo sempre più importante. Ma io davvero credo che l’ultimo miglio per il successo sarà sempre garantito dalla capacità di parlare alla parte più umana della nostra intelligenza.


Neam - news of economy and more

NEAM : News of Economy And More

   

Il  team di Oikosmos  è pronto a partire con un nuovo progetto!

NEAM è una rivista online mensile che troverete su questo sito. Selezioneremo e commenteremo per voi le notizie più interessanti del mese dal mondo dell'economia, finanza, marketing, comunicazione, cultura, social media.

L'obiettivo di NEAM è quello di informare, divertire e sensibilizzare i nostri lettori sugli eventi che quotidianamente influenzano le scelte del consumatore.

Siamo pronti a sorprendervi!

#staytuned #staystrong


Amazon e l’approdo al settore sanitario

L’impero di Amazon non poteva certo fermarsi all’elettronica, alle librerie o ai supermercati. L’approdo nel settore sanitario era prevedibile ma da bravo americano Jeff Bezos lo ha fatto in grande stile.

Nel mondo del business non si parla d’altro: con un’alleanza senza precedenti, Amazon, Berkshire Hathaway e JP Morgan hanno deciso di dar vita a una società indipendente che avrà la missione esplicita di ridurre gli oneri assistenziali a carico dei dipendenti e migliorare i servizi.

Come rivela il Sole 24 Ore, la società, con sede ancora da decidere, sarà nei fatti una no-profit  «libera dalle restrizioni di generare utili», guidata da executive prestati dal prestigioso triumvirato e dedicata anzitutto allo sviluppo e adozione di tecnologie in grado di aumentare la trasparenza e semplificare iI labirinto dei servizi medici statunitensi.

«La crescita a dismisura dei costi della sanità è un affamato verme solitario all’interno dell’economia americana … Non ci poniamo questo problema avendo risposte pronte. Ma neppure lo accettiamo come inevitabile». Così Warren Buffet giustifica l’azione che segna una svolta potenzialmente epocale.

Il tema sanitario in America è di grande attualità. Gli sforzi per abbattere i costi della sanità c’erano già stati sia in politica (Obamacare) sia in tecnologia (l’impegno di Google, Microsoft e Cisco per digitalizzare la medicina e renderla più efficiente) ma i dati mostrano chiaramente come la spesa media degli americani sia in realtà aumentata. Vedremo quindi se i colossi americani riusciranno nell’impresa welfare e se veramente l’aspetto filantropo prevarrà sugli affari.

Fonte: Il Sole 24 Ore


Resto al sud: la soluzione agli aspiranti imprenditori

 

1250 milioni. Questo è quanto il governo ha messo a disposizione per rilanciare l’economia nel meridione e promuovere così l’occupazione. Resto al Sud è infatti il nuovo incentivo rivolto agli under 36 che vogliono aprire un’impresa nelle regioni del centro-sud per la produzione di beni o servizi.

Ma come funziona?

Le agevolazioni coprono il 100% delle spese.

Ogni soggetto richiedente può ricevere un finanziamento massimo di 50 mila euro.

Nel caso in cui la richiesta arrivi da più soggetti, già costituiti o costituendi, il finanziamento massimo è pari a 200 mila euro.

Sono finanziabili:

  • Interventi per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili (massimo 30% del programma di spesa)
  • Impianti, attrezzature, macchinari nuovi
  • Programmi informatici e servizi TLC (tecnologie per l’informazione e la telecomunicazione)
  • Altre spese utili all’avvio dell’attività (materie prime, materiali di consumo, utenze e canoni di locazione, canoni di leasing, garanzie assicurative nel limite del 20% massimo del programma di spesa)

Sono escluse dal finanziamento solo le attività libero professionali e il commercio.

Per richiedere il finanziamento è sufficiente candidarsi nell’apposita sezione di invitalia.it , l’ente gestore del bando. Non sono previste scadenze o graduatorie come ribadito da Domenico Arcuri,  amministratore delegato di Invitalia. Tutte le proposte infatti verranno esaminate e, se coerenti con i requisiti, finanziate.

La misura, promossa dal Ministro per la Coesione territoriale ed il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, dovrebbe consentire quindi di avviare attività nel Mezzogiorno fungendo anche da 'traino' per i territori coinvolti. "Il Mezzogiorno ha ripreso a crescere, ma c'è bisogno ora di consolidare i risultati raggiunti negli ultimi tre anni”.

Per chi ha idee, voglia di fare e di mettersi in gioco, per tutti gli aspiranti imprenditori è arrivata finalmente la soluzione.


Samsung sfida Apple in un video

Se ne sta parlando tanto in questi giorni, i contatori delle views di YouTube stanno letteralmente impazzendo ed in rete si è scatena la guerra.

E' successo: Samsung in un video di soli 60 secondi prende in giro senza troppi giri di parole non solo il gigante americano Apple, ma anche (e soprattutto)  i suoi clienti più affezionati.

Dalla mancanza di memoria espandibile, all’impermeabilità, passando per ricarica induttiva e dongle per il jack audio. Samsung non ha paura di mostrare i suoi punti di forza sviluppati negli anni.

Come reagirà Apple?

Ci sarà da divertirsi. :)


Uno sguardo al Cannes Lions Festival of Creativity 2017

Come ogni anno, anche questo giugno (dal 17 al 24)  a Cannes le più grandi agenzie pubblicitarie e creative del mondo, i brand più famosi e i testimonial più prestigiosi si incontrano.
Il motivo? Semplice: presentare i successi e partecipare per aggiudicarsi il maggior numero di medaglie al Cannes Lions Festival of Creativity!

Tantissime le categorie per le quali la battaglia è aperta, e si combatte a suon di campagne, app, adv: dalla sezione dedicata al mondo Health, a quella di Promo and ActivationPR, Mobile, Cyber...
Insomma, la creatività entra in gioco in tutti i modi possibili e immaginabili. Esattamente ciò che ci si aspetta dalle migliori menti creative.

In apertura abbiamo assistito al talk di Jason Heller, Partner e Global Lead di McKinsey & Company, sull'importanza della creatività nella generazione di valore.
Riportiamo qui l'intervento completo, intitolato The Economics of Creativity.

https://youtu.be/PkTL1SahS4U

 

Un'infinità di progetti fantastici sono stati presentati, e continueranno a essere presentati nei prossimi giorni.
Alcuni vincitori sono stati già eletti, ed è disponibile la lista completa e in aggiornamento (il festival è ancora a metà del suo corso) nella sezione video del loro sito.

Grande e importante tema, ben affrontata è stata la diversità - la quale è fonte fondamentale di ingegno e creatività.
In questo talk, l'agenzia McCann presenta con L'Oréal e l'attrice testimonial Helen Mirren, il proprio progetto "All Worth It":

https://youtu.be/ZxdRnumDp0Y

 

Tutti lavori, quelli presentati e in gara, di grande spessore e, per tutti noi, fonte di ispirazione.
Dal canale YouTube del Cannes Lions si possono guardare molti altri video, qui il link alla playlist ufficiale con gli eventi streaming in diretta per chi non se ne vuole perdere nemmeno uno!

E voi quale è piaciuto di più della lunga lista? Fatecelo sapere!


spot i am nature wwf | oikosmos

I am nature - lo spot del WWF che fa riflettere (marketing sociale)

Si vive per lavorare o si lavora per vivere? Un video realizzato dal WWF ci fa riflettere sulla vita frenetica dei giorni d'oggi, contaminata da internet e dai social network.

spot i am nature wwf | oikosmosUn pratico esempio di quello che tra gli addetti ai lavori viene definito marketing sociale. Il marketing nel quale alcune regole del gioco vengono sovvertite, il fine non è vendere un prodotto inteso nel suo senso più consueto, non un bene di consumo quindi ma piuttosto il prodotto da "vendere" è un'abitudine (sana), un comportamento che possa migliorare se stessi e nel contempo la collettività ed il mondo che ci circonda.

“Io non sono le mie email, io non sono i like sulla mia pagina facebook o il fastfood della pausa pranzo. Io sono le foglie che cadono sulle mie spalle, l’erba sotto i miei piedi, il vento tra gli alberi, l’acqua tra le rocce, la terra tra le mie dita. Io sono le scelte che faccio”.

I am nature, "Io sono natura" è il titolo della campagna del WWF mirata a farci rifocalizzare sull'esistenza di qualcos'altro al di fuori del lavoro e della routine da cui siamo "rapiti" quotidianamente. Quel qualcos'altro siamo noi, il mondo, la natura, e potremmo vivere in perfetta armonia se solo riuscissimo a non allontanarci dal nostro io più vero e primordiale.
#iamnature #wwf #oikosmos

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Marketing sociale è uno dei corsi previsti dal piano di studi della Laurea Magistrale in Trade Marketing e strategie commerciale della facoltà di economia dell'università degli studi di Parma, tenuto dalla professoressa Zerbini Cristina.